#CANNES76 – 16/27 mayo 2023 ESPECIAL #18 (DAY8)

Bellocchio apre la terna italiana con un film divisivo

(de Cannes Luigi Noera y Marina Pavido – Las fotos son cortesía del Festival de Cine de Cannes.)

COMPETITION

RAPITO di Marco BELLOCCHIO

sinopsis: en 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, i soldati del Papa irruppero nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale sono venuti a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Il bambino era stato battezzato segretamente dalla balia da piccolo e la legge pontificia è indiscutibile: deve ricevere un’educazione cattolica. I genitori di Edgardo, sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la lotta dei Mortara assume ben presto una dimensione politica. Ma la Chiesa e il Papa non saranno d’accordo nel restituire il bambino, per consolidare un potere sempre più vacillante

NDR: Edgardo prese poi i voti di sacerdozio e si allontanò definitivamente dalla famiglia d’origine.

Dramma politico anticlericale nel contesto storico quando il potere temporale della Chiesa volge al tramonto e le truppe sabaude conquistano Roma con il famoso episodio del Risorgimento della breccia di Porta Pia del 20 septiembre 1870.

INCIPIT: Bolonia 1852, Casa Mortara una famiglia ebraica Edgardo il sestogenito ha appena sei mesi viene recitata una preghiera in ebraico davanti per scongiurare il peggio alla febbre che lo attanaglia.

In quel periodo Bologna era sotto lo Stato Pontificio e su ordine dell’Inquisitore bolognese Padre Felletti il bambino che è stato cristianamente battezzato deve essere sottratto alla famiglia per ricevere l’adeguata educazione, così come per tanti altri bambini nelle medesime condizioni.

La musica incombente sullo sfondo di questo viaggio in barca del piccolo Edgardo, strappato alla famiglia, il quale dopo una breve sosta a Senigallia viene portato a Roma alla scuola ecumenicale dove vivono altri bambini.

Su questa vicenda la comunità ebraica fa quadrato rivolgendosi senza risultato al Papa. Ne viene fuori un Papa divisivo che va avanti per la sua strada. Il è veramente distopico sonoro er quanto sta accadendo a tanti bambini italiani. Dopo qualche tempo i genitori riescono ad incontrare l’adolescente che però si mostra freddo.

A questo punto il film dalla storia singola si trasforma in film storico ripercorrendo tutte le tappe della caduta del potere temporale dello Stato Pontificio, infatti nell’agosto 1859 Bologna insorge e poco prima della presa di Roma da parte dell’esercito Sabaudo vediamo il giovane Edgardo che in un gesto di impeto travolge il Papa: è una scena veramente orribile, ma conosciamo bene la tendenza anticlericale del regista e non ci stupiamo. Un’altra scena che sembra addossare alla Chiesa la distanza dallo Stato Italiano è quella dell’incontro tra Edgardo e l’amato fratello nel frattempo diventato ufficiale sabaudo. In quella occasione Edgardo che sta per prendere i Voti lo respinge giurando obbedienza al Papa. Quale messaggio vuole darci Bellocchio?

L’operazione che fa l’occhiolino a tanta cultura anticlericale presente anche oggi in Italia che dimentica le radici cristiane del popolo italiano è dprecabile mettendo insieme appunto una storia personalissima della famiglia Mortara con la Storia del Risorgimento Italiano, tra loro non paragonabili ma che mettono lo spettatore nella condizione di mischiarle tra loro.

Certo dopo il precedente filmSerie TV sull’eccidio di Moro dove la verità storica dell’atteggiamento di Papa Paolo VI viene distorta non potevamo aspettarci altro da tali pregiudizi. Peccato perché da un punto di vista cinematografico Bellocchio è un Maestro!

UNA CIERTA MIRADA

CROWRÃ (THE BURITI FLOWER)di João SALAVIZA, Renée NADER MESSORA

sinopsis: Attraverso gli occhi di sua bambina, Patpro ripercorrerà tre periodi della storia del suo popolo indigeno, nel cuore della foresta brasiliana. Instancabilmente perseguitati, ma guidati dai loro riti ancestrali, dall’amore per la natura e dalla lotta per preservare la propria libertà, i Krahô non smettono mai di inventare nuove forme di resistenza.

