Stranizza d’Amuri dove la sicilianità vede il debutto di Giuseppe Fiorello alla regia

Stranizza d’Amuri, un film sulla sicilianità che vede il debutto di Giuseppe Fiorello alla regia

Stranizza d’amuri di GIUSEPPE FIORELLO attore, regista, sceneggiatore, produttore, è il suo primo lungometraggio da regista per il cinema nel quale ha coinvolto tanti attori siciliani.

Giugno 1982, in una calda Sicilia che freme per la Nazionale Italiana ai Mondiali di calcio, due adolescenti, Gianni e Nino, si scontrano con i rispettivi motorini lungo una strada di campagna. Dallo scontro nasce una profonda amicizia, ma anche qualcosa di più, qualcosa che non viene visto di buon occhio dalle famiglie e dai ragazzi del paese. Coraggiosi e affamati di vita, Gianni e Nino non si curano dei pregiudizi, delle dicerie e vivono liberamente. Una libertà che gli altri non comprendono e non sono disposti ad accettare…

Il loro amore sarà puro e sincero, ma non può sottrarsi al pregiudizio del paese che non comprende e non accetta. Il loro amore non sarà compreso nemmeno dalle rispettive famiglie, generando così un conflitto interno forte e doloroso. Il film è dedicato a Giorgio e Antonio, vittime nel delitto di Giarre, avvenuto nel 1980 in provincia di Catania.

L’incipit non prospetta nulla di buono: due fratelli vanno ad una partita di caccia con lo zio, il più piccolo è spaventato dal colpo del fucile che uccide il leprotto.

Due storie parallele: da una parte Totò un bambino che ha paura delle armi che assomiglia incredibilmente al protagonista di Nuovo Cinema Paradiso, che insieme al fratello Tony viene iniziato alla caccia dallo zio.

Dall’altra parte Giannino orfano di padre che lavora nell’officina del patrigno. Giannino viene preso di mira dai giovani del suo paese per i suoi orientamenti sessuali.

Recitato in siciliano stretto, la sceneggiatura attinge dai modi di dire isolani e sarà difficile per gli spettatori del continente capire fino in fondo il lessico e lo spirito che anima tutto il film.

La vicenda si svolge nella Sicilia orientale e il regista ha spiegato che per rimanere equidistante dalla tragedia ha preferito ambientarlo in un paese diverso dal reale, anche perché il suo intento non è improntato ad una indagine, bensì a mostrare in maniera poetica che l’amore non ha confini.

Tra i vari omaggi c’è quello riconoscibile a Franco Battiato con l’inserimento di alcuni pezzi molto conosciuti. Anzi nell’incontro con i giornalisti è stato introdotto il curatore delle musiche, Giovanni Caccamo diretto collaboratore appunto di Battiato.

Insieme ai due interpreti è notevole la presenza delle rispettive madri che con due diversi approcci mostrano però il loro amore per i figli.

Il film è girato in scorci suggestivi della Sicilia quali sono le gole del fiume Alcantara e le sue acque cristalline e pure come il sentimento dei due giovani.

Da sottolineare la fotografia e le soluzioni registiche delle inquadrature che ne fanno un film perfetto, anzi troppo.

Come ha spiegato Giuseppe Fiorello la spinta a dirigere questa pellicola è nata dalla lettura di un articolo di giornale che dopo trent’anni ricordava il presunto omicidio suicidio, ed infatti nel finale si lascia allo spettatore di azzardare la triste realtà.

In “Stranizza d’amuri”, fra i numerosi attori segnaliamo il giovane interprete Manuel Bono (già visto nella serie Makari dove ha dato vita in una scena al protagonista Saverio Lamanna, interpretato da Claudio Gioè, da bambino.). Manuel Bono, è stato interprete anche nel corto “Paolo e i suoi Angeli” dedicato al giudice Borsellino e alla sua scorta la cui versione teatrale da cui è tratto intitolata  “Gli Angeli di Paolo… 80 anni del Giudice Paolo Borsellino” lo aveva già visto protagonista sul palcoscenico del Real Teatro Santa Cecilia Palermo.

Nella pellicola odierna, Manuel interpreta il giovane bullo chiamato Sucabenzina.

Riportiamo una intervista al giovanissimo attore siciliano che ci ha fornito il suo ufficio stampa:

Manuel, cosa ci puoi dire del tuo ruolo nel film di Giuseppe Fiorello?

M:Nel film interpreto Sucabenzina uno dei bulli del paese, e mi sono dovuto impegnare molto per creare un personaggio odioso, con una risatina fastidiosa, quanto di più distante da come invece sono io e da come mi rapporto con gli altri

Conoscevi la storia di Giorgio e Antonio uccisi a Giarre nel 1980, che ha ispirato il film “Stranizza d’amuri”?

M:Non conoscevo prima di questo film questo duplice omicidio avvenuto negli anni 80. L’averlo scoperto attraverso la sceneggiatura mi ha fatto riflettere su quanta cattiveria ci può essere anche in un paese dove tutti si conoscevano e magari si fidavano l’uno dell’altro, e hanno ritenuto giusto condannare a morte due ragazzi che volevano solo vivere liberamente il loro amore. Oggi fortunatamente i tempi sono cambiati, ma ancora tanta strada si dovrà fare per la piena libertà e tutela della dignità umana.

Che cos’è per te l’arte della recitazione e quando hai deciso di diventare un attore?

M: Recitare è sempre stato parte della mia vita, perché ho calcato il primo palco in uno spettacolo teatrale con il ruolo di protagonista a soli 10 anni. Quindi non è stata una decisione presa un giorno della mia vita, ma un percorso che mi sta portando delle esperienze bellissime, come quelle che ho vissuto in questo film “Stranizza d’amuri”.

Come concili recitazione e musica e cosa è per te la musica?

M: Le due arti hanno tempi e modalità differenti che si avvicinano molto tra di loro, perché anche nella musica sono parte attiva in quanto compongo i miei testi, per cui, come nella recitazione, anche nella musica metto sempre qualcosa di me. Mi piace stare in un set così quanto mi piace stare in sala di registrazione… sono due mondi che si incontrano: la musica con i videoclip e il cinema con le colonne sonore…

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