Luci ed ombre de #IlColoreViola di Blitz Bazawule

Il colore viola è un film del 2023 diretto da Blitz Bazawule, basato sul romanzo #IlColoreViola di Alice Walker e ispirato liberamente dal musical di Marsha Norman, Brenda Russell, Allee Willis e Stephen Bray, sceneggiatura : Marcus Gardley.

Sinossi: Nella Georgia segregazionista del primo Novecento, Celie e Nettie sono sorelle e sono inseparabili. Almeno fino al giorno in cui il padre incestuoso non ‘svende’ Celie al peggior offerente, Albert, un uomo alcolizzato e violento. Inconsolabile e ‘battuta’ dal marito, Celie sopporta tutto, i colpi, le umiliazioni, i figli del primo matrimonio. Ma un bastimento di vita e di amore bussa finalmente alla sua porta. Col vento del Sud arrivano Sofia, futura ‘nuora’ dalla personalità debordante che prende (letteralmente) a pugni il patriarcato, e Shug Avery, cantante blues indipendente e sensuale che insegna a Celie la bellezza e l’amore per sé stessa. La loro presenza risveglia in lei sentimenti e desideri mai sospettati. Celie decide allora di vivere la sua vita. Imbarcata per Memphis, trova l’emancipazione e ritrova gli affetti perduti.

Recensione:

Partendo da due personali presupposti: non ho mai letto il romanzo di Alice Walker ed avevo un “vago” ricordo del film diretto Steven Spielberg nel 1985.  Mi sono chiesto quale fosse l’urgenza artistica di riproporre   questo classico letterario e cinematografico , nuovamente al cinema sotto forma di  musical.

Una perplessità, uno scettiscismo che durante i primi 45 minuti di visione si stavano concretizzando in una sonora e netta bocciatura…

“Il Colore viola” secondo la visione  di Blitz Bazawule appariva come un “pretesto” per dare libero sfogo alle ambizioni autoriali del regista, desideroso di ricevere il plauso del pubblico.

Un lungo , chiassoso, pasticciato inizio che ha messo a dura la prova la mia pazienza di critico  fino all’istinto di chiudere anticipatamente la visione, bollando come “inutile” l’intero progetto.

Una tentazione bloccata prima  dalla bravura delle due giovani attrici ovvero Phylicia Mpasi e Halle Bailey  , decisamente  credibili ed intese  nei delle giovane sorelle Celie e Nettie.  Sono le due attrici a   reggere il peso di un noioso musical e di uno script piuttosto povero e prevedibile, forti di una riuscita e forte alchimia attoriale sulla scena impedendo la fuga dello spettatore.

Da una parte le spettatore segue con partecipazione e sincero dispiacere le difficoltà delle due sorelle ed i soprusi subiti dal loro arcigno patrigno, e dalla altra si rimane piacevolmente colpiti dalla resistenza delle due sorelle   e dall’ amore fraterno che li lega profondamente.

L’amore fraterno e la resilienza alle ingiuste della vita rappresentano le due luci di una prima fase del film davvero deludente e noiosa.

Ma fortunatamente per lo spettatore e per il regista, il  film cambia radicalmente narrativamente e stilisticamente. Con un salto temporale,  arriviamo ad una Celie ormai adulta, interpretata con sofferta maestria fisica ed espressiva da Fantasia Barrino. Celie è passata senza tregua dagli abusi del patrigno alle violenze ed umiliazioni del marito padrone.

Celie è una donna vessata, privata di tutto, costretta a vivere in condizioni indicibili , ma una piccola speranza la tiene ancora viva, poter rivedere un giorno l’amata sorella Nettie fuggita anni prima dalla casa del cognato.

“Il colore viola” trova il suo motivo d’essere, la propria urgenza narrativa, nell’evidenziare ed amplificare tramite il genere musical, la condizione della donna del secolo scorso , anche tra le fila degli afroamericani già duramente colpiti dal razzismo dei connazionali bianchi.

La musica,  le colorate e rumorose scene di ballo  rappresentano contemporaneamente una pausa, un tirare il fiato  allo spettatore unendosi ai sogni di riscatto e felicità della protagonista ed allo stesso un efficace ed incisivo modo di dare risalto alla costante ed assurda  società maschilista e patriarcale esistente anche tra i neri.

Se però Celie fatica ad uscire dal suo stato di sudditanza psicologica oltre fisica, nella sua vita irrompono due figure femminili che le danno speranza e soprattutto ispirazione di riscatto ed indipendenza.

Le due donne  femministe ante litteram che irrompono con forza e fascino sulla scena sono: Sofia, la moglie di Harpo, figlio di Mister   e Shug Avery, la cantante blues, figlia ripudiata dal padre , pastore della comunità. Le due nuove protagoniste interpretate rispettivamente da Danielle Brooks e Taraji P. Henson, rappresentano un ulteriore e significato salto di qualità nel film, dando verve, incisività e finalmente identità narrativa a questa nuova versione. Danielle Brooks  è una forza della natura di stampo attoriale, oscurando la stessa Celie sulla scena, diventando il simbolo della donna orgogliosa e combattiva anche a costo di subire l’ingiusta detenzione per essersi ribellata ai bianchi.

“Il Colore Viola” assume un’ inaspettata svolta politica e sociale resa anche godibile e coinvolgente anche grazie alla musica e canzoni azzeccate.

 “Il colore viola” diventa così nella parte centrale un musical colorato, bellissimo da vedere e soprattutto da ascoltare come strumento vincente  nel veicolare un messaggio più importante: la libertà delle donne e la loro emancipazione in una Georgia ben lontana dall’essere uno Stato “democratico”.

La parte finale che coincide con la fine della “schiavitù” di Celie e la agognata quanto meritata emancipazione, pur strappando allo spettatore un sospirato sorriso, inverte in negativo il registro ed il ritmo volendo una conclusione favolistica forzata e stonata.

Una scelta infelice che penalizza quanto di buono visto in precedenza.

In conclusione la versione “musical “de “Il colore viola” presenta luci ed ombre, rendendola così un’operazione godibile, impreziosita da ottime prove attoriali, ma non sufficienti da renderla memorabile nel tempo.

Vittorio De Agrò

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