#ROMAFF18 – 18- 28/10/2023 SPECIALE #4: (DAY 2) – il ritratto di Monica Vitti

(da Roma Luigi Noera con la gentile collaborazione di Stefano Sica e Valentina Vignoli – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Fondazione Cinema peri Roma)

Nessuno ne parla ma il ritratto di Monica Vitti nel film di Roberta Torre ci ha rapito

CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA

FREMONT di Babak Jalali, Stati Uniti, 2023, 88’

SINOSSI

Donya lavora per una fabbrica cinese di biscotti della fortuna a San Francisco. Precedentemente traduttrice per l’esercito americano in Afghanistan, fatica a ritrovare la sua vita. In un momento di rivelazione improvvisa, decide di inviare un messaggio speciale in un biscotto.

RECENSIONE

Fremont è un sobborgo lontano da NYC dove vivono tanti afgani scappati dal loro paese a seguito dell’improvviso disimpegno americano con una evacuazione di massa che non ha precedenti e l’avvento dei Talebani al potere. E’ una débâcle che ha coinvolto soprattutto donne ed uomini afgani che lavoravano per l’esercito americano come traduttori per addestrare lo sgangherato esercito agfano che in un attimo si è dissolto.

Donya è una delle tante giovani afgane che si è ritrovata in America dopo questi tragici avvenimenti e lavora in un laboratorio cinese che produce i “biscotti della fortuna”. E’ un invenzione che da noi è conosciuta con i più famosi Baci Perugina, ma il meccanismo commerciale è lo stesso.

I ritmi della sua vita sono scanditi da quelli del piccolo laboratorio e dai fugaci rapporti con alcuni connazionali che vivono in un a sorta di condominio Ghetto afgano.

Come tanti altri connazionali è ossessionata dai sensi di colpa per i suoi parenti rimasti in balia della dittatura dei Talebani. L’occasione è una visita medica psichiatrica presso un centro destinato ai rifugiati.

Alternando scene della sua vita a incontri con il medico il film ci racconta il dramma di un popolo. L’unico riferimento è una sua collega di lavoro anch’essa in cerca di affetto tramite i cosiddetti “incontri al buio”.

Il film è girato in bianco e nero e 4/3 per trasmettere allo spettatore il dramma di Donya. Quando per un errore la protagonista viene allontanata dal lavoro trova improvvisamente una opportunità inaspettata nell’incontro empatico che rivoluzionerà la sua vita. Si tratta di un lavoro cinematografico di formazione che vuole denunciare che non esiste solo lo shock post traumatico dei soldati, ma anche di civili estirpati dal loro abitat per motivi umanitari

MI FANNO MALE I CAPELLI di Roberta Torre, Italia, 2023, 83’

SINOSSI

Una bella signora bionda sulla spiaggia, orme, onde, lei che raccoglie qualcosa dalla sabbia. Poi si avvicina a un ragazzo e gli dice di essersi perduta. Da una casa vicina un uomo la osserva: Monica sta perdendo la memoria, Edoardo, il marito, la accompagna con tenerezza nelle vite che lei si ricostruisce attraverso i film di Monica Vitti, La notte, L’eclisse, Deserto rosso, Teresa la ladra, Amore mio aiutami, Polvere di stelle… Antonioni, Michele Placido, Alberto Sordi, con il quale lei dialoga attraverso uno specchio, abiti, cappelli, sentimenti, sperdimenti. Dopo tante storie dal Sud e il Riccardo shakespeariano e le sue favolose signore, Roberta Torre tratteggia con eleganza, partecipazione e pudore un omaggio a Monica Vitti e alla forza del sogno. Alba Rohrwacher volteggia tra ricordi e illusioni, mentre un Filippo Timi dolente cerca di trattenerla nel nostro mondo.

RECENSIONE

L’incipit ci dice tutto il dramma di una donna che si perde nello spazio infinito di una spiaggia (che è quella di Sperlonga nel basso Lazio). La regista Roberta Torre si cimenta a immaginare il dramma di Monica Vitti nel calvario della sua malattia che la resa invisibile. E un omaggio alla attrice italiana del secolo scorso che tanti di noi ha fatto sognare. Insieme alla ottima interpretazione di Alba Rowacher c’è Filippo Timi nell’amorevole marito della Vitti.

Il film descrive nella sua completezza la dualità, anzi la doppiezza del cinema nella sua essenza mescolando in un audace montaggio spezzoni dei film più applauditi dell’attrice con scene di quotidianità nel suo percorso intimo della malattia.

L’uso dei 4/3 nelle scene di filmini amatoriali che ricordano il profondo legame di Monica Vitti e del suo inseparabile compagno di una Vita scorrono in un susseguirsi di ricordi che rasentano la realtà appunto nella doppiezza del cinema. Finzione o realtà.

Immagini sublimali mostrano un ornamento di fori che perdono progressivamente i petali, brandelli della vita di Monica. Immaggini degli specchi dove l’attrice rivede i suoi parrtner da Marcello Mastroianni, Alain Delon ed il mitico Alberto Sordi.

A quest’ultimo è dedicato un particolare omaggio mostrando parti nascoste della sua villa (adesso Museo) allo spettatore.

