SPECIALE 71ma #BERLINALE – sessione 1/5 marzo 2021 #17 (DAY 5): Juste un mouvement di Vincent Meessen – la recensione

(da Berlino Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marina Pavido – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Berlinale)

Presentato nella sezione Forum il doc film Juste un mouvement di Vincent Meessen prende spunto dalla pellicola La Chinoise di Jean-Luc Godard del 1967.

Girato esclusivamente con attori non professionisti e tra cui i fratelli e amici di Omar Blondin Diop, che in questo film si esibiscono: un regista, un rapper, un poeta, un operaio cinese, un maestro Shaolin, un intellettuale senegalese, il ministro della Cultura del Senegal e addirittura il Vicepresidente della Repubblica Popolare Cinese.

I diversi protagonisti si alternano per costruire la storia, punteggiata da estratti dall’originale La Chinoise. L’assistente alla regia cammina per la città, individuando i luoghi delle riprese. Una giovane operaia cinese segue le orme di Omar Blondin Diop a Gorée, nella prigione dove è morto, che ora è diventata un museo. Un maestro shaolin senegalese cerca il movimento giusto. Una giovane intellettuale senegalese tiene una conferenza in cinese sul film di Godard. Il vicepresidente cinese visita il nuovissimo Museo delle civiltà nere, progettato da Senghor, finanziato dalla Cina. Ognuno interpreta o rimette in scena il proprio ruolo.

Oggi la sua famiglia lotta per riaprire le indagini, alla ricerca della verità. Una verità che ha diverse angolazioni, che soprattutto rimbalza tra passato e presente, dove il rifiuto dell’imperialismo difeso da Blondin Diop si scontra con il neo-imperalismo non così discreto di una Cina che usa i poteri morbidi dell’educazione e della cultura per innervarsi nel presente e nel futuro del Senegal.

Vincent Meessen mette in discussione il Senegal di ieri e di oggi con questo documentario che oscilla tra il passato e presente. E’ significativo lo spunto di «Omar è morto!», gridato da una voce a Dakar, l’11 maggio 1973. Infatti il giovane filosofo militante, e  maoista nel film  La Chinoise di Jean-Luc Godard si sarebbe suicidato nella sua cella nella prigione dell’isola di Gorée.

Un fantasma infesta la capitale senegalese, a sua volta in a stato di agitazione e il regista lo ha riportato sapientemente sotto i riflettori con il suo film.

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