Incipit: il suono della foresta amazzone accompagnato dallo strumento tipico degli indigeni con una carrellata sui campi di fiori mentre il villaggio canta tutto insieme.

Scene di vita quotidiana della popolazione indigena mentre difendono il territorio dai predatori che sottraggono animali per rivenderli.

de 1869 una Legge ha instituito una guardia forestale con scopi preventivi e repressivi nei confronti dei cacciatori di frode. Sulle strade sterrate di accesso alle zone protette ci sono cancelli presidiati per impedire che vengano sottratte risorse.

Ma anche l’eccidio dei componenti del villaggio viene tramandato ai posteri per ricordare la propria fragilità. Ecco che una giovane ragazza oggi ha paura di andre nel luogo dove riposano gli antichi a causa dei nuovi razziatori.

Documentario intimo sulla progressiva estinzione della popolazione indigena soprattutto con il programma di Bolsonaro ai quali gli indigeni massicciamente si oppongono con manifestazioni di protesta nelle metropoli Brasiliane.

Queste proteste servono per preservare la popolazione indigena dall’accordo con i grandi proprietari terrieri del governo di Bolsonaro.

Il film da voce agli indigeni che sin dai tempi della scoperta delle Americhe hanno subito violenza e distruzione di ogni genere.

Le storie mantengono vivo il passato in The Buriti Flower, l’ultimo film dei registi Joao Salaviza e Renee Nader Messora che continuano la loro collaborazione con la comunità indigena Krahô del Brasile. Unendo elementi di documentario e dramma, ci immerge nella vita di un popolo che affronta costantemente minacce alla propria esistenza. Diventando sempre più coinvolgente man mano che si svolge, costruisce una connessione emotiva con lo spettaore.

Girato per quindici mesi in quattro diversi villaggi della terra indigena Krahôlandia, il film vede membri della comunità Krahô collaborare alla sceneggiatura e interpretare se stessi. La storia è strutturata attorno alla decisione di Ilda Patpro Krahô di partecipare a una conferenza a Brasilia pensata per focalizzare l’attenzione sui bisogni delle comunità indigene di tutto il Brasile.

Intrecciato con canzoni di protesta di Zelda Barbosa nella colonna sonora, il film permette allo spettatore di trascorrere del tempo camminando sulle orme dei Krahô, testimoniando la bellezza della loro terra e la forza della loro determinazione. Un gigantesco fiore bursiti domina il paesaggio, costante e fermo di fronte agli infiniti cambiamenti. Questo è un film ricco di contesto ed empatia, che sottolinea l’importanza delle comunità indigene nella gestione della terra, un fattore sempre più acuto con l’avanzare del cambiamento climatico.

TERRESTRIAL VERSES di Ali ASGARI, Alireza KHATAMI4444g

sinopsis: Terrestrial Verses segue persone comuni di ogni ceto sociale mentre affrontano i vincoli culturali, religiosi e istituzionali imposti loro dalle varie autorità sociali, dagli insegnanti di scuola ai burocrati. Queste vignette commoventi, divertenti e toccanti, catturano lo spirito e la determinazione delle persone in mezzo alle avversità, offrendo un ritratto ricco di sfumature di una società complessa.

