Jafar Panahi dal carcere annuncia lo sciopero della fame

Ci perviene questa dolorosa notizia che pubblichiamo affinchè la pressione dei socila aiutino la liberazione del regista

Il famoso regista iraniano Jafar Panahi ha iniziato lo sciopero della fame nella prigione di Evin contro la repressione mascherata da Giustizia

Ne da notizia Tahereh Saeidi, moglie del regista, detenuto nel carcere di Evin, pubblicando una dichiarazione sulla sua pagina Instagram.

La dichiarazione di Jafar Panahi così denuncia:

“Il 20 luglio di quest’anno, in segno di protesta contro l’arresto di due dei nostri amati colleghi, il signor Mohammad Rasulof e Mostafa Al-Ahmad, insieme a un gruppo di cineasti si siamo riuniti davanti alla prigione di Evin, ed è stato deciso che un numero di noi e gli avvocati dei colleghi detenuti si recassero al tribunale di Evin, ma mentre pacificamente stavamo parlando con le autorità competenti e l’investigatore competente è venuto un agente che mi ha portato dal giudice della sezione 1 del carcere di Evin.

Il giovane magistrato ha detto senza indugio: “Ti cercavamo nei cieli, ti abbiamo trovato qui”. Sei in arresto!”

Così sono stato arrestato e trasferito nel carcere di Evin per l’esecuzione di una condanna che era stata emessa undici anni prima. Secondo la legge per la quale sono stato arrestato nel 1988, dopo più di dieci anni di mancata esecuzione di una sentenza la stessa decade, e  quindi questo arresto è stato più simile a banditismo e presa di ostaggi che all’esecuzione di una sentenza giudiziaria.

Nonostante il mio arresto sia stato illegittimo, i rispettabili avvocati sono riusciti a violare la sentenza emessa nel 1990 riprendendo il procedimento presso la Corte Suprema, che è la massima autorità per le cause giudiziarie, il 15 ottobre 2022 di quest’anno, in modo che possano andare allo stesso ramo per il nuovo processo. In tal modo, a norma di legge, con l’accoglimento della richiesta di nuovo processo e la violazione del verdetto, la causa veniva deferita alla Corte ed io avrei dovuto essere immediatamente scarcerato con rilascio di cauzione.

Mentre abbiamo visto che ci vogliono meno di trenta giorni dal momento dell’arresto all’impiccagione della gioventù innocente del nostro paese, ci sono voluti più di cento giorni per trasferire il mio caso in filiale con l’intervento delle forze di sicurezza.

Secondo la legge nei casi di violazione della sentenza in Cassazione, il giudice della stessa sezione era obbligato a liberarmi con l’emissione di un’ordinanza di cauzione non appena la causa è stata deferita a quella sezione, tuttavia, con l’emissione una cauzione pesante, in pratica dopo mesi di detenzione legalmente, ero ancora trattenuto in carcere con scuse ripetute.

Quel che è certo è che il comportamento prepotente ed extragiudiziale dell’istituto di sicurezza e la resa indiscussa dell’autorità giudiziaria dimostrano ancora una volta l’attuazione di leggi al di fuori della Legge.

È solo una scusa per la repressione. Anche se sapevo che il sistema giudiziario e le istituzioni di sicurezza non hanno la volontà di applicare la legge (su cui si basano), ma per rispetto dei miei avvocati e amici, ho seguito tutte le vie legali per ottenere il mio diritto

Oggi, come molte persone intrappolate in Iran, non ho altra scelta che protestare contro questi comportamenti disumani con il mio bene più caro, cioè la mia vita.

Pertanto, dichiaro fermamente che per protestare contro il comportamento illegale e disumano dell’apparato giudiziario e di sicurezza e questa particolare presa di ostaggi, ho iniziato uno sciopero della fame dalla mattina del 12 di Bahman, e rifiuterò di mangiare e bere qualsiasi cibo e medicina fino al momento del mio rilascio. Rimarrò in questo stato finché forse il mio corpo senza vita non sarà liberato dalla prigione.

Con amore per l’Iran e per la gente della mia terra, Jafar Panahi

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