Noi di Jordan Peele – la recensione di Francessca Salmeri

Noi, 2019,  di Jordan Peele con Lupita Nyong’o e Winston Duke

Narciso preso dalla propria immagine muore catturato dalla propria vanità. È ben lontano dal concetto di bellezza esteriore l’espediente narrativo messo in atto da Jordan Peele in Noi.

Al centro del film è la metafora elaborata del Doppelgänger, il doppio, l’ombra, la nostra immagine riflessa che prende vita. La coerenza del tutto è realizzata grazie alla capacità di inserire in un immaginario possibile immagini di grande effetto ottico, classiche del genere horror per realizzare un film complicato ed intenso. La metafisica viene dopo la sofferenza, la violenza, la paura; le ombre, i doppi,  non sono mostri o allucinazioni, sono solo gli altri. Lo strato sociale che siamo abituati a considerare quando leggiamo le notizie di cronaca sul giornale, o che intravediamo di corsa mentre andiamo in ufficio, formato da quelle persone che speriamo di non incontrare in vacanza.

Davanti ai propri doppi la famiglia protagonista del film non può solo scappare o combattere, è costretta invece ad un esame che riguarda la propria identità. Ogni membro, nello scontrarsi con le altre ombre, scopre sé stesso e la vera natura delle persone che ama di più.

Noi risulta un film estremamente convincente, grazie ad una grande interpretazione degli attori – in particolare quella di Lupita Nyong’o –  e un insieme di elementi classici del genere, fatti emergere al giusto momento, in un crescendo di tensione e contenuto. Platone sosteneva che l’amore fosse il desiderio di ciò che non si possiede. I doppi in Noi sono ombre che non si limitano ad apparire in contrasto alla luce. Verso quella luce camminano, arrivano a violarla e cercano di manipolarla verso loro stessi. Interessante la scelta di sviluppare in lunghi momenti l’evoluzione della trama che non si esaurisce –  come si potrebbe temere dopo un primo momento di grande ansia e empatia nei confronti dei personaggi – ma si complica ed estende, quasi proponendo dei momenti di pausa durante i quali personaggi e pubblico cercano di comprendere cosa stia per accadere. L’atmosfera con cui si svela il finale è complessa, le immagini con cui si è aperto il racconto si ripropongono e si arriva lentamente a comprendere l’intimo dualismo vero ultimo protagonista.

Francesca Salmeri

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