#CANNES 2017 tutti i premiati e non . . . – parte 1 – Selezione Ufficiale

L’edizione da poco conclusasi sarà ricordata perché difficilmente i vincitori saranno ricordati. Contrariamente alle previsioni i premiati a parte l’inglese YOU WERE NEVER REALLY HERE, lo svedese The Square e il russo NELYUBOV (LOVELESS), gli altri sono stati autori ed interpreti posizionati alla fine della nostra graduatoria di  gradimento. Soprattutto siamo rimasti sorpresi che “il compitino” di Sofia Coppola abbia ricevuto il premio per la miglior regia. Ma c’è stato anche un fuori programma con il premio speciale per il 70mo anniversario del Festival andato alla attrice Nicole Kindam è stato consegnato da Will Smith, l’attrice interprete sia di THE BEGUILED che di THE KILLING OF A SACRED DEER in coppia fissa con Colin Farrell. Se nel film di Coppola come vedremo la Kindman è irriconoscibile come interprete, nell’altro film riesce ad esprimere il pathos che la situazione richiede. Nicole KIDMAN commossa ha commentato. “Mi sento fortunata di svolgere la professione di attrice. Il 70mo del Festival di Cannes è stata la celebrazione del cinema e delle storie”.

Iniziamo dal Gran Premio della Giuria consegnato da Costa-Gavras e Agnès Jaoui andato inspiegabil -mente a Robin CAMPILLO per 120 BATTEMENTS PAR MINUTE EX-ÆQUO al sudcoreano HONG Sangsoo che ha presentato GEU-HU (THE DAY AFTER), unico film della selezione ufficiale che non abbiamo visto. Ricordiamo dello stesso Robin CAMPILLO Eastern Boys presentato nel 2013 alla Mostra di Venezia, nel suo ultimo lavoro ci racconta la storia degli attivisti di Act Up parigini. Tra il cast l’attrice preferita dai fratelli Dardenne: Adèle Haenel. Nel commento a caldo il regista ha ricordato che il film può essere considerato un tributo a coloro che sono morti e soprattutto quelli che vivono, che hanno combattuto, che sono stati sottoposti a un trattamento duro e che hanno messo la loro vita in attesa durante tutto quel tempo. Le persone non sono mai così belle o forti come quando condividono l’esperienza. Noi però diciamo che ha utilizzato un linguaggio talmente urlato ed aggressivo con alcuni spunti irreali, finalizzati ad evidenziare il disinteresse all’epoca della società civile francese, che ha ribaltato al contrario il punto di vista a favore della lodevole causa. Da un punto di vista cinematografico il film contiene ripetizioni inutili e scene scioccanti che nulla aggiungono. Sull’argomento con toni completamenti opposti può prendersi a riferimento il protagonista Matthew McConaughey nell’indimenticabile Dallas Buyers Club. La storia privata di un uomo qualunque che si mette contro la legge per rimanere vivo, lottando contro l’Aids. Qui la piaga dell’HIV è vista e vissuta in prima persona da un texano omofobo, che però alla fine entra in empatia con il travestito, anche lui colpito dal terribile virus. Ecco due modi di fare cinema a confronto dove Robin Campillo non convince. Ci chiediamo quali rospi abbia dovuto ingoiare il maestro Paolo Sorrentino in veste di componente della giuria guidata da Pedro Almodovar che a tutti i costi ha voluto premiare un film che si trova in fondo alla classifica del nostro gradimento. Il film ha ricevuto in maniera inaspettata pure il premio FIPRESCI della critica internazionale per la selezione ufficiale.

