SPECIALE #BERLINALE72 – 10/20 febbraio 2022 #7 (DAY 7): Concerned Citizen di Idan Haguel

Il film israeliano sull’accoglienza – Concerned Citizen – la recensione di Marina

(da Berlino Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marina Pavido- Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Berlinale)

Presentato in anteprima mondiale alla Berlinale 2020, all’interno della sezione Panorama, Concerned Citizen è il secondo lungometraggio diretto dal regista israeliano Idan Haguel.

Ben è un giovane architetto urbanistico che vive a Tel Aviv insieme al suo compagno Raz, con il quale vorrebbe avere un bambino tramite una madre surrogata. Dopo aver piantato un albero di fronte casa sua, l’uomo si accorgerà che due ragazzi di origine eritrea rischiano di spezzarne il tronco, dal momento che vi si sono appoggiati per chiacchierare. Dopo aver chiesto loro di prestare attenzione, Ben si vedrà costretto a chiamare la polizia, la quale, tuttavia, aggredirà uno dei due ragazzi, provocandone la morte. Tale avvenimento stravolgerà tutte le certezze del nostro protagonista.

Ben è un ragazzo dalla mentalità aperta, che farebbe di tutto per salvaguardare la tranquilla quotidianità che condivide con il proprio compagno. Eppure, a causa del suo spiccato senso del dovere, a volte perde di vista ciò che è realmente importante. La capacità di osservare l’altro senza giudicare, il tentativo di immedesimarsi in chi è “lontano” da noi, un profondo senso di colpa. In Concerned Citizen tutti questi elementi fanno da colonne portanti, sollevando quesiti tutt’altro che semplici, per una profonda analisi dei suoi personaggi, delle loro emozioni e delle loro paure.

Come si può pensare di mettere al mondo una vita se, nel frattempo, si è stati la causa della morte di una persona? Il regista ha messo in scena una profonda analisi introspettiva in modo onesto e ben strutturato. Ed è proprio un solido lavoro di scrittura a fare del presente Concerned Citizen un lungometraggio mai banale o scontato. Ciò che di questa opera seconda di Idan Haguel meno convince, tuttavia, sono alcune scelte registiche riguardanti proprio i momenti finali. Qui, infatti, il regista ha optato per soluzioni spesso ridondanti e anche visivamente stucchevoli, che, purtroppo, fanno perdere parecchi punti a un lungometraggio rivelatosi fino a quel momento più che dignitoso.

E così, immagini al computer di progetti a cui Ben sta lavorando diventano immediatamente parte della storia, creando un chiaro parallelismo con il rapporto che lega il protagonista al suo compagno. Una scelta, la presente, senza dubbio potenzialmente interessante, se non fosse, appunto, per soluzioni fortemente prevedibili e “telefonate”.

Idan Haguel ce l’ha messa realmente tutta. E, in parte, questo suo Concerned Citizen può dirsi un prodotto riuscito. Sarebbe solo bastato non lasciarsi prendere la mano da un’eccessiva emotività, evitando scene che puntano alla facile commozione. Ma, si sa, quando si trattano argomenti del genere, questo è un errore che possono commettere in tanti.

Marina Pavido

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