SPECIALE #RFF13 #04– 18/28 OTTOBRE 2018 (DAYS 3&4): 20&21 ottobre

Nel fine settimana due grandi registi americani animano la Festa: Robert Redford e Michael Moore

(da Roma Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marino Pavido- Le foto sono pubblicate per gentile concessione di Roma Film Fest)

Nel fine settimana l’offerta vastissima della Festa 13ma edizione nella SELEZIONE UFFICIALE ha spaziato dal deludente film messicano BAYONETA di Kyzza Terrazas che racconta di Miguel “Bayoneta” Galíndez ex pugile messicano che si ritrova a vivere in Finlandia. Di giorno lavora come allenatore in una palestra di pugilato, di sera beve da solo nei bar. Nella pellicola è l’ossessione del protagonista a distruggere non solo Miguel ma anche la storia che non racconta nulla di nuovo e non meraviglia lo spettatore. Forse l’amore per la boxe di Monda gli ha fatto scegliere questo film tra tanti. Invece la narrazione tragica in BEAUTIFUL BOY dell’americano Felix Van Groeningen, nel quale il giovane attore Timothée Chalamet, visto nell’osannato film di Luca Guadagnino, trova una sua collocazione nel ruolo del figlio tossico colpoisce allo stomaco lo spettatore. Il giovane Nic ha un carattere fragile, un divorzio dei genitori alle spalle ed una madre assente. Sin dall’inizio si capisce che il personaggio principale è la sostanza attorno a cui ruotano gli altri coprotagonisti: Nic, il padre che a tutti i costi lo vuole salvare. Sarà la matrigna a far aprire gli occhi al marito che nulla si può salvare. La narrazione scorre tra varie ricadute, tante bugie di Nic e l’aver toccato il fondo. Notevole la menzione riguardo ai gruppi degli Alcolisti Anonimi e Narcotici Anonimi che per primi si sono sviluppati in America dove  hanno trovato un porto sicuro tanti alcolisti e tossici.

Una certa valenza artistica, anche se ha diviso il pubblico e i critici, la esprime il film brasiliano CORRENDO ATRÁS di Jeferson De, dove i colori sgargianti e la musica carioca fanno da sfondo ad una storia di ultimi in una favela anonima che vogliono ritrovare il riscatto delle proprie vite. Qualcuno criticherà che ad un argomento così importante si sia dato voce con una storia per certi versi leggera. Ma sta proprio in questa contraddizione ironica la forza del film, Da tante risate viene fuori il detto di sempre “poveri ma felici”.

Tra i documentari una curiosità sulle Dallas Cowboy Cheerleaders nel doc Daughters of the Sexual Revolution: the Untold Story of the Dallas Cowboy Cheerleaders di Dana Adam Shapiro, Realizzato in memoria della direttrice recentemente scomparsa si parla degli usi e costumi degli americani dai tempi dell’assassinio di JFK fino alla vendita della squadra ad un facoltoso petroliere texano

Certamente l’evento più seguito ed a ragione è stato FAHRENHEIT 11/9 del cineasta statunitense Michael Moore da

sempre in prima fila a denunciare le distorsioni del potere e della mancata democrazia in America. Dobbiamo confessare che in altre occasioni abbiamo una esagerata provocazione nel regista. In tutta sincerità il montaggio, i fatti descritti non lasciano spazio alle parole. Non è stato un caso che Trump abbia vinto contro ogni ragionevole previsione. Quello che è mancato e manca è la DEMOCRAZIA. Nell’incontro ravvicinato seguitissimo Moore ha ripreso il concetto dicendo fra l’altro di fare attenzione che per distruggere una democrazia basta poco, mentre per ricostruirla ci vuole tanto sforzo.

Era molto atteso il film di Barry Jenkins, si direbbe per bissare  l’Oscar con IF BEALE STREET COULD TALK . Con un cast di tutto rispetto tra i quali KiKi Layne, Stephan James e Colman Domingo il film racconta gli Anni ’70 nel quartiere di Harlem a Manhattan. Si parla di razzismo, di amore e di tante altre cose. Peccato che ad una sceneggiatura stupenda fa da contraltare la coreografia luccicante e i costumi da soap opera, come ad esempio la “mise” in carcere di Alonzo, detto Fonny. Certo lo stile e quello di commedia teatrale di Broadway ed allora tutto torna.

Un film straordinario che stupisce per il linguaggio è AN IMPOSSIBLY SMALL OBJECT dell’olandese David Verbeek. Stupisce perché non è la solita storia di sesso tanta cara ai cineasti nordici, ma una introspezione intima di un fotografo olandese che si ritrova suo malgrado a vivisezionare i sentimenti di una bambina a Tapei nei confronti di un coetaneo che presto lascerà il paese per trasferirsi con i genitori a New York. Si parla in maniera onirica di un aquilone che da il senso di libertà, ma tanti gli spunti nuovi registici con l’uso del pianosequenza.

Di stile minimalista ma altrettanto godibile dall’altra cineasta olandese Rosanne Pel che presenta LIGHT AS FEATHERS. In un ambiente rurale della Polonia dove c’è ben poco di stimolante per gli adolescenti si sviluppa la storia di Eryk che vive in un ambiente al femminile e sconta l’assenza di un padre che non c’è mai stato. La storia si ripete con la sua coetanea Klaudia che rimane incinta.

Infine la ciliegina sulla torta del fine settimana è stata offerta da THE OLD

Sissy Spacek and Robert Redford

MAN & THE GUN di David Lowery nel quale un delizioso Robert Redford che non risente del peso degli anni nel suo volto nella interpretazione di un Arsenio Lupin americano: Forrest Tucker. Storia vera di tre rapinatori seriali di una certa età che rapinano in maniera incruenta un centinaio di banche durante la loro road map. Sembra un testamento morale dell’attore regista che tanto amiamo, e ci domandiamo ma sarà veramente il suo ultimo film?

Fino adesso insieme al documentario FAHRENHEIT 11/9 del cineasta statunitense Michael Moore,  THE OLD MAN & THE GUN di David Lowery sono i due film più belli. Purtroppo non possiamo confrontarci come in altri festival sui gradimenti dei critici.

Nello spazio TUTTI NE PARLANO, dedicato ad alcuni titoli che arrivano alla Festa del Cinema dopo un sorprendente esordio internazionale THE MISEDUCATION OF CAMERON POST di Desiree Akhavan ci parla della situazione degli omosessuali in America negli anni ’90 raccontandoci della giovane Cameron Post che viene spedita in un centro religioso, God’s Promise dopo essere stata sorpresa a baciarsi con una ragazza durante il ballo della scuola. Il tema è la difficoltà ad accettare le diversità soprattutto da parte dei familiari nei confronti della omosessualità e la proliferazione di presunti “centri di recupero” dove al centro è la non accettazione dell’altro. Film duro come BOY ERASED che è atteso lunedì dove il tema analogo si sposta su una figura maschile.

Purtroppo non siamo riusciti a vedere il film di animazione FUNAN del francese  Denis Do e il film storico KURSK di Thomas Vinterberg, Belgio.

Di entrambi vi riferiremo nei commenti finali a fine festival. Buona Visione!

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