In queste situazioni c’è sempre la parte cattiva dell’umanità che se ne approfitta nel personaggio di Ugo il quale sottrae i beni dell’ignara Vitti sommersa dai debiti contratti dal marito per fronteggiare la terribile malattia dell’attrice.

Per ultimo la chiosa tratta da uno dei suo film: “Devo pensare che tutto quello che mi capita è la mia vita” che permette all’attrice di andare avanti nella vita reale.

Certo noi non sappiamo nulla di questo periodo buio durante il quale Monica Vitti è stata sottratta ai riflettori dei giornali, ma possiamo immaginare il grande dolore così come la regista delicatamente lo mostra.

Ritratto di Jeff

FREESTYLE – ARTS

JEFF KOONS. UN RITRATTO PRIVATO  di Pappi Corsicato, Italia, 2023, 100’ | Doc |

SINOSSI

Jeff Koons è considerato uno degli artisti più influenti, popolari e controversi degli ultimi decenni. Durante la sua carriera, ha sperimentato nuovi approcci al readymade, testato i confini tra arte avanzata e cultura di massa, sfidato i limiti della fabbricazione industriale e trasformato il rapporto degli artisti con il culto della celebrità e il mercato globale. È riuscito a elevare il kitsch e il pop e trasformarli in capolavori come pochi artisti visionari nella storia recente. Inevitabilmente, per un personaggio così polarizzante, i critici sono nettamente divisi nelle loro opinioni su Koons: alcuni lo vedono come un pioniere di grande importanza storico-artistica, altri liquidano il suo lavoro come grossolano e basato sul self-merchandising cinico. Un dibattito che alimenta da decenni il suo indiscutibile successo. JEFF KOONS. UN RITRATTO PRIVATO è un ritratto totalmente inedito e racconta le dinamiche nascoste dietro la persona, l’artista e il marchio Koons. Passando dall’America all’Europa e il Qatar attraverso varie decadi, il film rappresenta un’occasione unica per capire l’uomo che ha preso gli oggetti di uso quotidiano prodotti in serie e li ha trasformati nella più alta forma d’arte ed elevando il loro status da ordinario a sublime. Attraverso le parole di Koons, della sorella, della moglie e dei figli, ma anche di critici e galleristi, il docu-film conduce in un viaggio intimo nella mente di Jeff Koons, con l’obiettivo di scoprire cosa lo motiva oggi e cosa ha plasmato nel corso della sua carriera la sua incomparabile visione. Un mondo in cui gli oggetti quotidiani e la nostalgia per il pop del XX secolo trascendono le loro forme originali e si trasformano in opere d’arte, lasciando che lo spettatore guardi dentro le proprie riflessioni. Creazioni che richiedono il lavoro del suo team di assistenti altamente qualificati nello studio di New York per far venire alla luce dettagli maniacali. Una combinazione inedita che unisce creatività e industria dell’arte contemporanea.

RECENSIONE

Del noto artista newyorkese, proveniente da una famiglia agiata Corsicato ci mostra forse inconsapevolmente il suo lato vero.

Come per ognuno di noi la famiglia è stata un puto di partenza, lo è anche per Jeff che apprende dal padre la maniacale perfezione.

Jeff si confida candidamente davanti alla macchina da presa ricordando come la sua infanzia ha influenzato il suo stile apprendendo dal padre, decoratore d’interni che aveva un ateier di arredamento.

L’intervista ha come location l’enorme tenuta che ha acquistato (direi ripreso) nella Pennsylvania una volta proprietà del nonno paterno.

Jeff è stato sposato con la pornostar Cicciolina dalla quale ha avuto un figlio per il quale ha intrapreso una battaglia nei tribunali.

Attraverso le interviste a chi lo ha conosciuto da vicino nelle prime performance artistiche viene fuori un artista direi quasi maniacale nell’uso di palloncini e similari della sua infanzia felice nella famiglia di origine.

Impegnandosi in prima persona lavorando a Wall Street per procurarsi il denaro per la sua passione artistica Jeff ha sfondato negli anni ’90 con installazioni inedite di  atrezzi di uso comune come aspirapolveri per dettare un nuovo modo di rappresentare con l’arte moderna il reale.

Ci ha colpito però il suo atelier dove l’artista non “si sporca le mani”, ma dirige uno staff di collaboratori che con l’ausilio di computer propongono in veste “moderna”  le icone dell’antica Grecia utilizzando colori sgargianti, memorie della fanciullezza dell’artista.

Non ce ne voglia l’artista Jeff ma siamo molto distanti dalla Abramovic che mette a disposizione il proprio corpo o di Christo  con le sue installazioni planetarie. Eppure Jeff è riuscito a costruire un impero per se e per i suoi innumerevoli figli! Al riguardo ringraziamo Corsicato per averci aperto gli occhi con il suo sguardo innocente.

Per la sezione collaterale ALICE NELLA CITTÀ in altro articolo trovate il Focus di Stefano Sica di questa seconda giornata.

CONCORSO

Excursion di Una Gunjak – Bosnia-Erzegovina, Croazia, Serbia, Francia, Norvegia, Qatar, 2023, 93’

Katika Bluu di Stéphane Vuillet & Stéphane Xhroüet – Belgio, 2023, 80’

PANORAMA ITALIA Concorso

Eravamo bambini di Marco Martani – Italia, 2023, 101’

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