SPECIALE 71ma #BERLINALE – sessione 1/5 marzo 2021 #19 (DAILY 5): Alle ultime battute primeggia l’empatia di Mr Bachmann e la sua classe

(da Berlino Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marina Pavido- Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Berlinale)

Competition

Herr Bachmann und seine Klasse di Maria Speth

La cittadina si risveglia ed ognuno attende alle sue faccende: il panettiere, l’autista di bus gli studenti vanno a scuola. C’è poi Mr Bachman il quale per non annoiare i suoi studenti immigrati con problemi di integrazione ha un suo metodo di studio. Li vuole fare sentire a casa affinché si integrino nel tessuto sociale. Il documentario è una grande prova di empatia sia del protagonista, figura reale visto che si tratta di un documentario, ma anche del regista che con la telecamera entra in punta di piedi nella vita di questi ragazzi provenienti da paesi lontani. Per lo più si tratta di ragazzi turchi che non parlano il tedesco aiutati ad integrarsi. Sebbene la videocamera non sia invadente raccoglie i dettagli più nascosti dei giovani studenti del Professore Bachmann. Un inno che oltre ad affrontare temi attuali come l’integrazione e le migrazioni, ci ricorda temi come i campi di sterminio e la necessità della tolleranza delle religioni.

Una Película de Policías A Cop Movie di Alonso Ruizpalacios (RECENSIONE)

Panorama

Dermenschliche Faktor / Human Factors di RonnyTrocker

Human Factors è il secondo film di Ronny Trocker, in cui una famiglia modello viene scardinata da un’effrazione in casa svelando la fragilità della verità e il potere della prospettiva individuale.

Una introspezione dei conflitti presenti all’interno di una famiglia dove la bramosia di potere ha la meglio. Nella casa di campagna dove sogliono passare le giornate festive accadono misteriose apparizioni di sconosciuti. Nonostante tutto i due coniugi cercano di vivere una esistenza normale.  Anche questo è un film fortemente psicologico che è il filo rosso di questa Berlinale online ove il disagio si colloca al primo posto a simboleggiare l’attuale momento dovuto alla pandemia dove tutti ci riconosciamo.

Forum

Juste un mouvement di Vincent Meessen (RECENSIONE)

 

 

 

Generation (Le recensioni della Redazione – MVit)

Fighter di Jero Yun

Jina (LIM Seong-mi) è una rifugiata nordcoreana che cerca di sopravvivere al passato che la tormenta e ad un presente che le viene continuamente cucito addosso, schiacciato sotto pregiudizi e stereotipi.

Jina però ha un talento, quello per la boxe: nutrito dalla rabbia prima e dalla passione e dal desiderio di rivalsa poi, grazie all’aiuto di Tae-soo (BAEK Seo-bin) il talento verrà coltivato e maturerà fino a consacrare Jina nel mondo dei pro.

Un’instancabile Jina prosegue le sue battaglie sul ring, analogia perfetta di una vita che la vuole sempre combattente.

Fighter è un film che scorre con un ritmo abbastanza veloce, la storia non è mai resa troppo pesante ma, purtroppo, la dinamicità sacrifica l’intensità di una narrazione che non va mai troppo in profondità.

Un film comunque interessante, ma le coordinate e la bravura degli attori non bastano a dargli quel tocco in più per non farlo restare un film che sembra di avere già visto.

Beans di Tracey Deer

Beans è un film raro. Raro sia per l’argomento che affronta sia per come lo affronta.

Partendo dalla propria esperienza la regista racconta la storia di Tekehentahkhwa (Kiawentiio Tarbell), detta Beans, dodicenne mohawk che vive nella riserva di Oka.

Ci viene presentata come una dodicenne normale, con aspirazioni e desideri, che cerca di iscriversi a prestigiosi licei privati per diventare dottoressa o avvocato e che passa il tempo libero a giocare con la sorellina.

Inaspettatamente, poche scene dopo, la regista ci mostra il contesto storico in cui ci troviamo: è il 1990, siamo nel pieno della crisi di Oka.

La polizia canadese interviene pesantemente nel reprimere la protesta degli indigeni, la copertura mediatica è enorme e Beans si trova a fare i conti con pregiudizi, razzismo, e con una violenza che non guarda in faccia nessuno, neanche una donna incinta o una bambina piccola e terrorizzata.

