#BERLINALE 74ma ed. 15/25 febbraio 2024 SPECIALE #13 (DAY 5)

Lo sguardo critico di Maria Vittoria dallo Zoo Palast

(da Berlino Luigi Noera con la gentile collaborazione di Maria Vittoria Battaglia e Vittorio De Agrò della Redazione RdC– Le foto sono pubblicate per gentile concessione della #BERLINALE)

Dalla sezione #Panorama lo sguardo sul Mondo in fiamme

#Afterwar di Birgitte Stærmose

Sinossi: I bambini si trasformano in adulti davanti ai nostri occhi. Eppure rimangono nel limbo, ossessionati dai ricordi della guerra in Kosovo. Combinando realismo grezzo e performance scenica, Afterwar è una meditazione sulle ripercussioni a lungo termine della guerra.

#Afterwar di Birgitte Stærmose | con Gëzim Kelmendi, Xhevahire Abdullahu, Shpresim Azemi, Besnik Hyseni, Luan Jaha – Danimarca/ Kosovo / Svezia / Finlandia 2024 Panorama Dokumente | | WP | DOC

Birgitte Stærmose propone un’opera documentaristica che attraverso le testimonianze e i racconti autobiografici dei protagonisti affronta nel dettaglio la guerra del Kosovo o, più nello specifico, il dopoguerra.

Il film, un progetto di 15 anni, segue l’arco temporale della vita dei protagonisti: il passato, in cui vecchie riprese di loro bambini raccontano della guerra immediatamente dopo la fine di quest’ultima, ritrovandosi a dover lavorare vendendo sigarette, noccioline, schede telefoniche ecc., nelle strade di Pristina per poter portare a casa qualche soldo; Il presente, dove assistiamo alle loro vite attuali; ed infine il futuro, o meglio le intenzioni e le speranze dei protagonisti verso un futuro che possa finalmente restituirgli quella serenità di cui sono stati privati troppo presto.

Non c’è però spazio per la speranza, perché il film non è una fiaba ma un ritratto realistico di quello che la guerra fa alle persone. Dopo la guerra gli uomini sono più silenziosi, dice uno dei personaggi, intendendo quanto la violenza, la paura, la povertà annichiliscono gli animi, annientando qualsiasi voglia di vivere e di sperare e lasciando spazio solo all’istinto di sopravvivenza.

I protagonisti del film, infatti, sopravvivono, non superano mai i traumi della guerra e del dopoguerra, periodo di finta pace che si porta dietro il peso delle macerie e della distruzione.

La macchina da presa indugia sui volti dei protagonisti, sui loro occhi spenti e sulle bocche che mai accennano un sorriso, li guarda, li fissa per interminabili minuti nel tentativo di ridare voce e un volto a tutti quei ragazzi che dopo la guerra sono rimasti dei nessuno, dei volti anonimi in un mondo al collasso.

“War settles in people. Like a plague.

You think the war is over.

I am just waiting for this afterwar to end”

#DiariesFromLebanon di Myriam El Hajj

Sinossi: Libano, 2018. Guerra, politica o rivoluzione: queste sono le scelte affrontate da Georges, Joumana e Perla Joe. Tre destini e un desiderio comune di ricostruire un Paese travagliato. Com’è possibile continuare a sognare quando tutto intorno va a pezzi?

#DiariesFromLebanon di Myriam El Hajj | con Joumana Haddad, Perla Joe Maalouli, Georges Moufarrej – Libano / Francia / Qatar / Arabia Saudita 2024 Panorama Dokumente | WP | DOC

In questo documentario la regista libanese El Hajj osserva gli ultimi cinque anni del Libano attraverso le sue vicende politiche. Parte dal 2018, quando i candidati della lista Kulna watani, tra cui la poetessa Joumana Haddad, furono eletti per vedersi però poi annullare il. Voto il giorno seguente. Si sofferma sul 2019, anno della grande rivolta in strada dei giovani libanesi, le cui voci sono raccolte e rappresentate dalla giovane e combattiva Perla. Il fuoco della rabbia e della rivolta si confonde,  qualche scena dopo, con i fumi della tragica esplosione al porto di Beirut del 2020. La regista ci parla di corruzione, delle continue guerre su tutti i fronti, della povertà, della mancanza di lavoro e di prospettive. Parla del Libano e di tutte le sue contraddizioni ma, soprattutto, parla di un conflitto generazionale.

Le interviste ai veterani della guerra civile, che non riconoscono il valore nel nuovo movimento delle proteste giovanili, è lo specchio di un paese che vive ancora del passato, di guerre iniziate in un tempo ormai lontano, di una corruzione che ha sempre lo stesso volto.

I giovani protestano perché vogliono sognare il futuro, non solo ricordare il passato, perché le guerre civili non sono più la loro storia. Giovani che si sentono in una prigione “con tre muri”, tra Siria, Turchiae Israele, che sono contornati da bombe e razzi e sono imprigionati in un paese che non li vede, non li sente e non li cura. Ma è un mondo diverso, è un mondo che desidera apertura, che non può più raccontare la stessa storia.

