SPECIALE #CANNES75 – 17/28 maggio 2022 #16 (DAY 8)

I cineasti francesi in vetrina a Cannes: i fratelli Dardennein concorso  e Louis Garrel Fuori concorso

(da Cannes Luigi Noera e Marina Pavido – Le foto sono pubblicate per gentile concessione del Festival di Cannes)

Ai due terzi della kermesse vediamo due favoriti francesi a vedersela con Mario Martone e la sua Napoli

Concorso Ufficiale

TORI AND LOKITA di Jean-Pierre et Luc DARDENNE

I due fratelli cineasti sono molto apprezzati dal Festival di Cannes e quest’anno si cimentano sempre sui temi sociali , ma con lo sguardo verso i migranti.

Si tratta infatti della commovente denuncia dei fratelli Dardenne sugli ultimi che arrivano in Europa e che centra il sentimento di empatia verso di loro.

Il film non da tregua sin dall’inizio mostrandoci l’estenuante interrogatorio di Lokita a seguito del ritrovamento del presunto fratellino Tori. Sono arrivati attraverso la  Serbia e Lokita per sbarcare il lunario si arrangia aiutando nella cucina di una pizzeria. Ma si tratta solo di una copertura per smerciare droga

La narrazione tipicamente tesa e le interpretazioni coinvolgenti dei suoi giovani protagonisti non professionisti sembrano destinati a rendere questa storia di fratelli migranti africani, all’altezza delle aspettative.

Il film racconta la storia di Lokita, adolescente del Benin che vive in una casa belga per bambini immigrati con il fratello minore Tori. Hanno attraversato l’inferno insieme durante i loro viaggi dall’Africa e i loro problemi non si placano. Quando le speranze di una vita migliore di Lokita sembrano svanire, un patto disperato con lo sfruttatore la porta a occuparsi di una piantagione sperduta di cannabis, dove lavorerà per tre mesi in condizioni desolate e senza la possibilità di contattare Tori. Il ragazzo, nel frattempo, fa un audace e determinato tentativo di localizzarla, che alla fine metterà i due in guai ancora più gravi.

C’è una caratteristica parsimonia e criterio di rilevanza per la narrazione, e un discreto ma evidente rispetto per i personaggi: quando scopriamo che Lokita LOkita viene pagata per servizi sessuali. Ma la scena si interrompe, mostrando discrezione e rispetto per la dignità.

Tori e Lokita si presenta assolutamente come una denuncia concreta e sostanziale di ciò a cui sono soggetti i migranti quando arrivano in quello che potrebbe sembrare un sicuro paradiso in Europa.

Ringraziamo i cineasti per l’omaggio a Battiato che è graffiante.

nostalgia-martone-cannesNOSTALGIA di Mario MARTONE – Dopo 40 anni di assenza, Felice torna nella sua città natale: Napoli. Riscopre i luoghi, le regole della città e un passato che lo perseguita (RECENSIONE)

 

 

 

Un Certain Regard

Metronom di Alexandru Belc

Romania, autunno 1972. Ana, un adolescente di 17 anni, scopre che il suo ragazzo lascerà definitivamente il paese tra pochi giorni. I due amanti decidono di trascorrere i loro ultimi giorni insieme.

L’adolescenza rappresenta un momento unico quanto complesso nella vita di una persona.L’ adolescente vive una vita fatta d’estremi, leggerezza, bramando libertà, amore e divertimento. Le feste, riunioni, gli amori adolescenziali sono caratterizzati dalla musica e radio come megafono dei sentimenti, passioni, idee dei giovani. L’adolescenza è un passaggio universale ed allo stesso tempo particolare, intima. Se è comunque difficile oggi essere adolescente in una società moderna , libera e globalizzata,immaginate di esserlo sotto un regime comunista negli anni 70 in Romania.

