SPECIALE #VENEZIA75 #10 – 29 AGOSTO/8 SETTEMBRE 2018 (DAYS 6&7): Al giro di boa segnaliamo AMOS GITAI e LÁSZLÓ NEMES

(da Venezia Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marino Pavido- Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Biennale di Venezia)

 Dopo le critiche feroci a Guadagnino e Minervini il popolo del Lido al giro di boa ha gustato le star Natalie Portman, Jude Law, Willem Dafoe i registi affermati LÁSZLÓ NEMES, AMOS GITAI, EMIR KUSTURICA e FREDERICK WISEMAN che incendiano il Lido

Partiamo dalla selezione in Concorso VENEZIA 75 dove LÁSZLÓ NEMES con NAPSZÁLLTA (SUNSET) si conferma un regista fuori dalle regole. Certamente non siamo al livello del precedente film pluripremiato Il Figlio di Saul, Ma la stoffa di regista disturbante con tante cose da dire ancora viene rafforzata. Nella sfarzosa Budapest dell’Impero asburgico decadente ci ritroviamo improvvisamente durante una estate torrida con una voluta sovraesposizione della pellicola al dramma di una giovane sarta alla ricerca del suo passato. Questa storia intima e da thriller si intreccia con le vicende che incendiano l’Europa di allora e che sfoceranno nella Grande Guerra. Questa pellicola, come altre presentate alla Mostra edizione 75, parla di drammi del secolo scorso che però si ripropongono nella nostra società 3,0, Come ebbe a dire il Presidente Baratta nella seradi prefestival dei fantasmi si aggirano per il Mondo. E sono i fantasmi della nostra protagonista che in tenera età perde tragicamente i genitori proprietari di un famoso atelier di moda e viene affidata alle cure di una nota casa stilistica triestina. Il suo ritorno a Budapest risveglia delle tragiche contrapposizioni. Dal punto di vista stilistico le riprese a spalla di primi piani della protagonista mettono a dura prova per oltre due ore lo spettatore.

Il regista tedesco FLORIAN HENCKEL VON DONNERSMARCK WERK con OHNE AUTOR (OPERA SENZA AUTORE), film mastodontico per la durata affronta il duplice argomento dell’estetica dell’arte da una parte durante il XXI secolo attraversata dai mali assoluti del nazismo e del comunismo dall’altra parte.Il racconto intimo di una famiglia e della vita di Kurt, nipotino di una sfortunata zia libera dagli schemi ai tempi del nazismo, affermato pittore dopo la costruzione del muro di Berlino. Non manca una critica feroce ai critici d’arte che di volta in volta assecondano il vento politico dominante. Ne esce fuori un grido di libertà di espressione rappresentato dai clacson nella scena iniziale dei bus che si ripete al termine dell’epopea di Kurt che mai ha dimenticato la sua amata zia. Film amato dal pubblico, molto meno dalla critica.

In questo giro di boa una complicata storia del regista BRADY CORBET che con VOX LUX, interpretato da una splendida Natalie Portman imbruttita dal pesantissimo trucco, ci mostra l’effimero che da sempre è il motore delle Star. La storia è complicata dall’uso che il regista fa della stessa interprete per madre e figlia. Se per un momento lo spettatore perde l’attenzione si ritrova in una palude di congetture di difficile soluzione. Quello che fa la differenza è la fotografia dai toni accesi e dalla colonna sonora pop e rock nel racconto della pop star Celeste assunta agli allori grazie alla sorella talentuosa onnipresente. Il risultato è deludente sia per la critica che per il pubblico. A noi è piaciuta l’interpretazione di due artisti cone appunto la Natalie Portman supportata da Jude Law nelle parti di un impresario senza scrupoli.

