SPECIALE #BERLINALE72 – 10/20 febbraio 2022 #3 (DAYS 2&3)

Dario Argento ritorna alla Berlinale ma non in concorso

(da Berlino Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marina Pavido- Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Berlinale)

COMPETITION

Avec amour et acharnement (Both Sides of the Blade) F di Claire Denis WP con Juliette Binoche, Vincent Lindon, Grégoire Colin, Bulle Ogier

Ad una coppia ben consolidata riaffiorano i fantasmi del passato, anzi le fattezze dell’amico di lui ed amante di lei Francoise che ha permesso la loro conoscenza. I francesi in questo campo sono maestri raffinati! Ma due colossi del cinema francese contemporaneo (Juliette Binoche, Vincent Lindon) si confrontano sul tema dell’amore per sempre. Fanno da contraddittorio a questo rapporto a tre il figlio adottivo di Jean e la madre di lei. Il passato da detenuto di Jean a causa di illeciti nella gestione di manifestazioni sportive lo costringono a chiedere l’aiuto a Francoise.

Il pretesto perché i due amanti si rivedano è l’inaugurazione della nuova agenzia di talent scout che i due uomini aprono in società come ai vecchi tempi. Ma è qui che l’amore tra i due ex amanti risorge cosicchè Sara e Francoise ricominciano a frequentarsi. Ottima interpretazione del duo con una drammaturgia non facilmente eguagliabile.

Rimini AT / F / DE di Ulrich Seid WP con Michael Thomas, Hans-Michael Rehberg, Tessa Göttlicher, Inge Maux, Claudia Martini

Casa per anziani riuniti a cantare in coro che è una dedica alla casa materna dove vive il fratello. Sono i ricordi che affollano la mente del protagonista. Richi  è un cantante austriaco che vive a Rimini e lavora in alberghi dove si recano frotte di turiste connazionali in cerca di avventure con il gigolò. Una Rimini in versione invernale è il luogo dove Richi vive si svolge il sogno di queste arzille vecchiette.

Ognuno ha il suo passato e anche Richi lo ha e così improvvisamente irrompe nella storia la figlia frutto di un matrimonio andato a rotoli che non vedeva da 18 anni. Sotto la scorza del gigolò c’è il dramma di un padre e della figlia e della sua rabbia. Nel panorama di Rimini ci sono anche gli immigrati clandestini che dormono per strada in giacigli di fortuna.

L’occhio della telecamera non molla la presa ravvicinata dai protagonisti di questa storia surreale ma così vera con primi piani su Richi. C’è anche un lato oscuro dello stesso Richi che per soddisfare le richieste pressanti in denaro della figlia ricatta a sua volta l’amante occasionale ed il marito. Il resoconto di una vita fatta di tanti successi nel passato di Richi come cantante lo vrede alla fine avvolto dalla solitudine e quindi un film che genera tristezza nello spettatore. Le luci della ribalta di gioventù sono ormai un ricordo effimero del passato.

Everything Will Be Ok F / Cambogia di Rithy Panh WP / documentario

C’è un evidente riferimento al film 2001 Odissea nello Spazio. La voce narrante spiega le scene apocalittiche sullo sfondo di suoni emessi da maiali al macello.

Costruzioni artefatte come possono essere oggetti tecnologici e proiezione di nefandezze che gli esseri umani riescono a compiere. Le proiezioni sono multiple nel frame dello schermo con un moltiplicarsi ad esasperare lo spettatore. I macachi e le scimmie stilizzano esseri all’ombra che smantellano la statua della Libertà come è riportato nella locandina ma si intravedono anche esseri dalle fattezze umane. E’ un pamphlet politico sulla ineluttabilità della fine del mondo con la rivincita del mondo animale sugli umani con frammenti di video su esperimenti raccapriccianti su animali vivi. I riferimenti ad una teoria contrapposta di controllo dell’essere umano anche con i vaccini.

Il film è un orgia di suoni ed immagini dove abbondano i dialoghi con frasi ad effetto che però non hanno alcuna profondità di spirito.

La ligne (The Line) CH / F / BE di Ursula Meier WP con Stéphanie Blanchoud, Valeria Bruni Tedeschi, Elli Spagnolo.

