SPECIALE #TOKYO IFF#32 – 28/10 – 5/11 2019 (DAY -10): L’Italia ancora una volta viene rappresentata da Napoli

(Le foto sono pubblicate per gentile concessione del Tokyo International Film Festival)

IL FESTIVAL DI TOKYO ANCORA UNA VOLTA SCEGLIE NAPOLI A RAPPRESENTARE L’ITALIA

NEVIA

Ancora una volta l’Italia è presente al Festival del Sol Levante di Tokyo con una pellicola partenopea. Dopo il successo di De Angelis dello scorso anno premiato con due riconoscimenti per il 2019 sarà la volta dell’esordiente alla regia Nunzia De Stefano con Nevia:

Tra gli altri interpreti Virginia Apicella, Pietra Montecorvino, Pietro Ragusa, Rosy Franzese, Franca Abategiovanni, Simone Borrelli, Lola Bello e la partecipazione di Gianfranco Gallo

Nevia ha 17 anni e vive nella periferia di Napoli con la sua amata sorellina Enza, la zia Lucia e la nonna Nanà.

È un’adolescente testarda, determinata a togliersi dalla vita molto più di quanto il destino abbia pianificato per lei, ma è difficile essere una ragazza in un posto dove solo gli uomini possono stabilire le regole e apparentemente non ci sono opzioni se non far quadrare i conti con un po’ di lavori illegali.

Fino a un giorno, un circo arriva in città, cambiando tutto nella vita di Nevia e dandole una nuova speranza …

Ma soffermiamoci sulle ragioni della regista ad affrontare una storia al femminile:

“Le ragioni che mi hanno portato a scrivere questa storia, e a farne un film, nascono da un’esigenza personale di affrontare il mio passato, che, nel corso della scrittura, si è spesso trasformato in un vero conflitto. Se l’adolescenza è considerata il periodo cruciale per la costruzione dell’identità e della personalità di un individuo, è anche il più controverso. I ricordi più vividi della mia giovinezza appartengono esattamente ai dieci anni trascorsi nei container di Ponticelli, alla periferia di Napoli, quando il terremoto del 1980 che colpì la Campania costrinse la mia famiglia a vivere in un campo di emergenza provvisorio in attesa di un nuovo alloggio. I giorni sono diventati mesi e mesi, ma l’edilizia sociale non è mai arrivata e abbiamo dovuto imparare ad adattarci a questa drammatica situazione, cercando di ristabilire una normale routine quotidiana e abituandoci a vivere in modo dignitoso anche con il piccolo noi aveva. Col passare del tempo, diverse generazioni di residenti sono andate e sono andate, ma il campo container è ancora lì; ora si è trasformato in un piccolo mercato immobiliare di livello più basso, che spesso offre un tetto ai rifugiati provenienti da altre sfortunate realtà.

Anche se le mie esperienze sono state un punto di partenza per la sceneggiatura del film, credo che sia limitativo cercare il valore di questa storia solo nella mia autobiografia. Nevia è un racconto della maturità, che descrive le varie vicissitudini e i molti ostacoli che emergono tra una ragazza di diciassette anni e la conquista di un’autocoscienza libera e matura. Il contesto criminale e la miseria dei sobborghi napoletani sono solo lo sfondo di una storia che mira ad acquisire un significato universale. Nevia è una ragazza, come molte altre, che lotta contro un destino predeterminato imposto dalla sua famiglia e dalla comunità in cui è cresciuta con le sue tradizioni coercitive. È una moderna Cenerentola, nata in un ambiente povero e indigente, che tuttavia è risolutamente e testardamente alla ricerca della propria strada nella vita.

Sulla base di questi elementi è difficile circoscrivere il genere cinematografico all’interno dei confini del “dramma sociale”, dal quale la storia cerca continuamente di prendere le distanze. Nevia è infatti anche una commedia, caratterizzata da un umorismo grottesco e surreale e definito dai suoi dialoghi acuti e arguti, peculiari del teatro napoletano, in particolare del genere napoletano “Sceneggiata”. I personaggi emblematici della “Sceneggiata” napoletana sono facilmente riconoscibili nella storia: la madre “a mamma”, la piccola “o Nennillo” e l’antagonista “O Malamente”.

Come accennato in precedenza, il film è anche una favola classica, reinterpretata in chiave contemporanea. Siamo di fronte a un’eroina senza un principe azzurro, costretti dalle necessità della vita a rimboccarsi le maniche per aiutare la sua famiglia e se stessa. Nel mondo del circo potrebbe essere in grado di trovare il suo tanto atteso sogno di fuga.

La sua ingenuità e inesperienza le causano vari problemi, ma finiscono per trasfigurare la sua visione della realtà in modo fantastico: vediamo lei e il suo fratellino rimanere affascinati da un grande ippopotamo che ama fare il bagno nel letame e scambiare un’iguana con un terribile coccodrillo. Come i contenitori in cui vivono ogni giorno, i personaggi sembrano nascondere sotto un aspetto aspro una realtà interna inaspettatamente complessa caratterizzata da tratti quasi barocchi, sempre pronti a giocare, da stupire e mostrare interesse per i più piccoli dettagli della vita.

Alcuni aspetti del film possono ricordare storie e personaggi del cinema italiano del dopoguerra; film in cui sono emerse l’originalità e la verità della vita quotidiana intrecciate con componenti di fantasia e sogno. Sfruttando le mie esperienze personali, spero nel mio piccolo modo di portare sullo schermo questi elementi, raccontando la storia di una sezione trasversale di una società emarginata, senza trascurare la freschezza e la vitalità di un periodo di vita pieno di speranza.”

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Siamo pure orgogliosi che altri due film in concorso siano stati ripresi dalla Mostra di Venezia e in particolare Atlantis di Valentyn Vasyanovych AP Ukraine premiato alla Mostra e La Llorona di Jayro Bustamante AP Guatemala/France

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