Diretto da Alireza Khatami e Ali Asgari. Il film segna la prima collaborazione tra questi due registi acclamati dalla critica. Khatami ha già scritto e ha diretto “Oblivion Verses” che ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura e il premio Fipresci a Venezia nel 2017. Asgari, en vez, ha già diretto “Until Tomorrow”, presentato in anteprima a Berlino e ha presentato due cortometraggi a Cannes, “More Than Two Hours” nel 2013 e “Il Silenzio” nel 2016

I meccanismi quotidiani della repressione sociale sono vividamente evocati in Terrestrial Verses:

All’ufficio dello stato civile viene vietato ad un neo papà di chiamare il figlio David

Selene è una bambina allegra a cui piace ballare, ma la madre la convince a scegliere un vestito “castigato” idoneo ad andare a scuola

Una studentessa viene convocata dalla direttrice della scuola perché è stata “vista” da un bidello cieco a bordo di un motorino

Poi assistiamo ad uno scambio di persona: se non fosse che ha i capelli corti mentre il figlio li ha lunghi

In un colloquio di lavoro di una giovane il consulente aziendale entra nell’intimità della sua vita

E potremmo continuare, ma lo spettatore esce stordito da tanta mancanza di libertà.

A noi occidentali fortunati di vivere in uno stato democratico e laico potrebbero sembrare aneddoti di altri tempi, invece è la realtà

Sebbene non ci siano dubbi sulle intenzioni progressiste dei cineasti, sin embargo, il film finisce per essere inferiore alla somma delle sue parti, spesso impressionanti. Il problema è forse legato alla struttura ripetitiva deicapitoli”, ciascuno composto da riprese con telecamera fissa che mostrano un individuo comprensivo che parla con una voce di autorità invisibile, inutile e severa.

In diversi casi quest’ultimo è rappresentativo del governo burocratico: il sesto vede Farbod mentre cerca di ottenere la patente di guida e viene brutalmente interrogato sui suoi tatuaggi “anormali”.

Anche qui impressiona come forse la più provocatoria e focosa delle nove protagoniste, e può essere vista come un emblema dellaDonna, Vita, Libertà”. movimento in Iran che ha attirato l’attenzione di tutto il mondo negli ultimi nove mesi.

OUT OF COMPETITIONCANNES PREMIERE

KUBI di Takeshi KITANO

sinopsis: Ambientato nel XVI secolo, mentre i signori della guerra rivali combattevano per il controllo del Giappone. Lord Oda Nobunaga, intenzionato a controllare il Giappone, sta dichiarando guerra a diversi clan quando uno dei suoi vassalli, Araki Murashige, organizza una ribellione e scompare prontamente. Nobunaga riunisce gli altri suoi vassalli, tra cui Mitsuhide e Hideyoshi, e ordina loro di catturare il fuggitivo Murashige, avvertendoSceglierò chiunque lavori più duramente come mio successore”. Con i vari pensieri, piani e trappole che mettono in atto, si troveranno presto a un bivio in una situazione complicata. Tutte le strade portano al tempio Honno-ji, dove il destino li attende tutti. In che direzione rotoleranno le loro teste…?

Un film d’azione basato sull’omonimo romanzo di Kitano del 2019, pubblicato da Kadokawa. La storia di Kubi invece, fa riferimento, almeno visivamente, al cult dei cult di Akira Kurosawa I sette samurai, un film che Kitano ammira molto. Il romanzo Kubi è una delle tante versioni immaginarie dell’incidente di Honno-ji, in cui il famoso signore della guerra Oda Nobunaga venne assassinato in un tempio a Kyoto nel 1582. La trama ruota attorno al destino di Murashige, generale accusato di slealtà.

Kubi sembra voler essere un entusiasmante film sui samurai e allo stesso tempo minare l’intero genere è basato appunto sull’incidente di Honno-ji del 1582, quando un signore della guerra regionale di Kyoto che stava tentando di estendere il suo potere in tutto il Giappone morì durante un colpo di stato guidato da uno dei suoi luogotenenti. L’azione inizia nell’autunno del 1579, poco meno di tre anni prima che il fulmineo tentativo del signore della guerra Oda Nobunaga di unificare tutto il Giappone continentale venisse interrotto bruscamente. Lo stesso Kitano interpreta l’astuto Toyotomi Hideyoshi (alias Monkey), un ex contadino analfabeta, che viene gradualmente visto come il burattinaio in capo, fomentando un complotto per rovesciare Nobunaga per i propri fini. I cospiratori che cadono involontariamente nella rete di Hideyoshi sono Akechi Mitsuhide, fino a questo momento uno dei vassalli più fedeli di Nobunaga, e Araki Murashige che viene visto per la prima volta lanciare una ribellione contro il suo signore supremo.