E’ la storia di Marion combattuta dalle emozioni suscitate dalla madre pianista e la sorella che ha problemi psichici. E’ una linea di demarcazione appunto che divide i due momenti di vita della protagonista. Bellissimo l’incipit con uno sguardo al rallentatore. Dopo tante denunce il giudice decide che la sorella dovrà mantenersi ad almeno 100 metri di distanza dall’abitazione della madre. In flashback continuo il collegamento tra le due sorelle e la famiglia e Marion da piccola nel contesto di un paesino della Svizzera francese. Quando la sorella Margherita, che è una cantante, viene rilasciata dall’ospedale il suo amore per le canzoni la porta a riallacciare il rapporto con la famiglia anche se c’è una linea rossa segnata sul terreno da non oltrepassare e l’unico mezzo è farsi assumere come sorvegliante in un parcheggio del grande magazzino vicino l’abitazione della famiglia. Su questa linea si svolge il dramma delle due sorelle

Nana (Before, Now & Then) Indonesia di Kamila Andini WP con Happy Salma, Laura Basuki, Arswendy Bening Swara, Ibnu Jamil

Nana è una facoltosa indonesiana a cui non manca nulla: un marito affettuoso, una figlia (Deisi) bambina molto saggia per la sua tenera età. Siamo nell’Indonesia ante comunista ed il partito comunista non era ben visto, ma per questo lo stato sociale della famiglia di Nana è messo a rischio. Un sogno su un giovane bellissimoè ricorrente nell’immaginario di Nana. Tutto questo indica chiaramente un passato della protagonista al di là dell’armoniosa vita attuale. Le musiche rilassanti ed invitanti unite ai bellissimi colori sono un attrattiva del film.

Improvvisamente si riaffaccia il passato nel 1966 quando Duarte prese con un colpo di stato il potere, e Nana e l’amica Ino diventano suoi complici.

C’è una scena che ci ha fatto sognare del tuffo dalle cascate con i meravigliosi affreschi esotici indonesiani.

Improvvisamente riappare il marito (il giovane dei sogni) militare che Nana credeva morto con il quale aveva avuto Setia , la sua prima figlia, anch’essa morta durante la guerra.

Certo l’amore per il marito soldato è ancora vivo ma Nana è affezionata al facoltoso marito. Nana in fondo impersona l’Indonesia che fu e che è con le sue contraddizioni che si riversano sulla sua famiglia per così dire allargata al nuovo marito ed al marito ritenuto morto. Le ombre del passato avvolgono questa storia così particolare soprattutto nella messa in scena.

Rabiye Kurnaz gegen George W. Bush (Rabiye Kurnaz vs. George W. Bush) DE / F di Andreas Dresen WP con Meltem Kaptan, Alexander Scheer

Una storia paradossale che si svolge a Brema in Germania dove una madre di origine turca scopre che il figlio è rinchiuso nel famigerato carcere speciale di Guantanamo creato dopo l’11 settembre. Il tema è tragico ma viene trattato con la leggerezza di un melò soprattutto per la splendida interpretazione della protagonista. La madre è disposta a tutto per poter riabbracciare il figlio anche ad intaentare una causa al Presidente degli Stati Uniti. L’aiuta in questo un volenteroso avvocato tedesco che crede nella Giustizia. Film dal carattere di docu fiction riesce a tenere sospeso lo spettatore e c’è da aspettarsi qualche sorpresa anche dalla Giuria della Berlinale.

Robe of Gems Mexico / Argentina / USA di Natalia López Gallardo WP / opera prima con Nailea Norvind, Antonia Olivares, Aida Roa

Due realtà diverse di un paese sudamericano: i ricchi borghesi e gli scartati che sono anche loro figli. Tra questi due estremi si colloca la borhese Isabel e i suoi problemi esistenziali in un paese dilaniato da rapimenti a scopo di estorsione.

Inquadrature fisse oppure sfocate sono la caratteristica che contraddistingue una sceneggiatura tragica. Viene restituita l’immagine di un paese dilaniato dall’odio tra le persone di classe sociale diversa: ricchi che sfruttano, poveri sfruttati nell’innocenza dei bambini. Ma anche le voci e i rumori fuori campo sono l’altro personaggio che domina in tutto il racconto. E’ un film ermetico e dal ritmo rallentato anche perché le sensazioni del popolo sudamericano sono difficili da comprendere per noi europei. Il finale è intriso di speranza nel futuro. Anche se quando Isabel sta per riabbracciare ifigli viene anche lei rapita. Dall’odio di classe non si scappa. Il film si chiude riavvolgendo il sonoro con il frastuono delle cicale che avevano introdotto l’inizio del film, ci sono alcuni spunti nel finale che svela il rapporto di Isabel con il fattore Benjamin e lo sguardo inumidito dalle lacrime di Marina, altra protagonista al femminile, davanti alla suicida dandosi fuoco.

