#IMisteriDelBarEtoile è un noir, una ballata sulla memoria e sulla pacificazione con il proprio passato, senza mai prendersi sul serio fino in fondo
Film d’apertura al Festival di #Locarno, e presentato dagli autori, recentemente al Cinema Nuovo Sacher ai #RendezVous, il Festival del cinema francese.
Sinossi: #IMisteriDelBarEtoile si svolge a Bruxelles. Il Bar Etoile, un piccolo locale che si trova nel centro storico della città, è gestito da Boris (Dominique Abel) e dalla moglie Kayoko (Kaori Ito).
Boris è un ex attivista politico latitante che nel 1986 fu coinvolto in un’aggressione durante un attacco terroristico. Da allora, l’uomo si nasconde conducendo una vita tranquilla e cerca di non attirare l’attenzione su di sé.
Una notte nel suo bar entra Georges, l’uomo che fu ferito durante l’attacco. L’uomo è in cerca di vendetta. Boris e Kayoko aiutati da Tim, un fedele impiegato che fa il buttafuori, escogitano un piano per sfuggire alla vendetta dell’uomo. Coinvolgono Dom (Dominique Abel), un uomo depresso e totalmente anonimo, non fosse per l’eccezionale somiglianza con Boris. Il sosia che sarà il bersaglio di Georges al suo posto è ignaro del pericolo che corre.
Ma quando sua moglie Fiona (Fiona Gordon), investigatrice privata, scopre quello che sta succedendo, il piano del barista rischia di andare pericolosamente a rotoli…
Recensione:
Si dice che esistano 7 copie per ogni persona sparse nel mondo.
Avere un gemello o una persona uguale a te come una goccia d’acqua come rivelarsi un’opportunità da cogliere al volo.
Puoi nasconderti, assumere un’altra identità, ma prima o dopo il passato specialmente se macchiato da un crimine tornerà a bussarti.
Molti film hanno costruito il proprio intreccio narrativo sullo scambio di identità declinando questo “topos” sia in chiave da commedia che sia con risvolti da tragedia o drammatici.
#IMisteriDelBarEtoile pur muovendosi all’interno di una cornica narrativa “classica”, si rivela essere fin dall’inizio una bizzarra quanto originale eccezione sul piano creativo e stilistico.
Dominique Abel e Fiona Gordon riscrivono, ribaltano il genere, scrivendo una sceneggiatura che si presenta da una parte folle, surreale e dall’altra invece è divertente, poetica. La colonna musica svolge un ruolo prezioso e fondamentale non solo nello scandire i tempi ed i passaggi più importanti del film, ma diventando parte integrante della storia quando il film vira in modo inaspettato quanto convincente al genere musical.
L’originalità del film infatti consiste proprio nel seguire una sorta di noir musicale, apprezzando le doti dei bravi interpreti anche come valenti ballerini.
Lo spettatore fatica più del dovuto nell’entrare nel mood del film, essendo almeno nella prima parte piuttosto caotico e dispersivo.
Lo scambio d’identità faticosamente architettato e realizzato da Boris ed i suoi complici ai danni del depresso Dome, appare forzato almeno inizialmente. Ma anche in questo caso, il clima surreale, i bizzarri comportamenti dei personaggi vengono meno, lasciando spazio ad una malinconica ed intima verità sul passato di Boris e Dom, dandogli uno spessore e serietà agli occhi dello spettatore.
In conclusione la visione è sicuramente interessante, magari rivolta ad un pubblico abituato a certe tematiche e generi cinematografici e curioso di trovare le proprie copie sparse nel mondo.
Vittorio De Agrò (RS)