Alexandru Belec ci offre la possibilità di viaggiare indietro nel tempo , facendoci conoscere la vita di Ana e dei suoi coetanei nel pieno della dittatura di Nicole Ceausescu. Lo spettatore si ritrova in un contesto ambientale, culturale così lontano e distante dalla nostra mentalità ed abitudini. Ci ritroviamo in una Bucarest dove i ragazzi si parlano, si amano, ascoltano musica di persona e non nascondendosi dietro uno schermo di un computer o cellulare come avviene oggi.

“Metronom” si presenta inizialmente come una storia d’amore tipicamente adolescenziale , per poi trasformarsi inaspettatamente quanto validamente sul piano narrativo e stilistico in una realtà paradossale ed assurda descritta magistralmente nei suoi romanzi dallo scrittore Franz Kafka. Ana non si capacita che il suo Sorin voglia lasciarla per trasferirsi in un altro Paese. La ragazza vuole vivere intensamente questi ultimi giorni insieme con Sorin.

Il “dramma” amoroso di Ana è interpretato in modo asciutto quanto intenso di Mara Bugarin che colpisce lo spettatore con lo sguardo e silenzi più che con le parole. Il grottesco entra in scena quando la polizia segreta rumena piomba nella casa di un’amica di Ana dove si sta svolgendo una piacevole serata tra amici. La polizia li accusa di aver scritto una lettera alla trasmissione radiofonica clandestina “Metronom”. Tutti i ragazzi sono condotti in caserma e sottoposti ad una serie di interrogatori di stampo farsesco se non fosse che la violenza fisica e psicologica, mostrano il volto feroce del regime rumeno – ndr: aggiungo comunista. La musica, la liberà d’espressione sono considerati dei reati da perseguire e punire con fermezza e violenza dagli uomini di Ceausescu.

“Metronom” è un racconto agrodolce che Belec dirige con uno stile di racconto asciutto, essenziale, semplice e dal ritmo piuttosto compassato nella prima parte ed invece maggiormente avvincente e toccante nella seconda parte. È un racconto simbolico oltre che politico capace di regalare emozioni e riflessioni al pubblico che si ritrova emotivamente coinvolto alle scelte sentimentali ed esistenziali di Ana, che lasciamo più matura e sorridente nonostante tutto.

Fuori Concorso

L’Innocent di Louis Garrel

La commedia poliziesca The Innocent vede il regista Louis Garrel nei panni di un figlio protettivo che è preoccupato che sua madre sposi un criminale in carriera.

Michel è un carcerato e la sua trainer si innamora di lui e decide di sposarlo, sebbene il figlio Abel (Garrell) non sia d’accordo anzi cerchi di proteggere la madre.

I due novelli sposi decidono di aprire un negozio di fiori, ma il figlio Abel inizia a pedinare il patrigno per scoprire le sue presunte reali intenzioni.

C’è l’evidente omaggio al mitico film Un uomo e una donna. Ma anche allacanzone italiana della potentissima Gabriella Ferri.

Una storia melò in cui il figliastro alla fine si sacrifica per il patrigno

Il personaggio  Michel è interpretato in maniera da sembrare un uomo cambiato, e la sua figura sembra troppo bella per essere vera, infatti le preoccupazioni di Abel si riveleranno fondate.

A dire il vero, il film enfatizza le risate e l’amore piuttosto che la suspense, e Garrel dirige con una disinvolta sicurezza che suggerisce al pubblico di godersi semplicemente la compagnia di personaggi così deliziosamente imperfetti.

Sotto la superficie della trama del crimine, la sparatoria inaspettata – lo sguardo è incentrato sulle ansie di aprirsi all’amore. Abel disapprova sua madre alla ricerca di nuovi matrimoni – ne ha avuti tre negli ultimi 10 anni – mentre, al contrario, è così segnato dalla morte di sua moglie che si è chiuso fuori da possibili nuove relazioni, anche se la sua amica Clémence è pronta ad amarlo.

C’è qualcosa che non convince in questa altalena tra sentimenti e colpi di scena da film poliziesco che non riescono però a disorentiare il pubblico come è invece nelle intenzioni dell’autore.

Luigi Noera

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