#ROMAFF18 –18-28/10/2023 SPECIALE #14: (DAY 7) – Il Focus su ALICE a cura di Stefano Sica

(da Roma Luigi Noera con la gentile collaborazione di Stefano Sica e Valentina Vignoli – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Fondazione Cinema per Roma)

Dal CONCORSO ALICE NELLA CITTÀ storie di famiglie spezzate

The Other Son di Juan Sebastiàn Quebrada – Colombia, Francia, Argentina, 2023, 89’

SINOSSI Federico e suo fratello Simon vivono a pieno la loro adolescenza, fino al giorno in cui Simon muore cadendo dal balcone durante una festa. Mentre la sua famiglia va in pezzi davanti ai suoi occhi, Federico cerca di vivere una vita normale durante le ultime settimane di scuola. Incapace di piangere, inizia ad avvicinarsi a Laura, la fidanzata del fratello morto e sembra trovare conforto in lei.

RECENSIONE

La sezione Alice nella Città della festa di Roma ci mostra l’esordio alla regia del colombiano Juan Sebastiàn Quebrada attraverso un film emotivamente straziante che tratta l’elaborazione del lutto in una famiglia a seguito della morte improvvisa del loro figlio.

Simon è un ragazzo apparentemente tranquillo, che sta vivendo il delicato periodo dell’adolescenza tra sogni, divertimento, illusioni e delusioni. Nulla fa presagire un gesto estremo del ragazzo e nemmeno i suoi affetti stabili ipotizzano questa lontana fantasia. Eppure ad una festa come tante altre, i suoi amici lo ritrovano morto in una pozza di sangue a seguito di una caduta dal balcone.

Gli effetti della morte del ragazzo hanno un effetto devastante sulla famiglia, nella quale ognuno elabora il lutto a modo suo. Il padre va alla ricerca di un ipotetico colpevole morale per scaricare le responsabilità su qualcuno e per togliersi di dosso il peso di questo dolore. Il fratello Federico si chiude in un mutismo apatico, non parlando con nessuno dell’episodio e cercando di continuare imperterrito la sua vita. Il ragazzo, tenendosi tutto dentro, assumerà le sembianze di una bombola a gas, accumulando pressione fino ad un’esplosione inevitabile. Anche la fidanzata di Simon – Laura – risulta molto scossa dall’accaduto, in quanto ultima persona ad aver visto il ragazzo in vita prima del gesto estremo. Nel corso della storia Laura e Federico, uniti da uno stato di pietà reciproca, si avvicineranno parecchio fino a stringere un legame affettivo che si trasformerà in una relazione.

Il componente della famiglia che subirà maggiormente il trauma della perdita del figlio sarà la madre. Attraverso una splendida interpretazione con molte scene strazianti, il personaggio esterna tutto il suo dolore in un’ascesa costante di esaurimento mentale: dalle urla disperate in ospedale, alle giornate passate in casa a vedere e rivedere i video di Simon da piccolo, fino ad avere delle apparizioni del ragazzo o sentire la sua voce nel sonno. Tutto questo farà entrare la madre in un vortice depressivo fino al ricovero in un ospedale psichiatrico. Alla fine riuscirà a superare il momento di crisi, ma come tutti gli altri personaggi, si porterà sulla pelle questa cicatrice dolorosa per tutta la sua vita.

Il regista enfatizza i numerosi momenti di dolore attraverso l’uso sapiente della macchina da presa, che insiste sulla proposizione di numerosi primi e primissimi piani che riprendono lo sguardo perso nel vuoto e il dolore patito dei protagonisti. La scelta di inserire molte scene cariche di un silenzio assordante o con l’ambiente circostante ovattato, non fa altro che caricare la vicenda di dramma umano. La scelta di una relazione tra Federico e Laura risulta ben riuscita nonostante si riveli controversa. La loro vicinanza è data più al lutto condiviso e al periodo traumatico passato piuttosto che al reale sentimento d’amore.

The other son conclude il film con lo stesso evento con il quale era iniziato: una festa tra ragazzi. È percepibile il messaggio che si è voluto trasmettere allo spettatore, sulla stessa lunghezza d’onda della canzone “Show must go on” dei Queen: la vita, anche se in maniera lenta e graduale, riprende per tutti quanti. Un finale leggero che si contrappone ad un’opera globalmente dolorosa, in grado di creare un forte sgomento nello spettatore.

Io e Il Secco di Gianluca Santoni – Italia, Croazia, 2023, 99’

SINOSSI Denni è un bambino di 10 anni con una missione: salvare la madre dalla violenza del padre. Per questo escogita un piano infallibile: farà uccidere il padre da un super-killer. Peccato che il super-killer in cui si imbatte sia Secco, che ha solo l’aspetto di un criminale e, soprattutto, ha un disperato bisogno di soldi.

RECENSIONE

La violenza contro le donne è un argomento molto caldo in questo periodo storico, e il regista ha voluto rappresentarla in maniera atipica: sotto lo sguardo di un bambino innocente, che si sente impotente nell’osservare circostanze violente, ma allo stesso tempo vorrebbe trovare una soluzione per far tornare lo stato di quiete in famiglia. È questo il presupposto necessario per la lettura del film Io e il Secco, nel quale Denni, un ragazzino di appena 10 anni cresciuto troppo in fretta, si spinge ad un’azione estrema che va oltre ogni qualsiasi immaginazione.

La mente di un bambino viaggia a doppia velocità in termini di comprensione di quella adulta, non a caso lo studio delle lingue nei primi anni di vita risulta più rapido che se effettuato in seguito. Gli insegnamenti oltre che didattici, possono essere morali, ed ecco che il carattere di Denni risulta uno specchio della sua situazione familiare: un misto di sofferenza e pensieri violenti.

La scelta del mandante dell’omicidio ricade su Secco: un ragazzo maggiorenne di periferia, con un passato di rapporti umani distrutti causati da suoi errori e un presente fatto di amicizie apparenti ma fallaci. L’anima del duro presto decade in un carattere debole e colmo di rimpianti per tutti gli sbagli commessi, a cui non può più rimediare. La coppia inedita di Denni e Secco – il bambino innocente che ha un’anima omicida e il super killer che si dimostra fragile – risulta molto funzionale dal punto di vista umano, con la differenza di età che risulta ininfluente a discapito dei sentimenti dei protagonisti, che vengono messi in risalto dal regista.

La presenza di alcune scene fantastiche costruite nella mente di Denni unite ad altre scene surreali e comiche, aggiungono all’opera quella parte immaginaria e scorrevole necessaria per alleggerire il film dall’essere unicamente drammatico e riflessivo, per renderlo abbastanza fruibile per lo spettatore. Una narrazione a incastro che coinvolge numerosi temi attuali: la violenza sulle donne, le periferie, la malavita e l’universo immaginario dei bambini; il tutto fa assumere all’opera complessiva un carattere più fantastico che realistico.

Stefano Sica

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