La storia di Beans è intervallata da filmati di repertorio che ben mostrano allo spettatore la situazione reale in cui si trovava la dodicenne.

Il film è fatto bene, tanto che a volte è quasi difficile capire quale è l’immagine presa dagli archivi e quale la registrazione attuale; un ritmo sempre incalzante costringe lo spettatore a non distogliere mai l’attenzione, vivendo una perfetta simbiosi con la protagonista fino all’ultima scena.

Summer Blur di Han Shuai

La storia di Guo (Huang Tian), la giovane protagonista del film, è una storia dura, amara, caratterizzata da un forte disagio, economico, sociale e emotivo.

I temi trattati sono certamente notevoli: una ragazzina, in un periodo molto delicato della crescita, si trova a fare i conti con la solitudine, con la morte, con l’abbandono.

La disperazione si coglie in ogni scena, amplificata dalla solitudine di Guo che non ha nessuno con cui confidarsi o sfogarsi.

Summer Blur rimane a volte penalizzato da un ritmo troppo statico ma rimane comunque un film denso, impegnativo e coinvolgente. Insomma, un film vivo.

Infine non poteva mancare una carrellata su Berlinale SHORTS

La sezione Shorts della Berlinale 2021 si è rivelata una sezione estremamente ricca, sia da un punto di vista artistico che tematico. Temi che hanno spaziato dal piano sociale, analizzando povertà, disagio sociale, violenza, al piano più intimo, della crescita, del presente e della semplicità.

Il corto vincitore, Nanu Tudor (Uncle Tudor), della regista moldava Olga Lucovnicova rappresenta un lavoro di raccordo tra le due tematiche: partendo da un’esperienza autobiografica, che le ha segnato in modo traumatico l’infanzia, la regista allarga il discorso mettendo su schermo i dati enormi di un fenomeno ancora troppo poco affrontato, quello della violenza sessuale su minori. Nel mondo un bambino su 5 viene abusato ancora minorenne e di questi il 90% conosce il colpevole, spesso un familiare o comunque un conoscente, proprio come è successo alla regista. Ed è esattamente la familiarità ciò che rende più difficile, quando non impossibile, la denuncia di tale violenza. La Lucovnicova riesce, dopo anni, a tornare nel luogo della violenza, ad intervistare lo zio, l’orco che l’ha molestata ma che non riconosce – o non vuol vedere – il male che ha fatto.

Il tema della violenza, pur se declinata in maniera diversa, viene ripreso da Guzin Kar in Deine Strasse, cortometraggio riguardante l’attentato avvenuto a Solingen il 29 maggio 1993, quando dei neonazisti hanno ucciso 5 persone di origine turca, ferendone gravemente altri 14. Il regista ripercorre questa violenza rivolgendosi, come si trattasse di una lettera, alla vittima più piccola, un bambino di soli 4 anni, Saime Genc.

Ma non è solo la violenza la protagonista di questa sezione. Anche l’amore trova spazio negli Shorts della Berlinale: l’amore dei suoi giri immensi che intreccia e separa persone e che fa il gioco del destino, come rappresentato in More Happiness, di Livia Huang, dove la madre, confidandosi con la figlia ripercorre vecchi amori, o in  Luz De Presença, di Diogo Costa Amarante, che racconta di un uomo che tenta di riunirsi alla persona che ama e che l’ha lasciato ma il destino ha in mente altri piani per lui e, dopo un incidente che ne blocca la corsa, conoscerà Diana; oppure, infine, anche l’amore per la famiglia e per la quotidianità che nella sua semplicità rende ricca questa vita fatta di piccoli, semplici, intensi istanti, come il cortometraggio vincitore del Premio della Giuria Orso d’Argento Day is Done di Zhang Dalei.

Aggiungiamo noi che è un quadro di una famiglia benestante cinese dove le generazioni si trovano a tavola per il pranzo della festa. Il ruolo catalizzatore è quello femminile. Un quadretto idilliaco del senso di appartenenza per un augurio dei tempi che verranno. Il nonno rimasto da solo si riguarda l’album dei ricordi nelle foto dei tempi che furono prestando attenzione soprattutto ai dettagli. Ne viene fuori un film intimo che scruta il profondo del cuore.

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