La regista racconta paure e speranze, quelle speranze che vacillano nelle continue crisi che vive il Libano ma che sono la benzina e la forza per continuare a lottare.

#MyNewFriends di André Téchiné

Sinossi: La vita quotidiana e solitaria dell’agente di polizia Lucie viene sconvolta dall’arrivo di una giovane coppia e della loro bambina che si trasferiscono nella casa accanto. Affezionandosi a loro, scopre che il padre è un attivista anti-polizia.

Les gens d’à côté (#MyNewFriends) di André Téchiné | con Isabelle Huppert, Hafsia Herzi, Nahuel Pérez Biscayart – Francia 2024 | WP

#MyNewFriends, ultima opera di André Téchiné racconta di Lucie (Isabelle Huppert), del suo lavoro, dei dubbi e del malessere che le cresce dentro, dei suoi affetti e, soprattutto, dei suoi nuovi amici. Dilaniata dal lutto per la perdita del suo compagno, partner nella vita e nel lavoro, Lucie vede crescere dentro una rabbia, la rabbia che ha il sapore dell’indifferenza. Una crescente apatia caratterizza i suoi rapporti, perché vede tutti colpevoli della morte -o del silenzio indifferente – del compagno.

Un incontro con una bambina solare e dinamica inizia però a cambiare tutto. I nuovi vicini riescono a scalfire il cuore indurito di Lucie, la casa inizia a rivivere dei sorrisi di un tempo, i tasti del pianoforte del suo compagno emettono di nuovo il loro suono.

Nasce dunque il tempo dei dubbi, perché il nuovo vicino ha problemi con la legge, nasconde armi e partecipa a proteste violente, e Lucie dovrà allora fare i conti con una drastica scelta.

Ma non può scegliere di nuovo il lavoro, il lavoro che ha portato alla morte del suo amato, e questo porterà ad una serie di eventi che cambierà drasticamente la sua vita.

Un film dai toni delicati e seri, intervallato da scene dalla forte impronta documentaristica, che racconta uno spaccato molto attuale della nostra società uscendo dalle piatte dinamiche dei reportage e restituendo ad ogni personaggio la sua profondità.

#MemorieOfABurningBody di Antonella Sudasassi Furniss

Sinossi: Repressione e tabù hanno plasmato l’immagine della femminilità per Ana (68), Patricia (69) e Mayela (71). Le loro storie si combinano poeticamente per formare un caleidoscopio di ricordi, segreti e desideri incarnati nel corpo di un’altra donna.

Memorias de un cuerpo que arde (#MemorieOfABurningBody) di Antonella Sudasassi Furniss | con Sol Carballo, Paulina Bernini, Juliana Filloy – Costa Rica / Spain 2024 | WP

Una casa piena di libri, ninnoli e foto, una donna anziana, vedova, e una storia da raccontare. Tre protagonisti di un racconto che intreccia ogni elemento, in cui ogni foto scatena un ricordo, ogni ricordo rivive sul corpo della donna e ogni sospiro del corpo riecheggia in una casa a volte curata, a volte maltrattata. La storia ripercorre il racconto autobiografico della protagonista sin dalla prima infanzia.

Racconta il rapporto con la mamma, una donna severa che non regalava sorrisi, con gli amici, gli insegnanti. Le risate a scuola con le amichette, le fughe per incontrare il primo fidanzatino, l’attesa dell’amore, i tabù di un’educazione troppo bigotta.

Ripercorre i traumi dell’adolescenza, li rilegge con la saggezza dell’età e l’esperienza, cercando di mettere a tacere le voci che l’hanno cresciuta ripetendole – e convincendola – di essere colpevole.

Ricorda il matrimonio, infelice sin dal giorno del sì. La violenza domestica, la frustrazione la solitudine. Il film si regge molto sul contrasto: i colori caldi dominano la casa dell’anziana signora, quelli freddi e scuri i flashback del passato; la voce forte di una donna decisa, orgogliosa racconta di una ragazza spaventata, succube della violenza del marito, dell’anaffettività e della severità dei genitori, della solitudine di una madre chiusa in casa; la consapevolezza di una donna che si contrappone alla confusione di una ragazza senza identità, prima figlia, sorella, poi moglie e infine mamma.

Alla fine le due storie si congiungono, la ragazza capisce chi è, trova se stessa e il coraggio di liberarsi dalle catene e dai dettami di un’educazione rigida e ingiusta che annulla le persone. I retaggi di un tempo sbagliato ingialliscono con le pagine degli album ei ricordi di un tempo che fu, testimonianza di una biografia che ci portiamo dietro, ma che non definisce più l’identità di una donna che diventa libera.

Maria Vittoria Battaglia

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