#CANNES76 – 16/27 mai 2023 SPÉCIAL #25 (JOURNÉE 11)

Ken Loach chiude il Concorso con un inno all’empatia

(de Cannes Luigi Noera et Marina Pavido – Les photos sont une gracieuseté du Festival de Cannes) CONCOURS

THE OLD OAK di Ken LOACH

Presentato in anteprima mondiale in concorso al 76° Festival di Cannes, The Old Oak è l’ultima fatica dell’acclamato cineasta britannico Ken Loach, et, a detta dello stesso regista, quello che potrebbe essere addirittura il suo ultimo film. cependant, nel presente lungometraggio sono contenute tutte le tematiche care all’autore, per un’opera profondamente pessimista e toccante allo stesso tempo. Vediamo da vicino di cosa si tratta.

La storia messa in scena è quella di TJ Ballantyne (impersonato da Dave Turner), proprietario dell’Old Oak, un pub in una piccola città del nord dell’Inghilterra. Egli serve da anni gli stessi clienti abituali e tutto sembra procedere senza particolari scossoni. un jour, cependant, l’arrivo di alcuni rifugiati siriani creerà tensioni in paese. Ma TJ farà presto amicizia con Yara (Ebla Mari), una giovane siriana con la passione per la fotografia. Ensemble, i due cercheranno di dare nuova linfa alla comunità locale organizzando una mensa per i meno abbienti, indipendentemente dalle loro origini.

The Old Oak, donc, è l’immagine estremamente realista e disincantata della società odierna e del mondo in cui viviamo. La gente del posto è estremamente ostile nei confronti dei nuovi arrivati, ha paura che essi possano, en quelque sorte, minacciare la loro tranquillità. Et ainsi, pur di “difendere” il proprio mondo, vediamo come ognuno di loro sia pronto a compiere i gesti più scellerati. Ken Loach ci mostra tutto ciò in un’opera profondamente sincera e dolorosa, all’interno della quale, cependant, non mancano momenti di pura bellezza – come la scoperta, presque par accident, di una piccola mostra di fotografie o l’organizzazione di una serata di proiezione in cui vengono mostrati alla gente i lavori di Yara – o commoventi manifestazioni di solidarietà.

tout, cependant, non è sufficiente a far sperare in un futuro migliore. Ken Loach lo sa bene. malheureusement. Et ainsi, lavorando sempre più di sottrazione, ci ha regalato un lungometraggio – questo prezioso The Old Oak – semplice e complesso allo stesso tempo, estremamente raffinato nel trattare il genere umano in tutte le sue numerose accezioni. Un film che ha commosso l’intero pubblico della Croisette.

Inoltre abbiamo recuperato un paio di gioiellini delle sezioni collaterali:

QUINZAINE

LÉGUA di Filipa Reis & João Miller Guerra

Un piccolo gioiello del cinema contemporaneo europeo (e, spécifiquement, portoghese) è il lungometraggio Légua, diretto da Filipa Reis e da Joao Miller Serra, presentato in anteprima in occasione del Festival di Cannes 2023 all’interno della Quinzaine des Cinéastes. Qui, donc, ci viene raccontata la storia di tre donne, di tre diverse generazioni che, d'une manière ou d'une autre, ils rencontrent, si incrociano tra loro e, en quelque sorte, si influenzano a vicenda.

l'histoire, donc, è ambientata proprio a Legua, vicino la città di Porto. Una ricca dimora, trascurata dai suoi eredi, è ora abitata solo da un’anziana governante. Nelle sue faccende domestiche, la femme (affetta da una malattia degenerativa) è assistita dalla quarantacinquenne Ana, moglie di un operaio che ha deciso di partire per andare a lavorare in Francia, e madre di una ragazza adolescente, la quale trascorre le sue serate in giro a divertirsi.

In Légua, donc, viene messa in scena la scomparsa di un vecchio mondo abbandonato dai suoi padroni e i cui servitori sono gli ultimi amorevoli custodi, tra la routine della sottomissione e una sorta di riappropriazione del patrimonio stesso. Una storia tutta al femminile ci mostra come tre donne sole, malgrado molto diverse tra loro, siano in grado di badare a un vero e proprio impero, unici capisaldi di un mondo in cui, un tempo, il patriarcato aveva fatto da protagonista assoluto e che ora sta inevitabilmente svanendo per sempre.

Immagini magnetiche, un’enorme villa all’interno di un grande parco. Lo scorrere del tempo in grado di cancellare ogni traccia del passato (a meno che non si faccia di tutto per ridare linfa vitale a ciò che abbiamo). In Légua, i due registi hanno giocato principalmente su questi elementi, concentrando la loro macchina da presa proprio sul personaggio di Ana, la quale fa quasi da tramite tra le due generazioni con cui è a contatto. Un approccio registico prevalentemente contemplativo (in cui grande attenzione è dedicata non solo agli ambienti, ma anche ai ripetitivi, lenti rituali quotidiani) Il est avéré, donc, la soluzione giusta a mettere in scena la storia delle tre donne. Una storia carica di malinconia, ma anche con un importante messaggio di speranza al proprio interno.

ACIDE

LINDA VEUT DU POULET di Chiara Malta e Sébastien Laudenbach

Un altro piccolo gioiellino di animazione è stato presentato in anteprima al 76° Festival di Cannes all’interno della sezione indipendente ACID. Stiamo parlando di Chicken for Linda, diretto dalla regista italiana Chiara Malta, insieme al regista francese Sébastien Laudenbach. Si tratta di un piccolo film tenero e a tratti commovente, fresco come una piacevole brezza primaverile.

L'histoire mise en scène, dunque è quella della piccola Linda e di sua madre Paulette. Il padre della bambina, uno stimato chef italiano, è morto da qualche tempo ed era solito preparare per la sua famiglia il pollo ai peperoni. un jour, dopo aver punito sua figlia ingiustamente, Paulette deciderà di preparare per lei il suddetto pollo, benché la donna, de facto, non sappia cucinare. A causa di uno sciopero generale, cependant, sarà particolarmente difficile recuperarne gli ingredienti necessari.

particulièrement remarquable, in Chicken for Linda, è la raffinata realizzazione grafica. Mentre i fondali sono stati dipinti per l’occasione dall’artista Margaux Duseigneur, a ogni personaggio è stato assegnato un colore specifico, perfettamente in linea con la propria personalità. est, donc, Linda viene dipinta di giallo (simbolo di allegria e gioia di vivere), Paulette è arancione, simbolo di saggezza e compostezza.

I due registi, pour leur part, hanno dimostrato una straordinaria maturità nel mettere in scena una storia semplice e complessa allo stesso tempo, un tenero rapporto madre-figlia per nulla scontato che, all’interno di una struttura narrativa lineare e ben composta trova il suo degno compimento. E chissà quali altre belle sorprese i due registi avranno in serbo per noi.

Adesso non resta che attendere il responso della Giuria del Concorso, e vi aspettiamo l’anno prossimo dalla Croisette a raccontarvi il Festival per eccellenza.

craintes de la marina

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