SPECIALE #CANNES71 #7 – 8/19 MAGGIO 2018 (DAYS 4&5): nel fine settimana è la volta di tre colossi della cinematografia mondiale

(da Cannes Luigi Noera – Le foto sono pubblicate per gentile concessione del Festival de Cannes)

Jafar Panahi, Jean Luc Godard e Ja Zhang Ke, tre registi molto amati dal Festival presentano in Concorso altrettante opere singolari nel loro linguaggio e per i temi trattati.

Un suono esplosivo insieme all’immagine delle cinque dita con il dito indice puntato verso l’alto è l’incipit di LE LIVRE D’IMAGE di JEAN-LUC GODARD che è il seguito di Adieu au langage – Addio al linguaggio, Selezionato al Festival di Cannes 2014, e che ha vinto il Premio della giuria ex-æquo con il film di Xavier Dolan Mommy. “La condizione dell’uomo è di parlare con le dita della mano”. Una storia divisa in cinque capitoli, appunto come le dita di una mano. “Quando parlo di me parlo con le parole del mondo con le parole che descrivono gli altri”. Utilizzando didascalie e spezzoni di film omaggiando anche scene pasoliniane, il regista affronta il tema attuale e antico dell’incomprensione tra le civiltà occidentali e quelle orientali con un mondo arabo in fiamme come non mai. C’è da aspettarsi adesso la terza parte di questa trilogia che ha il sapore di un testamento morale del regista simbolo della Nouvelle Vague.

E quindi non poteva mancare la cinematografia orientale con il regista cinese JIA ZHANG-KE che ci presenta con una storia d’amore ma anche l’ascesa, e la parabola discendente di un gangster di provincia e della ballerina perdutamente innamorata di lui. JIANG HU ER NV (LEASH IS PUREST WHITE) non è solo una storia d’amore, ma anche di tradimento e lealtà ambientata nel mondo della malavita della Cina. La giovane ballerina Qiao si innamora di Bin, un gangster locale. Durante uno scontro a fuoco tra bande rivali, Qiao spara per proteggere l’amato che le costano cinque anni di carcere. Dopo aver scontato la pena, va a cercare Bin per ricominciare la vita da dove l’avevano interrotta, ma la storia prende una piega inaspettata. Come sempre ricordiamoci delle differenze di civiltà ed allora riusciremo a capire questa tenerissima storia di amore.

Il terzo regista è il felicemente ritrovato JAFAR PANAHI che presenta SE ROKH (3 FACES).Tre diversi ritratti, ritratti di donna, per il nuovo film del regista iraniano che arriva a tre anni di distanza da Taxi Teheran. Con un linguaggio a lui molto caro conduce lo spettatore attraverso la realtà contadina dell’Iran in una trama dal sapore di noir che invece racconta di una società rurale distante da quella dell’Iran moderno dove però esistono ancora le ingiustizie di genere con le donne sottomesse al potere maschile.

Infine dalla regista EVA HUSSON il film LES FILLES DU SOLEIL un’altra storia di resistenza al femminile sull’attuale situazione di guerra civile che dal 2011 insanguina la Siria. E’ la storia di due donne che affrontano la barbarie della guerra e portano speranza in mezzo a tanta oscurità. Peccato per la scenografia, i costumi e il trucco delle protagoniste che sono inverosimili per una situazione dura come è la guerra degli estremisti in Siria.

Nella sezione Fuori Concorso segnaliamo una storia avvincente e vera di spionaggio del regista YOON JONG-BIN il quale con GONGJAK (THE SPY GONE NORTH) ci racconta gli anni ’90 nelle due Coree in un colossal. Una spia proveniente dalla Corea del Sud si infiltra nella Corea del Nord per carpire informazioni circa lo sviluppo del nucleare. Attorno alla spia si scatena un duro combattimento tra gli opposti intelligence. Ne viene fuori una storia di amicizia tra due coreani che si trovano dilaniati dalle divisioni tra le due Coree. Mentre un dittatore inavvicinabile e ridicolo attorniato da innumerevoli lacchè, guardie del corpo e da un cagnolino bianco fa da sfondo a questa storia inedita delle due Coree. Dalla parte opposta del Continente sudamericano il regista CARLOS DIEGUES ci consegna in un tripudio di colori il GRANDE CIRCO MÍSTICO. Saga familiare di una famiglia circense di nobili origini europee narrata dal maestro di cerimonie del circo centenario che guarda al passato ripensando all’amore e alla magia che ha connotato la sua esistenza. Sono gli Knieps, fondatori del Grande Circo Mistico nel 1910, proseguono la tradizione circense fino ad arrivare a cinque generazioni. Con l’aiuto di Celavì, il maestro di cerimonie che non invecchia mai, ripensano al percorso fatto insieme. Emerge un grande Vincent Cassel nei panni di un insolito scostante personaggio causa del decadimento del circo.

Nell’altra sezione in concorso Un Certain Regard l’offerta è variegata con quattro storie intime. Iniziamo da GAYA JIJI che con MON TISSU PRÉFÉRÉ ci presenta una enigmatica e scontrosa giovane Nahla la quale intende abbandonare Damasco attraverso il matrimonio combinatocon Samir, giovane siriano espatriato. Ma l’uomo da sposare preferisce la sorella Myriam. Siamo a Damasco nel 2011e la guerra civile sta iniziando. In questo clima di incertezza con metafore sui comportamenti della protagonista Nahla la regista mostra un paese sull’orlo del baratro di una guerra civile che deve decidere se aspirare alla libertà restando o andando in esilio. Quasi una piece teatrale del dilemma sulle radici o la salvezza. Sullo sfondo una misteriosa signora Jiji che viene ad abitare nell’appartamento accanto fa da stampella a Nahla.

Tratta da una storia vera è invece la sceneggiatura di L’ANGE (EL ÁNGEL) di ORTEGA. La vita del serial killer Robledo Puch, soprannominato l’Angelo della morte, condannato all’ergastolo nel 1980 per 11 omicidi e numerosi altri crimini in questo film da brivido. Considerevole la recitazione del giovane protagonista elemento emergente argentino. E’ molto delicata la storia che LUKAS DHONT presenta in GIRL. Ci parla di Lara , una quindicenne che sebbene sia nata con il corpo di maschio sogna di diventare ballerina professionista. Sostenuta dal genitore in questo suo sogno Lara si rende conto presto che il suo corpo purtroppo non è adatto al suo sogno. Questo film come altri ci parla delle diversità e dei conflitti interiori con tale delicatezza senza cadere in quei stereotipi urlati che invece di perorare la causa ottengono l’effetto contrario. Peccato che la storia soffre di un ritmo lento. In ultimo il tema di VANESSA FILHO nel suo GUEULE D’ANGE (ANGEL FACE) merita attenzione ma ahimè lo script non aiuta a far decollare il film. E’ la storia di una giovane donna che vive da sola con la figlia di otto anni senza però occuparsi della bambina che viene più volte non considerata dalla madre egoista alle prese con vari amori ed uomini. E’ il tema che invece nel recente Lovless di Lonistza viene affrontato invece in maniera convincente.

La critica estera in questa fase premia due film: ZIMNA WOJNA (COLD WAR) di PAWEL PAWLIKOWSKI e . JIANG HU ER NV (LEASH IS PUREST WHITE) di JIA ZHANG-KE, Per quello che ci riguarda noi preferiamo invece YOMEDDINE di A. B. SHAWKY dai toni di road movie ci mostra le diversità ed il senso di solitudine che ne consegue.

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