Mitsuhide e Murashige sono amanti fatto comune in quella società feudale maschile. Un’ulteriore distrazione demenziale è fornita da Mosuke, un contadino ottuso ma stranamente a prova di spada e freccia con il sogno di diventare un samurai. Non mancano poi le di scene di battaglia che spezzano ossa, ronzano frecce e tagliano il collo distraggono lo spettatore curioso dalla sceneggiatura decisamente difficile. Ma anche approcciando in modo satirico alle solenni tradizioni feudali giapponesi come l’hara-kiri, Kubi sembra voler essere un entusiasmante film sui samurai e allo stesso tempo minare l’intero genere ella qualcosa solo Akira Kurosawa è riuscito nell’intento.

Semana de la Crítica

Levante Power Alley di Lillah Halla

sinopsis: Alla vigilia di un campionato determinante per il futuro, la promettente giocatrice diciassettenne di pallavolo Sofia deve affrontare una gravidanza indesiderata. Alla ricerca di una soluzione illegale, diventa il bersaglio di un gruppo fondamentalista determinato a fermarla ad ogni costo, ma né Sofia né coloro che la amano sono disposti ad arrendersi.

Revisar: Prendendo spunto da una storia ambientata in un quartiere povero di San Paolo la regista in realtà ci mostra involontariamente la semplicità e gioiosità di questa realtà nonostante tutto. La diciassettenne Sofia non può lamentarsi dalla vita che passa insieme alle sue compagne di squadra allegramente quale giocatrice di pallavolo di talento, è tra l’altro sotto osservazione di una talent scout che le offre la possibilità di una borsa di studio sponsorizzata in Cile, e sta vive una relazione con la sua compagna di squadra Bel. Sofia scopre, pero, di essere incinta. Ha intenzione di interrompere la gravidanza ma, in Brasile, l’aborto è un crimine.

Anche se a volte un podidascalico, questo vivace lungometraggio d’esordio di Lillah Halla è un film dinamico, scandito da una colonna sonora elettronica. Con il suo intenso, quasi febbrile senso di legame femminile attraverso lo sport, Power Alley ha una affinità cinematografica con Girlhood di Celine Sciamma. Il film comunque potrebbe interessare in via primaria la distribuzione su temi LGBTQ+.

La squadra di pallavolo di Sofia si chiama C. Leste come il quartiere di San Paolo da dove proviene il team tutto al femminile. La squadra è variegata dal punto di vista del genere come la pallavolo sport che per antonomasia ha necessità di muscoli.

Sofia, sa che senza di lei è improbabile che la squadra vinca lo Youth Volley Contest e quindi non solo rischia di perdere un’opportunità che le cambia la vita a causa della gravidanza, ma deluderà anche i suoi amici .

Con il suo dilemma di interrompere la gravidanza si sente isolata e sola con questo problema. Senza il sostegno della famiglia e della società. Decidendo di prendere in mano la situazione, trova una clinica per aborti su Internet, però come in altri film sul tema qui analizzato, la protagonista è da sola-

Ma Sofia presto scoprirà che la clinica che l’accoglie è la copertura di un gruppo fondamentalista che utilizza tutti i mezzi necessari per prevenire l’interruzione della gravidanza. E ora che hanno i suoi dettagli, Sofia deve affrontare una evidente opposizione ai suoi propositi con tutti i mezzi.

E mentre la conclusione del film è sin troppo drammatico, la regista si sforza, scontando il fatto di essere opera prima, a rimarcare il messaggio – sui diritti di autodeterminazione delle donne, senza accennare alla necessità di istituire consultori unica via a questo doloroso eccidio continuo. Ne è prova la scena finale in un locale queer dove Sofia e le altre tentano di anestetizzare il dolore con alcool e musica tecno.

Luigi Noera

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