SPECIALE #BERLINALE72 – 10/20 febbraio 2022 #6 (DAY 6): The City and the City di C. Passalis e S.Tzoumerkas

Il film greco sulla shoah in Grecia – The City and the City – la recensione di Marina

(da Berlino Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marina Pavido- Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Berlinale)

Presentato in anteprima alla Berlinale 2020, all’interno della sezione Encounters, The City and the City, diretto dai registi Christos Passalis e Syllas Tzoumerkas, racconta il massacro nei confronti della comunità ebraica di Salonicco, che ha avuto luogo dall’inverno del 1943.

Non una, ma tante storie si intrecciano in una serie di livelli spazio-temporali. Alcune persone camminano apparentemente senza meta. Hanno abbandonato la città per sempre. Improvvisamente, qualcuno inizia a suonare e tutti si lanciano in una sorta di ballo liberatorio. Nel frattempo: la città di Salonicco oggi, con le sue strade affollate e numerosi cantieri. E poi, ancora una volta, torniamo nel passato: alcuni soldati nazisti chiamano a loro la popolazione ebraica maschile, fanno marciare gli uomini presenti e umiliano ognuno di loro.

In The City and the City, dunque, la città di Salonicco fa da scenario per una tragedia della storia recente che in molti sembrano aver dimenticato. Passato e presente – così come colore e bianco e nero – si alternano quasi freneticamente, confondendosi l’un l’altro e spiazzando lo spettatore. Quando è avvenuto, realmente, tutto ciò? In che modo determinati eventi vengono ricordati?

I due registi, dal canto loro, hanno optato per un approccio antinarrativo atto a creare un grande ed esaustivo affresco riguardante la storia della comunità ebraica a Salonicco. Girato in dieci giorni e con un cast formato sia da attori professionisti che non professionisti, The City and the City dà quasi l’idea di un coro di tante voci che, tutte insieme, vanno a comporre un canto di ribellione, di dolore, ma anche di speranza.

Un’operazione, la presente, indubbiamente interessante. Soprattutto per quanto riguarda la scelta di alternare continuamente così tanti livelli spazio-temporali. Eppure, se da un lato l’approccio registico dei due cineasti ha rivelato un’interessante vivacità di intenti, dall’altro è quasi come se, in determinati momenti, fosse sfuggita loro la mano, facendo in modo che, man mano che ci si avvicina al finale, lo spettatore stesso faccia fatica, a un certo punto, a orientarsi, a seguire il filo del discorso. Tutto ciò, ovviamente, a scapito della forte tensione emotiva che si era venuta a creare fin dall’inizio, sia nel vedere i personaggi che, danzando allegramente, lasciavano presagire qualcosa di terribile, sia quando abbiamo assistito alle varie torture e umiliazioni inferte dagli ufficiali nazisti.

I due registi hanno raccontato per immagini un importante capitolo della storia – presente e passata – di Salonicco. Il loro The City in the City parte con una buona carica iniziale, ma – a causa dei tanti, troppi elementi tirati in ballo – finisce irrimediabilmente per girare a vuoto, lasciando in sospeso non pochi interrogativi.

Marina Pavido

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