Speciale #ROMAFF12 (DAYS 5&6) 30 e 31 ottobre

Al giro di boa nove film in concorso, l’incontro appassionato di Nanni Moretti con il pubblico romano, il Panel Condizioni Critiche e il gemellaggio con il Policlinico Gemelli

Si è svolto in una Sala Petrassi ricolma di tanto affetto per il cineasta romano Nanni Moretti l’incontro ravvicinato dove lo stesso regista ha tenuto banco e raccontato la sua vita da quando tardivamente all’età di 15 anni cominciò a frequentare i cinema romani storici che ancora resistono: Farnese, Mignon e Nuova Olimpia dove si formò la sua convinzione che sarebbe diventato regista arrossendo alle domande di un suo amico coetaneo dopo l’esame di maturità al quale alla domanda cosa fari adesso rispondeva con un crescente imbarazzo che non avrebbe continuato negli studi universitari, ma fatto cinema. I fratelli Taviani, Fellini ed Antonioni sono gli autori che lo hanno formato. La sua prima parte nel film Il Portaborse dove interpreta il ministro corrotto. Del film la scena dello spot pubblicitario in un dialogo morettiano con Silvio Orlando. Ma anche produttore di film con Barbagallo negli anni ’90 di due registi allora esordienti Lucchetti e il compianto Mazzacurati con Domani Accadde e Notte Italiana rispettivamente. Perché questa esperienza di produzione? Come tanti registi una sorta di rapporto sadico con registi non ancora affermati!

Le esperienze piacevoli di Moretti sono state però quelle delle Giurie dei Festival: due volte a Venezia e due volte a Cannes, come giurato prima e presidente dopo, ma anche a Torino e Locarno. Di queste esperienze ha mostrato un inedito backstage con i grandi del cinema. Moretti non è del parere di poter pervenire ad un giudizio unanime perché in tal caso si premiano film ordinari per giungere ad un compromesso. Si è commosso per Abbas Kiarostami del quale difese a spada tratta il film in concorso convincendo gli altri giurati. Un Nanni Moretti a tutto tondo, che oltre a descrivere la sua professione ha commosso il pubblico rivelando di essere stato nuovamente attaccato da un tumore.

A.O. Scott, critico cinematografico

Sempre Lunedì al MAXXI Dopo l’esperienza positiva dello scorso anno, tornerà il panel “Condizioni Critiche”, a cura di Mario Sesti. L’evento intende divenire in un appuntamento fisso destinato ad approfondire profilo, senso e futuro dell’attività di chi segue i film e ne scrive per mestiere.  L’incontro, dal titolo “Dalla stampa allo smartphone: recensioni, critica cinematografica e video-saggi”, con la presenza di due autorevoli critici ha voluto sottolineare il punto sullo stato delle cose nella critica cinematografica, dai saggi di studiosi alle rubriche sui quotidiani, dalla critica on line ai videoessay. La presenza di Annette Insdorf, docente di Film Studies alla Columbia University e autrice di “Cinematic Overtures: How to Read Opening Scenes” (Columbia University Press); A.O. Scott, critico cinematografico del The New York Times, autore di “Elogio alla critica. Imparare a comprendere l’arte, riconoscere la bellezza e sopravvivere al mondo contemporaneo” (Il Saggiatore) E’ seguita una conversazione a più voci con l’intervento di critici italiani e internazionali.

Martedì invece la Festa del Cinema di Roma è approdata  per la prima volta nella sala cinematografica MediCinema presso il Policlinico Universitario A. Gemelli con due film della Selezione Ufficiale riservati ai pazienti e familiari delle persone ricoverate. Si inizia martedì 31 ottobrecon Terapia di coppia per amanti di Alessio Maria Federici con Pietro Sermonti, Ambra Angiolini e Sergio Rubini, mentre venerdì 3 novembre alla stessa ora, sarà proiettato Mazinga Z Infinity del regista giapponese Junji Shimizu – presentato alla Festa del Cinema in prima mondiale – dedicato in particolare ai piccoli pazienti pediatrici e ai loro familiari. Le proiezioni sono realizzate grazie alla collaborazione avviata quest’anno dalla Festa del Cinema con Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli e Medicinema Italia Onlus.

 

Ma parliamo dei film in concorso:

 

C’EST LA VIE! (LE SENS DE LA FÊTE) di Eric Toledano, Olivier Nakache. Molto apprezzato sia dalla critica che dal pubblico

Nakache e Éric Toledano portano sul grande schermo uno degli eventi più attesi nella vita di una coppia: la giornata del matrimonio. Il film utilizza però lo sguardo di quelli che lavorano per renderla speciale, mostrando tutte le fasi dell’evento, dall’organizzazione alla festa. Inutile dire che sarà una lunga giornata, ricca di sorprese, colpi di scena e grandi risate.

 

CUERNAVACA di Alejandro Andrade Pease. Film del gruppo minore non convice.