BERLINALE SPECIAL GALA

OCCHIALI NERI di Dario Argento con Ilenia Pastorelli, Asia Argento, Andrea Gherpelli 90′

Il sangue è ancora profondo rosso, ma per il resto Dark Glasses di Dario Argento è una faccenda strettamente anemica, padrino del giallo italiano horror. Una donna in pericolo da manuale chiller – con un bambino in pericolo aggiunto all’ante. Il primo film del regista dal 2012 Dracula 3D ha alcuni momenti di sgargiante

stile, ma questi sono ritagli di superficie su un numero assurdo e scricchiolante della vecchia scuola.

I tempi sembrerebbero maturi per Occhiali Neri , con cui le azioni di Argento stanno andando a gonfie vele. Dopo il remake di Suspiria di Luca Guadagnino e il suo impressionante ruolo di attore in Vortice di Gaspar Noè. Ma mentre i fan saranno senza dubbio felici di rivederlo, potrebbero rimanere costernati dalla mancanza di immaginazione.

Le cose iniziano in modo promettente a Roma, in a sequenza così strana che vale la pena vederla per se stessa: una giovane donna attraversa un tranquillo sobborgo luce del giorno, mentre le persone guardano il cielo attraverso filtri e occhiali scuri a un’eclisse che getta il mondo nelle tenebre. Stranamente giustiziato con spettrale ritmo lento e muto suono di sottofondo, arriva la sequenza attraverso come un elegante – se forse un po’ letterale – punta di cappello a L’Eclisse di Michelangelo Antonioni. L’apertura, tuttavia, si rivela un fiasco dai colori rosso come quello della giovane donna vestito e rossetto. Da lì in poi è routine affari da squarciagola. Una figura misteriosa noto per guidare un furgone (White Van Man, se tu will) sta uccidendo prostitute, e la prossima è la donna della sequenza d’apertura: Diana la squillo d’alto bordo, che ha minacciosamente indossa occhiali scuri da quando l’eclissi l’ha lasciata un po’ confusa. In poco tempo, li indossa in modo permanente, poiché in un inseguimento provoca un incidente d’auto che la lascia. Diana impara ad affrontare la sua condizione, l’aiuto assegnato dall’educatrice Rita (un’Asia Argento insolitamente muta, figlia del regista, stella e icona di culto) e un cane guida chiamato Nerea. Chin e Diana diventano un duo che si sostiene a vicenda. Scopriamo l’identità dell’assassino sorprendentemente presto, il che sembra una gaffe da parte di Dario Argento.

Sospetti quasi che Argento ci stia sfidando per mantenere una faccia seria, anche se il film non sembra avere molto umorismo. La spudorata della protagonista Diana, vista in microgonne dappertutto e lingerie d’obbligo in una scena, farebbe arrossire anche Paolo Sorrentino. Tuttavia, il film svela poche sorprese.

Arnaud Rebotini fornisce una colonna sonora rock/elettronica carica di sintetizzatori increspati, tamburi martellanti, gotico organo, l’intera gamma di effetti che ricorda debitamente le colonne sonore di Goblin, ma nulla di più.

ENCOUNTERS

À vendredi, Robinson (See You Friday, Robinson) Francia / CH/ Iran / Libano di Mitra Farahani WP / documentario con Jean-Luc Godard, Ebrahim Golestan

Questo documentario sui venerdì di incontri tra Jean Luc Godard è decisamente un film d’autore autoreferenziale per pochi intimi. E’ piacevole che venga ricordato anche Pasolini in una sorta di “Breviario Cinematografico” con un tuffo nel passato.

Coma Francia di Bertrand Bonello WP con Julia Faure, Louise Labeque

Nel post pandemia ancora non del tutto debellata non poteva mancare un film su Internet ai nostri giorni.

La storia è quella di Patricia una influencer che cerca di definire il concetto di libertà e di casualità. Incubi ricorrenti oppure sogni, tuttavia mai farsi carico di quelli altrui.

Il dialogo tra due giovinette in merito all’attendibilità delle notizie o sui concetti basilari su internet, come ad esempio quello che la protagonista, famosa influencer, mette in evidenza sul sito. Viene trattato lo spinoso argomento dell’autolesionismo fomentato da internet. Come un quadro astratto lo spettatore deve rinvenire il suo particolare feeling con i temi proposti, con i dialoghi che ascolta. Altro tema è quello dei serial killer che appunto durante la pandemia ha avuto successo tra i giovani sempre pronti a confrontarsi che sono nati e cresciuti con la bambola Bardi e i suoi stereotipi nei loro sogni.