L’altro statunitense JULIAN SCHNABEL si cimenta in biopic su  Van Gog con AT ETERNITY’S GATE dove  Willem Dafoe si immedesima con gentilezza nel pittore fiammingo. Al riguardo Marina Pavido ha scritto che “Julian Schnabel non ha paura dei silenzi, non li teme e, al contrario, tende a esasperarli fino all’estremo, fino al massimo del consentito, accompagnando le immagini di un Van Gogh in estasi nella natura, solo con un misurato commento musicale firmato Tatiana Lisovskaya”.

Dal Messico un deludente GONZALO TOBAL con ACUSADA mette in scena il processo ed un timido accenno di quanto prova la giovane accusata dell’omicidio dell’amica. Un giallo dai contorni sfumati che ci fa chiedere come sia stato possibile la selzione di una pellicola così povera sia nei contenuti che nel linguaggio.

Invece FUORI CONCORSO AMOS GITAI ha presentato due splendidi pampleth sulla sua patria riguardo alla politica dei governi. Il primo è A LETTER TO A FRIEND IN GAZA con attori e amici del regista a declamare passi sulla deportazione dei popoli, la seconda A TRAMWAY IN JERUSALEM,  un road movie per le strade di Gerusalemme dove spicca il nostro attore Pippo Delbono.

Ci siamo molto divertiti al documentario di EMIR KUSTURICA sull’ex Presidente dell’Uruguay Pepe Mujica EL PEPE, UNA VIDA SUPREMA  che è anche oggetto di un film in concorso Orizzonti LA NOCHE DE 12 AÑOS di ÁLVARO BRECHNER del quale vi abbiamo riferito

Sempre con un documentario FREDERICK WISEMAN con  MONROVIA, INDIANA inserisce con il suo solito fare discreto e quasi “invisibile” all’interno di questa piccola comunità rurale, mostrandoci – come solo lui sa fare – scene di vita quotidiana.

Purtroppo non siamo riusciti a visionare DRAGGED ACROSS CONCRETE di S. CRAIG ZAHLER con Mel Gibson.

Nella sezione ORIZZONTI Dei due film visonati è degno di nota il film cinese JINPA di PEMA TSEDEN che con un linguaggio essenziale ci descrive una favola d’altri tempi dove la vendetta è l’elemento dominante.

L’atteso LA PROFEZIA DELL’ARMADILLO di EMANUELE SCARINGI che si ispira al fumettista Zero Calcare ci fa porre nuovamente la domanda dei criteri di scelta dei selezionatori.

Sempre ad Orizzonti sono passati dal Kazakistan OZEN (THE RIVER) di EMIR BAIGAZIN, il racconto su una famiglia con cinque figli che vive in un remoto villaggio kazako. Secondo la tradizione orientale, il figlio maggiore Aslan di 13 anni diventa il vice del Padre e responsabile di ciò che accade nella famiglia. Un giorno Aslan porta i suoi fratelli al fiume per una nuotata  che dovrebbe essere un momento di profonda felicità. Ma da quel momento in poi, la loro vita subisce un profondo cambiamento. Come spiega il regista The River completa la trilogia di Aslan, le sue prime due parti sono Harmony Lessons e The Wounded Angel. Mentre i primi due film trattano di un vero omicidio, nel terzo film il protagonista è alle prese con la sua intenzione di uccidere.

Dalla Siria in una coproduzione con il Libano, Francia e Qatar YOM ADAATOU ZOULI (THE DAY I LOST MY SHADOW) di SOUDADE KAADAN i quali di cui il regista ha detto “Questo film è stato scritto in un paese in cui il domani è un pensiero inimmaginabile. Cosa sarà domani se vivi sotto i bombardamenti costanti? Alternando tra il sollievo di essere stato mancato dai missili che cadevano e il dolore che qualcun altro è stato colpito. Il domani è diventato un lusso. Ecco perché il film non cerca di prevedere o parlare del futuro. Si limita a tre giorni della vita della protagonista Sana, in un preciso momento della storia di Damasco.”

 

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