La vita di Andy cambia improvvisamente quando sua madre rimane vittima di un incidente. Ora non c’è nessuno che possa prendersi cura di lui ed è costretto a trasferirsi a Cuernavaca, nella casa della nonna paterna. Mentre la nonna (Carmen Maura) fa di tutto per tenerlo a distanza e sembra nascondere molti segreti, il ragazzo entra in contatto con il mondo tanto attraente quanto pericoloso del figlio del giardiniere. E decide di iniziare a cercare suo padre da solo.

 

O FILME DA MINHA VIDA | THE MOVIE OF MY LIFE di Selton Mello. Un omaggio al cinema con un grande Vincet Cassel.

Storia di assenza e formazione ambientata in Brasile e tratta dal romanzo di Antonio Skármeta, “Un padre da film”. Protagonista è Tony Terranova, un giovane con una profonda passione per il cinema e la poesia, alle prese con alcuni riti di passaggio: il primo amore e un padre che lo ha abbandonato.

 

THE HUNGRY di Bornila Chatterjee. Il cinema indiano mette una ipoteca sul Premio BNL

Basato sul “Tito Andronico” di Shakespeare, il film segue la storia di Tulsi, in procinto di sposare Sunny, figlio di un importante magnate aziendale. “Abbiamo preso il personaggio negativo della tragedia – Tamora, regina dei Goti – e l’abbiamo trasformata nella nostra protagonista, una madre single e futura sposa chiamata Tulsi Joshi, che si presenta al suo stesso matrimonio in cerca di vendetta per il brutale omicidio del suo figlio maggiore. Voglio che la gente pensi a quanto finiamo per farci del male quando inseguiamo potere, amore cieco e vendetta”.

WHO WE ARE NOW di Matthew Newton. Film introverso che si pone in fondo alla classifica del gruppo proveniente dall’America.

“Volevo fare un film su due donne complesse – ha detto il regista – Pensavo che il ruolo di Julianne Nicholson, Beth, fosse l’opportunità per dare a un’attrice la possibilità di creare quel tipo di personaggio impegnativo e a più livelli che gli uomini recitano fin dagli anni ‘40. Beth ha appetiti insaziabili, una lunga storia e forti slanci emotivi; io e Julianne abbiamo lavorato a stretto contatto, esplorando le sue reazioni in ogni situazione. Con il personaggio di Emma Roberts, Jess, abbiamo una giovane donna ambiziosa, al tempo stesso sensibile e testarda, che vuole fare la differenza. Entrambe sono personaggi femminili molto forti e sono stato fortunato a lavorare con due attrici tanto brave da interpretarle”.

 

Mademoiselle Paradis di Barbara Albert. Film delizioso che mostra un volto leggero della cinematografia austriaca.

La regista austriaca porta sul grande schermo la storia di Maria Theresia “Resi” Paradis, diciotto anni, una pianista non vedente dotata di un talento straordinario. Resi ha perso la vista, letteralmente da un giorno all’altro, quando aveva solo tre anni. Dopo innumerevoli esperimenti medici falliti, i suoi iperprotettivi genitori si rivolgono, come ultima spiaggia, a un discusso “medico dei miracoli”, Franz Anton Mesmer, per cui la possibilità di curare con successo la ragazza potrebbe rappresentare una fonte di fama e ricchezza. Il trattamento di Mesmer sembra avere un successo quasi immediato. Peccato che Resi si renda conto che mentre la vista sembra tornarle, il suo talento musicale svanisce.

The Only Living Boy in New York

The Only Living Boy in New York di Marc Webb. Anche Roma si piega ad Amazon! Ma con una pellicola spiritosa

Il film vede protagonista Thomas Webb, un neolaureato alla ricerca del suo posto nel mondo. Tutto comincia a cambiare quando scopre che il padre ha una relazione con una giovane donna molto attraente. Nel tentativo di separarli, Thomas finisce a letto con lei, scatenando una serie di eventi che cambierà completamente la sua vita e le sue convinzioni.

Skyggenes dal (Valley of Shadows) di Jonas Matzow Gulbrandsen. L’unico film proveniente dal Nord Europa ci spiazza per i suoi tratti onirici.

Al centro delle vicende, ambientate in un piccolo villaggio perso tra il mare e le montagne norvegesi, il giovane Aslak alle prese con un tragico evento che sfugge alla sua comprensione. “Ho sempre voluto fare un film che riflettesse la mente e il punto di vista di un bambino. Ho iniziato a esplorare questo mondo ai tempi del mio primo film Darek – ha spiegato il regista – Con Skyggenes dal volevo andare oltre, facendo un film dove tutto fosse filtrato attraverso gli occhi di un bambino di sei anni. I pensieri e le riflessioni del bambino sono bellissime e affascinanti”.

Hikari (And Then There Was Light) di Tatsushi Ōmori. Da dramma a thriller il passo non è breve se di mezzo c’è un evento naturale catastrofico che è ordinario nell’arcipelago giapponese

Il film vede protagonista Nobuyuki, padre di famiglia e Mika, affascinante attrice, accomunati da un passato comune e da un crimine che sembra essere sepolto fino al giorno in cui Tasuku, l’unico testimone, riappare minacciando vendetta.

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