Il film che abbiamo più amato è invece quello che ha chiuso il Festival. Ci riferiamo al film dell’inglese Lynne RAMSAY che ha presentato YOU WERE NEVER REALLY HERE. Dove c’è il ritorno tanto atteso di uno degli attori preferiti dalla regista John C. Reilly e l’attesissima interpretazione di Joaquin Phoenix. Questo in una performance ragionata a tavolino, ci racconta di un veterano di guerra eroinomane. Un supereroe che con un martello inchioda alle loro responsabilità i vari personaggi cattivi che incontra. Molte scene scioccanti però sono frutto della sua immaginazione distorta dall’uso delle droghe. In questa edizione ingombrante del Festival per la ordinarietà del linguaggio Joaquin Phoenix ci propone una delle sue migliori interpretazioni. A buon ragione la Giuria gli ha assegnato il premio Miglior interpretazione attore protagonista consegnata da Jessica Chastain. Lo stesso film è stato insignito del premio Miglior Sceneggiatura consegnato da Marisa Paredes e Park Chan-wook EX-ÆQUO con il film scritto da Yorgos LANTHIMOS e Efthimis FILIPPOU THE KILLING OF A SACRED DEER, per noi solo al settimo posto.

Nel nostro gradimento segue un film che invece non ha ottenuto il doveroso riconoscimento dell’altro regista europeo che lavora in America, Kornél MUNDRUCZÓ che ha presentato una mescolanza fra favola metaforica e film d’azione a cui ha dato il titolo JUPITER’S MOON (ovvero La Luna dell’Europa).  Si tratta di un altro brandello attuale della sua nazione che dopo l’ingresso in Europa ha avuto una svolta autoritaria. In conferenza stampa ha però chiarito che non è sua intenzione criticare il proprio paese, il quale fa parte dell’Europa e pertanto la situazione interna è anche un problema degli Stati membri d’Europa. Senza voler fare indagini sentiamo ancora di più in queste affermazioni il clima che si respira in Ungheria. Ma veniamo al racconto che tra scene di migrazioni, scene di inseguimento porta a compimento il racconto con il sacrificio del dottor Stern, un medico che ha cercato in tutti modi di sfruttare i poteri di levarsi da terra del quasi angelo nella realtà del giovane Aryan immigrato illegalmente.

Al terzo posto sempre dall’Europa lo svedese Ruben Ostlund che con The Square spariglia i pronostici e vince a sorpresa la Palma D’oro consegnata da Juliette Binoche e Pedro Almodóvar. The Square è una installazione del maggior museo svedese che parla di empatia, di fiducia fra le persone, ma anche di altro. La storia ben organizzata prende spunti e il linguaggio parafrasati dal cinema di Sorrentino. Fa piacere che il nostro regista, peraltro in giuria, venga omaggiato in questo film che affronta vari temi. Insomma La grande Bellezza non é solo di casa da noi! Il finale a sorpresa sfugge di mano però allo stesso regista.

Al quarto posto è posizionato Il premio della giuria consegnato da Maren Ade e Guillaume Gallienne. Il Premio è andato ad Andrey ZVYAGINTSEV che ha ringraziato la Giuria ed in particolare Will Smith dicendo “He really exists!”. Il regista russo Andrey ZVYAGINTSEV, dopo il coraggioso Leviathan sul nuovo potere in Russia, quest’anno è stato selezionato con il film NELYUBOV (LOVELESS). Il regista si cimenta con una storia intima, ma nello stesso tempo sui valori fondanti qual è essere genitori, è ancora una volta critico verso la società post-sovietica dedita al piacere personale. Zhenya e Boris hanno divorziato ed entrambi si sono ricostruiti una vita senza considerare che di mezzo ci sia la vita del loro figlio. Nella Russia post comunista si consuma il dramma familiare.

Chi per noi occupa la quinta posizione ossia la nuova stella del Sol Levante, già conosciuta ed apprezzata in passato nella sezione Un Certain Regard, ormai assidua al Festival di Cannes con il suo omaggio al Cinema da strappare le lacrime non ha ricevuto dalla Giuria della selezione ufficiale. Parliamo di Naomi KAWASE che ha presentato HIKARI (RADEANCE). Della regista ricordiamo il delicato AN del 2015 distribuito in Italia come Le Ricette della signora TOKU, adesso ci propone un omaggio alla settima arte con la storia di Misako appassionata autrice di versioni cinematografiche per non vedenti e il suo incontro con un fotografo famoso che sta perdendo progressivamente la vista. L’attrice protagonista avrebbe meritato il premio, ma anche la fotografia è stupenda. La regista è stata invece apprezzata dalla Giuria Ecumenica che le assegnato appunto il suo Premio perché il film esplora la responsabilità, la resilienza, la speranza e la possibilità, sebbene si viva al buio di vedere la luce attraverso le parole.

