SPECIALE #VENEZIA76 #13 – 27 AGOSTO/7 SETTEMBRE 2019: (DAY 10): i commenti finali dalla nostra inviata Annamaria Stramondo

(da Venezia Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marina Pavido e Annamaria Stramondo- Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Biennale ASAC)

In attesa che le Giurie si pronuncino vi proponiamo altre pillole dal Lido di Venezia raccolte da AnnaMaria Stramondo e i suoi personali pronostici

#VE76 CONCORSO

AHERDADE di TIAGO GUEDES con Albano Jeronimo, Sandra Faleiro, Miguel Borges, Ana Vilela da Costa, Joao Vicente, Joao Pedro Mamede / Portogallo, Francia / 166′

A Herdade di TiagoGuedes è la saga di una famiglia portoghese seguita nella loro tenuta-latifondo dagli anni quaranta agli anni novavanta. Bellissimi oltre che bravi gli interpreti ma…. sembra che anche la proiezione duri mezzo secolo.

Poteva essere un Novecento in versione portoghese che però non è riuscito nell’intento (ndr)

Commento del regista: La ‘herdade’, che ha origine dal latino ‘hereditas’, è in questo film un regno dominato da un uomo carismatico e progressista, in un Paese sottoposto a una dittatura fascista. Il luogo funge da metafora di tutto ciò che accade al nostro straordinario protagonista. Sia la proprietà che l’uomo, entrambi inizialmente grandiosi, con il passare del tempo sono inevitabilmente destinati a scontrarsi con i venti del cambiamento, a rivelare le imperfezioni, le zone grigie, e a crollare. Lungo tutto il corso della vita, le scelte che facciamo ci definiscono, ma portiamo con noi qualcosa che non riusciamo a percepire né a controllare. Qualcosa che è nato con noi, che abbiamo ereditato. Questo film ci racconta delle inevitabili connessioni che ci definiscono e ci condizionano.

GLORIA MUNDI di ROBERT GUÉDIGUIAN con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Ana’is Demoustier, Robinson Stévenin, Lola Naymark / Francia, Italia / 107′

Robert Guedeguian non raggiunge con Gloria Mundi le vette delle Nevi del Kilimangiaro. L’approccio del regista e della sua consolidata compagine di attori, Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin e tutti gli altri, alle tematiche sociali sono sempre oneste e pienamente consapevoli dei diritti violati e delle lotte individuali e collettive. Purtroppo però sembra un film già visto.

Commento del regista: Parafrasando Marx: ovunque regni, il neocapitalismo ha schiacciato relazioni fraterne, amichevoli e solidali, e non ha lasciato altro legame tra le persone, se non il freddo interesse e il denaro, annegando tutti i nostri sogni nelle gelide acque del calcolo egoistico. Ecco cosa vuole dimostrare questo crudele racconto sociale attraverso la storia di una famiglia ricostituita, fragile come un castello di carte. Ho sempre pensato che il cinema dovrebbe commuoverci, a volte donandoci un esempio del mondo come potrebbe essere, altre volte mostrandoci il mondo così com’è. In breve, abbiamo bisogno sia di commedie sia di tragedie per continuare a mettere in discussione il nostro stile di vita. E dobbiamo continuare a interrogarci più che mai in questi tempi difficili, per non soccombere all’illusione che ci sia qualcosa di naturale nelle società in cui viviamo.

WAITING FOR THE BARBARIANS di CIRO GUERRA con Mark Rylance, Johnny Depp, Robert Pattinson, Gana Bayarsaikhan, Greta Scacchi/Italia / 104′

Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra, ha un po’ deluso. Non bastano un gelido Johnny Deep e un affascinante Mark Rylance a fare il capolavoro che ci si aspettava. C’è una lentezza non giustificata che fa apparire l’opera la debole versione  del Deserto dei Tartari di Valerio Zurlini che riusciva a rendere l’atmosfera metafisica di Buzzati. Qui il romanzo di Coetzee è solo una pallida imitazione.

Commento del regista: Quando abbiamo incominciato a lavorare all’adattamento del romanzo di J. M. Coetzee, pensavo che la vicenda fosse ambientata in un mondo e in un’epoca lontani. Tuttavia, mentre le riprese del film procedevano, la distanza nel tempo e nello spazio si è ridotta sempre più. Ora che abbiamo concluso, la trama si è trasformata in una storia sulla contemporaneità.

