The great wall di Zhang Yimou (Cina, USA) – la recensione di Marina Pavido

Nelle sale italiane dal 23 febbraio, The great wall è l’ultimo lungometraggio diretto dal celebre regista cinese Zhang Yimou, nonché suo primo blockbuster in coproduzione con gli Stati Uniti.

William e Tovar sono due mercenari europei recatisi in Cina al fine di recuperare un po’ di famigerata “polvere nera”, antenata della polvere da sparo. Qui,però, verranno attaccati da misteriose creature verdi, i cosiddetti Taotie che ogni sessant’anni minacciano il mondo degli uomini. Per loro è stata costruita a suo tempo la Grande Muraglia Cinese. I due uomini avranno modo, dunque, di combattere al fianco dell’esercito cinese contro queste pericolose creature.

C’è poco da fare: da un bel po’ di anni a questa parte, ormai, il cineasta cinese è diventato decisamente mainstream. E la cosa andrebbe anche bene, se non fosse per il fatto che i suoi ultimi lavori hanno, comunque, deluso le aspettative di pubblico e critica sia dal punto di vista della sceneggiatura in sé che anche, spesso e volentieri, per quanto riguarda una messa in scena a volte eccessivamente pomposa ed ingiustificatamente sopra le righe. Per quanto riguarda lo script, lo stesso discorso può essere fatto, purtroppo, per The Great Wall, dove si può dire che una sceneggiatura vera e propria non c’è (e la cosa non è stata fatta volutamente!). Tutto serve come pretesto per dare vita alle numerose azioni presenti, dimenticando, però, di inserire qualche necessario snodo narrativo di rilievo.

Senza parlare, ovviamente, delle numerose potenzialità qui mal sfruttate, soprattutto per quanto riguarda attori del calibro di Willem Defoe, relegato in questo caso a poche e scarne scene secondarie, mentre, di fianco, un poco convincente Matt Damon è stato scelto addirittura come protagonista.

Fortunatamente, però, dopo tante delusioni in merito, ci troviamo qui di fronte ad un 3D ben sfruttato, con raffinate e ritmate coreografie unite ad effetti speciali da cardiopalma. In poche parole, se ci si dimentica della storia in sé e ci si lascia trasportare semplicemente dalle immagini, questo ultimo lungometraggio di Zhang Yimou può indubbiamente essere apprezzato. Solo se lo si guarda in questa ottica, però.

Perché, di fatto, anche se i film del regista cinese vengono sempre attesi con naturale curiosità, i tempi di Lanterne rosse o di La locanda della felicità sembrano ormai irrimediabilmente lontani.

Marina Pavido

NDR: ad oggi il boxoffice italiano è arrivato a quota 3 mln, mentre quello USA a oltre 43 mln.

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