Per noi segue l’altro escluso dai Palmares che è Sergei LOZNITSA con A GENTLE CREATURE il quale meritava un premio per la sua difficile storia resa possibile grazie ad una produzione francese. Nato in Bielorussia, documentarista e cittadino del mondo è stato ospite sia di Cannes con Maiden nel 2014 che di Venezia con  The Event e Austerlitz nel 2015 e 2016 rispettivamente, ritorna adesso a Cannes con un lungometraggio poderoso. Partendo dalla narrazione intima di una donna gentile e distinta nei modi di fare, LOZNISTA in realtà racconta la sua Russia dove ancora oggi dilaga la corruzione. Un Pamphelet politico. Alla proiezione con il pubblico è stato pure contestato, ma non abbiamo dubbi sulla buona fattura del soggetto eccezion fatta per il finale che vi lasciamo scoprire in sala. Meritevole di attenzione la protagonista in una interpretazione impeccabile.

Al settimo posto nella Selezione Ufficiale dei film in Competizione il regista greco Yorgos LANTHIMOS presenta THE KILLING OF A SACRED DEER in una produzione anglosassone vince il palmares per la migliore sceneggiatura come abbiamo detto EX-ÆQUO a Lynne RAMSAY che ha presentato YOU WERE NEVER REALLY HERE, che per noi resta il miglior film di Cannes 2017. Lo stesso autore ha presentato ed ha  vinto a Cannes nel 2015 con The Lobster interpretato da Collin Farrel il quale questa volta raddoppia la sua presenza a Cannes insieme a Nicole KINDMAN. In un crescendo di suspense-horror la quiete della famiglia modello di un famoso cardiochirurgo viene sconvolta dal desiderio di vendetta dei familiari di un paziente morto durante una operazione al cuore. Gli elementi per un buon film ci sono tutti. Il cattivo impersonato dal giovane figlio del paziente già visto nel film Eastern Boys è un ragazzo che fa tenerezza per la sua caparbietà. Tanto sangue con il finale segnato da una dolorosa scelta per il cardiochirurgo. Il tema affrontato potrebbe sembrare a prima vista un inneggiare alla disgregazione del concetto di Famiglia. In realtà nella scelta dolorosa del protagonista c’è la volontà di salvificazione. Il regista conferma ancora una volta di possedere una vena narrativa che stupisce. Infatti ha vinto EX-ÆQUO il premio per la miglior sceneggiatura.

Tralasciando i restanti film soffermiamoci sugli altri premiati che per noi si posizionano però in fondo alla classifica di gradimento. Il terzultimo è il film di Sofia COPPOLA THE BEGUILED che non raggiunge la sufficienza. Vincitrice contestata a Venezia con Somewhere nel 2010, dirige adesso un cast variegato dove spiccano star affermate come Nicole Kidman e Colin Farrell ma anche giovani prodigi: Elle Fanning, Kirsten Dunst e Angourie Rice. In questo remake del film omonimo (1971) di Don Siegel, interpretato a suo tempo da Clint Eastwood non ci pare il caso di fare confronti piuttosto sembra un esercizio cinematografico che riesce bene alla giovane Sofia. Purtroppo i due interpreti principali sembrano ingessati in ruoli che non hanno fatto propri. Insomma una delusione. La pellicola è tratta dal romanzo di Thomas P. Cullinan, sulla sfondo della guerra di secessione americana. Eppure la Giuria presieduta da Pedro Almodovar le ha assegnato il premio miglior Regia! Il premio consegnato da Fan BingBing e Gabriel Yared. Ecco il commento a caldo di Sofia Coppola: Vorrei ringraziare mio padre, che mi ha insegnato a scrivere e il mestiere di regista, e mia madre, per avermi insegnato ad essere artista. Grazie anche a Jane Campion, per essere un modello di regista e ispirare le donne ad essere registi.

