SPECIALE 71ma #BERLINALE – sessione 1/5 marzo 2021 #15 (DAY 4): Any Day Now di Hamy Ramezan – la recensione della redazione

(da Berlino Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marina Pavido – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Berlinale)

Presentato in anteprima alla Berlinale 2021 – sezione Generation – Any Day Now è l’ultimo lungometraggio del regista Hamy Ramezan.

Any Day Now è un film toccante, duro nella sua semplicità, che racconta una storia difficile da digerire.

Una storia di ansia e di disillusione, di speranze infrante e vite segnate. La storia di una famiglia di rifugiati a cui viene respinta la richiesta di asilo politico.

Il film si concentra su un momento preciso, ovvero quello dell’attesa della sentenza del ricorso in appello. La scelta è notevole, perché riesce a evidenziare magistralmente quello scarto tra la quotidianità spensierata e l’ansia dell’attesa: i genitori continuano a lottare cercando di non rinunciare mai alla leggerezza, i due figli vanno a scuola, giocano con gli amici, frequentano feste, si confrontano con le prime cotte adolescenziali, ma queste esperienze, quotidiane per i loro coetanei, che siamo abituati a collegare alla spensieratezza significano per Ramin e per la sorellina molto di più. Significano intensità, vita, significano un qualcosa di precario ed effimero segnato continuamente dall’ombra della paura, paura che presto tutto finirà.

Il film, caratterizzato da una fotografia delicata e raffinata, è un’altalena di emozioni: la storia è talmente commovente e gli attori sono così magnetici che è impossibile per lo spettatore non empatizzare con i protagonisti e non immergersi con loro in questo magma di emozioni: la felicità, che sembra sempre genuina e mai una maschera, la forza di chi combatte per andare avanti, lo sconforto davanti alle troppe difficoltà, la paura, la tristezza e la rassegnazione, infine la dignità di chi forte dell’amore degli altri va avanti a testa alta, nonostante tutto.

Il finale, per nulla scontato, lascia un sapore amaro ma anche un vago sentore di speranza, pur se tenue e delicata come la neve che scende sulla Finlandia.

La redazione di RdC (MVit)

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