LAN XIN DA JU YUAN (SATURDA Y FICTION) di LOUYE con Gong Li, Mark Chao, Joe Odagiri, Pasca l Greggory, Tom Wlaschiha, Huang Xiangli Cina / 126′

Lan Xin Da Ju Yan ci porta a Shangai nel 1941 , un attrice è in realtà una spia e raccoglie informazioni per gli alleati. È un film che sovrappone amore ed affetti taciuto ad intrighi. La confusione dei tratti orientali non aiuta sempre lo spettatore e la bravura degli interpreti e del regista Lou Ye non bastano a coinvolgerlo e totalmente.

Commento del regista: Quando ero bambino, seguivo i miei genitori che lavoravano dietro le quinte del Teatro Lyceum di Shanghai. Lì ho trascorso molti momenti interessanti; mi mescolavo agli attori in costume e li osservavo recitare nei ruoli più disparati, mettere in scena l’amore e l’odio, le separazioni, la vita e la morte. Poi li vedevo uscire di scena e chiacchierare nei camerini. Li seguivo anche in quei momenti, quando lasciavano il teatro per ritornare alla vita reale, monotona e scialba. Fu un’esperienza fantastica vivere il passaggio continuo tra finzione e realtà. Molti anni più tardi, la lettura di La donna vestita di rugiada di Hong Ying (un romanzo sul periodo di ‘isola solitaria’ di Shanghai) suscitò in me le stesse sensazioni. La prima settimana del dicembre 1941 cambiò la storia del mondo, sebbene le persone allora non lo sapessero. Inconsapevoli del loro futuro, vivevano la propria vita come sempre, calate nella routine quotidiana e inseguendo i propri obiettivi. Durante quel periodo, dentro e fuori dal teatro, sul palcoscenico e lontano dal palcoscenico, le persone si stavano lentamente avvicinando all’ignoto ‘sabato’ che avrebbe segnato il loro destino. Questo film parla del destino di diverse persone negli anni di una complessa crisi mondiale. È anche un dialogo con la cosiddetta Scuola del ‘sabato’, un’importante corrente nella storia della letteratura contemporanea cinese.

LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA di FRANCO MARESCO – con Letizia Battaglia, Ciccio Mira / Italia / 105′

Sarà pure come sostengono alcuni “solo un ottimo documentario” ma Franco Maresco con La mafia non è più quella di una volta riesce a far sorridere di cose serissime e riesce a far riflettere su sottofondi musicali stonati e scordati. Letizia Battaglia è il Virgilio che fa da guida in una luminosa e “ buia” Palermo, contrapponendo allo scetticismo di Maresco la sua fiducia nei possibili cambiamenti della città. Il ricordo di Borsellino e Falcone, al momento non sembra poter fare miracoli ma gli sguardi vivaci delle ragazzine dello zen fanno intravedere possibili riscatti. La fotografia è uno dei punti di forza.

Commento del regista: Questo film è l’inevitabile seguito di Belluscone. Una storia siciliana, presentato a Venezia nel 2014. Devo ammettere che non è stato per niente facile, cinque anni dopo, tornare a raccontare una storia con dentro, ancora una volta, i cantanti neomelodici e la mafia. La mia sensazione, però, è di essermi spinto oltre rispetto al film precedente. In un territorio in cui la distinzione tra bene e male, tra mafia e antimafia, si è azzerata e tutto, ormai, è precipitato in uno spettacolo senza fine e senza alcun senso.

Ma ecco quello che potrà essere il verdetto della Giuria presieduta dalla regista argentina Lucretia Martel

Tra i tanti possibili premi è quasi una certezza il Leone d’oro a  Joker

di Todd Philips, è stato sin dall’inizio  i  l film più sponsorizzato dalla stampa, sicuramente un bel film, non nelle mie corde.

Invece J’accuse di Roman Polanski è un opera maestosa che merita un premio. Considerate le polemiche sul regista purtroppo non è detto che

riceva il Leone d’oro ma potrebbe ricevere il Leone d’argento,  riconoscimento forse ancora più apprezzabile.

L’altro film che ho molto amato è Gloria Mundi di Robert Guédiguiannel quale Arianne Ascaride con la sua interpretazione di moglie, ex moglie, madre e lavoratrice che ci regala in è delicata e aderente alla dolorosa realtà di molti.

Ed infine mi auguro che a “La Mafia non è più quella di una volta” venga attribuito il riconoscimento per l’irriverente e forte regista Franco Maresco.

 

 

 

 

 

 

Anna Maria Stramondo

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