Per noi in ultima posizione il film di Fatih AKIN AUS DEM NICHTS (IN THE FADE). Il regista è l’autore di Tschick (Goodbye Berlin) presentato ad Alice nella Città 2016, di origine turco vive ad Amburgo, e ci parla ancora della sua seconda patria. Se il lungometraggio precedente aveva una sua drammaturgia, nel film presentato a Cannes non c’è potenza di linguaggio, ma solo una mera esercitazione della conoscenza del mestiere di regia. Eppure l’interprete Diane Kruger ha ricevuto il palmares come miglior attrice consegnato da Irène Jacob e Paolo Sorrentino. Noi avremmo preferito le due protagoniste rispettivamente di HIKARI (RADEANCE) di Naomi KAWASE e A GENTLE CREATURE di Sergei LOZNITSA. Diane KRUGER ha così commentato il premio  “Un grazie a mio fratello Fatih per aver creduto in me, mi hai dato una forza che non avrei mai creduto di poter possedere. Non posso ricevere questo premio senza pensare a coloro che sono stati vittime del terrorismo. Per non dimenticare.

Infine ci sembra doveroso menzionare tra gli altri il film di Michael HANEKE HAPPY END. Dal regista tedesco autore  di Amour interpretato da  Isabelle Huppert ed a Jean-Louis Trintignant insieme a questi ultimi  una saga familiare della ricca borghesia francese nella quale gli elementi ci sono tutti per fare apprezzare il film. Nella storia c’è un richiamo preciso alla precedente pellicola dalle labbra del patriarca Trintignant. Il finale a sorpresa lo potrete godere in sala con un stupendo Trintignant che osserva il mondo dall’alto della sua esperienza. Della selezione ufficiale fuori concorso è pure lodevole il film di chiusura che è un gioellino con il quale ROMAN POLANSKI omaggia il mondo della scrittura e del cinema. Si tratta del thriller D’APRÈS UNE HISTOIRE VRAIE [BASED ON A TRUE STORY]. Rimandiamo ad una seconda parte i commenti sulla selezione a latere UN CERTAIN REGARD che ha visto l’attrice italiana Jasmine Trinca premiata come migliore attrice. In conclusione questa edizione di Cannes è apparsa atipica forse perché le aspettative erano tante visto che si trattava del 70esimo compleanno, che però sono portati degnamente dall’istituzione più prestigiosa del Cinema francese.

Per pura cronaca riportiamo la nostra classifica della Selezione Ufficiale con il punteggio assegnato con in grassetto i film premiati:

Lynne RAMSAY YOU WERE NEVER REALLY HERE – Gran Bretagna: 9,5

Kornél MUNDRUCZÓ JUPITER’S MOON – Ungheria: 9,25

Ruben Ostlund  The Square – Svezia, Danimarca, USA, Francia: 9

Andrey ZVYAGINTSEV NELYUBOV (LOVELESS) – Russia: 8,75

Naomi KAWASE HIKARI (RADEANCE) – Giappone: 8,5

Sergei LOZNITSA A GENTLE CREATURE – Francia: 8,25

Yorgos LANTHIMOS THE KILLING OF A SACRED DEER – Gran Bretagna , USA: 8

Todd HAYNES WONDERSTRUCK – USA: 7,75

Michael HANEKE HAPPY END – Francia: 7,5

Noah BAUMBACH THE MEYEROWITZ STORIES – USA: 7,25

François OZON L’AMANT DOUBLE  – Francia: 7

Michel HAZANAVICIUS LE REDOUTABLE – Francia: 6,75

Benny SAFDEE & Josh SAFDEE GOOD TIME – USA: 6,5

BONG Joon-Ho OKJA – Sud Corea: 6,25

Jacques DOILLON RODIN – Francia: 6

Sofia COPPOLA THE BEGUILED – USA: 5,75

Robin CAMPILLO 120 BATTEMENTS PAR MINUTE – Francia:5, 5

Fatih AKIN AUS DEM NICHTS (IN THE FADE) – Germania: 5

HONG Sangsoo GEU-HU (THE DAY AFTER) – Sud Corea: ND

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