SPECIALE #CANNES72 #6 – 14/25 MAGGIO 2019 (DAYS 4&5)

Almadovar alla riscossa e Bruno Dumont racconta un pezzo di storia francese

(da Cannes Luigi Noera – Le foto sono pubblicate per gentile concessione del Festival de Cannes)

Nel fine settimana la critica ha redatto la classifica (fonte SCREEN) dei film in concorso a Cannes ponendo al primo posto Pedro ALMODÓVAR con DOLOR Y GLORIA (PAIN AND GLORY) 3,3, seguito ex equo da DIAO Yinan con NAN FANG CHE ZHAN DE JU HUI (THE WILD GOOSE LAKE) Cina e Mati DIOP con ATLANTICS 2,8 che ottengono un piccolo stacco su Kleber MENDONÇA FILHO & Juliano DORNELLES con BACURAU 2,6, Ken LOACH con SORRY WE MISSED YOU  2,5 (il quale però sconta la mancata recensione del giornalista di Liberation). Agli ultimi posti Ladj LY con l’Opera prima  LES MISÉRABLES 2,4, Jessica HAUSNER con LITTLE JOE  2,3 ed infine Jim JARMUSCH con THE DEAD DON’T DIE che ottiene il punteggio più basso di 2,2

Non c’erano dubbi sull’ultimo film di Pedro ALMODÓVAR che è in uscita anche in Italia. DOLOR Y GLORIA (PAIN AND GLORY) è un film autobiografico e un inno alla settima arte. Una interpretazione di Banderas notevole con lo sguardo del fanciullo alla madre e già consapevole del suo destino artistico. Tra mille difficoltà l’unico pensiero rivolto al cinema, ma anche al teatro. E’ Addiction l’opera messa in scena da ultimo. Invece il film austriaco LITTLE JOE di Jessica HAUSNER sorprende con le sue trovate fantoscientifiche e il tema sulla genetica delle coltivazione. Nel finale la questione si ingarbuglia lasciando lo spettatore a risolvere la questione. Ci è invece piaciuto tanto il thriller del runmeno Corneliu PORUMBOIU che in poco più di 90 minuti mescola i vari generi cinematografici, dallo spionaggio al poliziesco al melò Si tratta di THE WHISTLERS ossia di quei messaggi cifrati con i fischi utilizzati da una banda che vuole effettuare il colpo del secolo.

Infine dalla Cina il genere della crime story raccontata da DIAO Yinan nel film NAN FANG CHE ZHAN DE JU HUI (THE WILD GOOSE LAKE).

Nella selezione Un Certain Regard ecco emergere una giovane regista maghebrina Mounia MEDDOUR con PAPICHA. La rivoluzione degli anni ’90 e il clima di terrore del Marocco durante la quale miglia di civili vennero trucidati dalle bande pseudoislamiche per seminare il terrore tra la popolazione. La giovane protagonista non si arrende alla violenza e riesce a realizzare una sfilata di moda all’interno della scuola d’arte dove studia.

E’ una ottima piece teatrale quella organizzata da Bruno DUMONT nella sua opera JOAN OF ARC. La giovinetta Joan affronta il potere costituito dell’inquisizione che la vuole mandare al rogo. Notevole l’interpretazione maschile dell’accusatore che con le sue fragilità chiede un porto sicuro. Mentre l’ Opera prima THE CLIMB di Michael COVINO porta la freschezza di una commedia incompiuta con la storia di due amici per la pelle. Le vicissitudini della vita li portano a gesti apparentemente controversi, ma alla fine l’amore vince.

A proposito di amore il film PORT AUTHORITY di Danielle LESSOVITZ , altra Opera prima nel panorama della selezione Un Certain Regard, ci pone un amore controverso nel panorama della citta di New York City. Paul è un giovane che vorrebbe dare una svolta alla sua vita trasferendosi appunto a New York. Ma il destino lo fa inciampare in un amore inaspettato. Figura non del tutto limpida alla fine fa le sue scelte. Infine un laboratorio cinematografico quello imbastito dallo spagnolo Albert SERRA e il suo lavoro LIBERTÉ,  formalmente perfetto ma non nel contenuto. Ci domandiamo quale delle due facce della medaglia ha prevalenza artistica? Ebbene si può affermare che l’arte ha come genitori la forma e il contenuto in un equilibrio instabile di volta in volta da verificare. Nel caso di LIBERTÉ l’equilibrio non c’è!

Infine fuori concorso NOÉ Gaspar ha presentato LUX ÆTERNA, altro inno al cinema ed alle sue componenti

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