Nel finale non poteva mancare visto il titolo il tema dell’Adilà e della sua natura: forse un LIMBO?

Father’s Day Rwanda di Kivu Ruhorahoza WP con Mediatrice Kayitesi, Aline Amike, Yves Kijyana

In un film corale tanti personaggi interagiscono involontariamente fra loro si rispecchia la nuova società africana che ha assorbito dopo secoli di dominazione il modo di vivere occidentale nel bene e nel male.

Ci sono ragazzini che si allenano sugli skates come in un qualsiasi quartiere della Grande Mela; giovani che si dedicano al furto d’auto, ma anche la tragedia delle conseguenze della morte di uno di loro.

Sonne Austria di Kurdwin Ayub WP / opera prima con Melina Benli, Law Wallner, Maya Wopienka

Girato in gran parte con uno smartphone racconta di tre ragazze mussulmane che utilizzano con successo (per loro) i social. Il film però è poco credibile per l’inversione delle parti tra i genitori nei confronti dell’atavica posizione (ritenuta) di infriorità delle donne. Infatti da una parte c’è un padre permissivo che incoraggia le figlie e dall’altra una madre che incoraggia il figlio maschio come una sorta di speranza dell’autore in un mondo senza disparità di genere.

 

PANORAMA

Grand Jete Germania di Isabelle Stever World premiere with Sarah Nevada Grether, Emil von Schönfels, Susanne Bredehöft

Scuola di danza tenuta da una quarantenne che tanto pretende dalle sue allieve, che non si risparmia nell’impegno. E’ la festa di compleanno dell’anziana madre dove rivede i parenti dopo una lunga assenza. Esasperazione nel controllo del peso delle allieve ballerine e allenamento in una piscina. Oscar è il figlio che lavora in un centro ginnico. La tonalità del giallo predomina nella pellicola come si conviene nella buona tradizione della filmografia tedesca.

Esiste un rapporto insano tra madre e figlio nell’appartamentino di questo dove in una scena esplicita assistiamo alla masturbazione! La donna ha subito l’incesto ma non fa nulla per ibellarsi “you don’t know anything about under felling!”  Nulla succede a caso perché traspare che anche la madre della protagonista nella adolescenza aveva abusato della figlia. E così con lo sguardo della cinepresa è rivolta sempre a terra  assistiamo al figlio che abusa della madre . . .

Produkty 24 (Convenience Store) Russian Federation / Slovenia / Turkey di Michael Borodin World premiere / debut film with Zukhara Sanzysbay, Lyudmila Vasilyeva, Tolibzhon Suleimanov, Nargiz Abdullaeva

Assistiamo ad un matrimonio mussulmano. L’Iman dirige la cerimonia dello sposalizio ma subito si allontana.

Inizia così la storia di una famiglia matriarcale che possiede un negozio di generi alimentari e viene diretto dalla madre in maniera rigida, senza possibilità di sottrarsi al suo nepotismo.

Tutta la famiglia vive nel retrobottega e dorme tra le pile di frutta ed ortaggi (sic!) La trama del film risente di essere un opera prima ma ci sono tanti spunti interessanti.

Panorama Dokumente

Nel mio nome (Into My Name) Italy Nicolo Bassetti WP/ Panorama Dokumente

Documentario su giovani trans e i loro ricordi da bambini di come vivevano la propria identità.

Ma anche la storia del processo lungo e faticoso per ottenere il cambio di genere mediante una operazione chirurgica.

Bisogna avere tanto coraggio a farsi mettere le mani addosso dal chirurgo plastico, ma ci si chiede se questi ultimi sono consapevoli del dolore fisico a cui va incontro il paziente.

FORUM SPECIAL

Due chicche ritrovate:

WEST INDIES OU LES NÈGRES MARRONS DE LA LIBERTÉ di Med Hondo con Robert Liensol, Hélène Vincent, Toto Bissainthe 1979 115′

Questo commovente musical del 1979 racchiude 400 anni di occupazione francese delle Indie Occidentali: un palcoscenico teatrale diventa una nave di schiavi dove Africa, Europa e Caraibi si intrecciano. Il classico di Med Hondo torna ora sul grande schermo con un nuovo restauro.

BEIRUT AL LIKA (Beirut the Encounter) di Borhane Alaouié con Haitham El Amine, Nadine Acoury, Renée Dee 1981 101′ Arab

Nel bel mezzo della guerra civile, uno sciita di Beirut ovest e una donna cristiana dell’est della città cercano di vedersi un’ultima volta prima che lei emigri negli Stati Uniti. Appena restaurato, un film che non ha perso nulla della sua attualità.

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