#ROMAFF18 – 18-28/10/2023 SPECIALE #6: (DAY 3) – Il Focus su ALICE a Cura di Stefano Sica

ALICE NELLA CITTÀ CONCORSO

Rivière di Hugues Hariche – Svizzera, Francia, 2023, 104’

SINOSSI

La diciassettenne Manon lascia le montagne svizzere per andare alla ricerca del padre scomparso. Mentre stringe nuovi legami e incontra il suo primo amore, è determinata a seguire il percorso che si è prefissata: diventare una giocatrice professionista di hockey su ghiaccio.

RECENSIONE

Direttamente dal Festival di Locarno, arriva alla Festa del cinema di Roma Rivière: un film che unisce il tema degli sport sul ghiaccio alle difficoltà di crescita degli adolescenti.

Protagonista di questa vicenda è Manon (Flavie Delangle), una ragazza di 17 anni in fuga da un passato costellato di dolori e sofferenze è alla ricerca di un padre che l’ha abbandonata da anni. Giunta alla sua residenza a Belfort, nel mezzo delle alpi francesi, la ragazza si trova dinanzi alla compagna del padre e alla sua sorellastra, giungendo all’amara conclusione che il padre avesse lasciato sola un’altra famiglia. Stabilitasi in quella casa grazie ad una matrigna che le mostra solidarietà, Manon si dedica all’hockey sul ghiaccio, una disciplina nella quale appare essere una predestinata e cova il sogno di diventare una giocatrice professionista. Nell’aggregarsi alla squadra maschile della città (l’hockey femminile non viene praticato in Europa) Manon dovrà combattere contro una serie di stereotipi sessisti del mondo esterno, ai quali risponderà con prestazioni maiuscole sul campo annullando ogni pregiudizio creatosi nei suoi confronti.

Nel frattempo la ragazza comincia a stringere legami con una comitiva della zona, con ragazzi e ragazze che frequentano il palazzetto del ghiaccio. In questo gruppo c’è l’apparente ribelle Karine (Sarah Bramms): una pattinatrice con la quale Manon avrà una storia sentimentale. Karine è in un momento di forte stress agonistico, nel quale non riesce ad allenarsi per via di un infortunio alla caviglia e comincia a far uso frequente di alcol e antidolorifici. Le pressioni del mondo sportivo si uniscono ad una madre violenta alla quale la ragazza non trova la forza di opporsi per via del suo carattere troppo debole. I lividi sul corpo di Karine fanno in Manon il ricordo oscuro della madre schizofrenica da cui era scappata.

La tenacia di Manon riesce a far scoccare in Karine la scintilla che le fa riprendere la sua carriera sportiva, con una vita più regolata e dedicata unicamente al pattinaggio. Le due ragazze si allenano insieme, stimolando a vicenda l’orgoglio che solo le campionesse possiedono. Inseguire i propri sogni consente a Manon e Karine di vivere la relazione con leggerezza e di distrarsi dai fantasmi del passato, i quali però ritorneranno in Karine e le impediranno il proseguimento della sua passione.

Rivière riesce a trasmettere allo spettatore tutta la complessità del mondo sportivo agonistico, dove oltre il talento smisurato vi è la necessità di una forte tenuta mentale. Il tutto deve avvenire in un periodo d’età di forte transizione, quale l’adolescenza, dove ogni ragazzo è molto esposto agli eventi esterni e allo stesso tempo immerso in una serie di contraddizioni interne, verso una continua ricerca di un’identità. Il finale del film non presenta alcun “happy ending” come la trama fa ipotizzare allo spettatore, trasmettendo un messaggio duro ma realistico che si può plasmare sia per lo sport sia per la vita: “Tutti noi cadiamo, tutti noi inizialmente ci rialziamo, poi a volte chi ricade non si rialza più”.

Stefano Sica

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