#CANNES76 – 16/27 mai 2023 SPÉCIAL #12 (DAY5)

Scorsese nel racconto nell’eccidio dei nativi americani ci ricorda le origini dell’America di oggi

(de Cannes Luigi Noera et Marina Pavido – Les photos sont une gracieuseté du Festival de Cannes)

UN CERTAIN REGARD

GOODBYE JULIA di Mohamed KORDOFANI | premier film

Synopsis: Un lungometraggio di finzione su due donne che rappresentano la complicata relazione e le differenze tra le comunità del Sudan settentrionale e meridionale. La storia si svolge a Khartoum durante gli ultimi anni del Sudan come paese unito.

La storia è quella di Mona, una cantante in pensione del Sudan settentrionale, che cerca di redimersi dopo aver coperto un omicidio accogliendo la vedova del defunto, Julia, e suo figlio, Daniel. Ambientato poco prima della secessione del Sud Sudan, il film esplora i temi del senso di colpa, del matrimonio in crisi e della ricerca di redenzione. Mona, tormentata dal senso di colpa, non riesce ad ammettere a Julia la sua responsabilità per la morte del marito. Decide di lasciarsi il passato alle spalle e di adattarsi alla nuova situazione, ignara del fatto che i problemi del paese potrebbero invitarla a tornare a casa e a confrontarsi con i suoi peccati.

Questa storia vede quindi due coppie di sudanesi che per ragioni indipendenti dalla loro volontà, si ritrovano su barricate opposte durante la guerra civile nel Sud Sudan a Khartoum. Durante la quale uno dei due mariti diventa vittima dell’altro.

Grazie all’aiuto di un poliziotto, amico di casa, il cadavere della vittima viene distrutto che la moglie cerca inutilmente di ritrovare.

Una storia struggente tra civili cristiani e mussulmani che non ha nulla a che fare con la guerra in atto nel Paese. La pietà femminile della moglie dell’assassino fa in modo d’aiutare la moglie della vittima e del piccolo figlio Daniel. Qualche anno dopo nel 2010 le due si incontrano in una sorta di pacificazione del Paese.

Una storia straziante ed emotivamente gratificante di persecuzione religiosa aggravata da un razzismo radicato, Goodbye Julia potrebbe essere ambientato in Sudan tra il 2005 et 2010 ma sembra profondamente pertinente e, sfortunatamente, senza tempo.

Vari flagelli sociali sono tanto casuali quanto radicati. Il sessismo e il razzismo sono scontati. Akram e Mona hanno un’affascinante conversazione su come l’Islam afferma che la schiavitù è accettabile, quindi è giusto trattare i meridionali come cittadini di seconda classe. Questi sono personaggi interessanti appesantiti da situazioni difficili. Con così tanti conflitti e sotterfugi in mostra, la riconciliazione di qualsiasi tipo sembra impossibile, anche se il film dissemina note di speranza nel perdono.

ONLY THE RIVER FLOWS di Wei Shujun

Synopsis: Anni ’90, Banpo Town, Cina rurale. Il corpo di una donna viene ritrovato in riva al fiume. Ma Zhe, capo della polizia criminale, dirige le indagini sull’omicidio che portano a un evidente arresto. I suoi superiori si affrettano a congratularsi con lui, ma diversi indizi spingono Ma Zhe a scavare più a fondo nei comportamenti nascosti dei suoi concittadini.

Incipit: Bambini che giocano in edifici in via di demolizione. 1995 Cina del Sud.

All’investigatore Ma Zhe viene assegnata una nuova sala per il suo ufficio in un vecchio teatro! Bellissima la scena degli operai che smantellano gli arredi compresi fantasmagorici lampadari e le insegne luminose del teatro quando l’investigatore prende possesso del suo nuovo ufficio. La fotografia è vintage con l’effetto di una pellicola rovinata. E’ un’idea geniale che quel ufficio si ritrovi nello stage di un vecchio teatro.

Il risultato è che Only The River Flows è ambientato in una Cina meridionale post-Mao e a metà di Deng Xiaoping che riforma la Cina meridionale con le sue case di legno e i tetti di tegole: il tipo di posto che non esiste più , tranne che nella ricca immaginazione del regista. Il Paese sta cambiando: il collettivismo e le tute di Mao si scontrano con il giubbotto di pelle dell’ispettore Ma Zhe.

Dal nuovo ufficio si vede il fiume che ricorda la fanciullezza al poliziotto (da qui il titolo del film). Nello stesso edificio , nello stesso momento sul fiume viene uccisa un’anziana donna L’ispettore Zhe avvia le indagini , vessato dal suo capo, poliziotto in carriera, che tiene al buono lavoro del suo gruppo ovviamente per ambizione personale.

Il sospettato è un ragazzo con problemi psichiatrici e la polizia lo conduce sulla riva del fiume per osservarne la reazione.

Come in tutti i noir che si rispetti, gli indizi della soluzione vengono centellinati dalla sceneggiatura per sviare lo spettatore. Tra questi una cassetta a nastro di registrazione viene ritrovata nella borsetta della vittima che conduce alla sorella di questa ed ad una relazione segreta con il capo della polizia…

Questo noir enigmatico e più avvincente dei precedenti completa una trilogia presentata in anteprima a Cannes in tre anni, dopo Striding Into The Wind (etichetta Cannes 2020) e Ripples Of Life (Quinzaine des Réalisateurs 2021).

Agatha Christie sarebbe felice, soprattutto quando si scopre che la nonna (la vittima ritrovata sul fiume) aveva “adottato” un “pazzo” dopo essere rimasta vedova.

KILLERS OF THE FLOWER MOON di Martin SCORSESE

Synopsis: Basato sull’acclamato best-seller di David Grann, “Killers of the Flower Moonè ambientato nell’Oklahoma degli anni ’20 e descrive gli omicidi seriali di membri della Osage Nation, ricca di petrolio, una serie di crimini brutali che divennero noti come il Regno del terrore.

Da una storia vera

Membri della tribù Osage nell’Oklahoma nord-orientale vengono assassinati in circostanze misteriose negli anni ’20, dando il via a un’importante indagine dell’FBI diretta dal ventinovenne J. Edgar Hoover e dall’ex ranger del Texas Tom White, descritto dallo scrittore Grann comeun uomo vecchio stile”. uomo di legge”

INCIPIT: l’epopea del nuovo mondo in stile western annuncia la tragicità del racconto. E’ tutto un fermento epico nella conquista del West!

Nei territori indiani che furono sede di cruente battaglie per la loro conquista è sorta una delle prime città dei territori Osage, dove venne scoperto l’oro nero.

Magistralmente Scorsese ci immerge con questa nuova frontiera dal guadagno facile a fronte delle stragi ( genocidio?) dei nativi proprietari dei territori nel cui sottosuolo scorreva l’oro nero.

L’unico modo per impossessarsi dei territori era sposare le donne native e poi lentamente avvenarle facendo passare la loro morte come causa della loro predisposizione ad avere il diabete, così che molte di esse morivano prima dei 50 âge.

Mr Hale (Robert De Niro) detto The King è il mandate di questa strage e accoglie il nipote Ernest (Di Caprio) reduce di guerra assoldandolo per questo lavoro sporco. A Molly una giovane nativa ,invaghita di Ernest, gli spiriti degli antenati nativi vengono a prendersi la mamma diabetica.

Qui inizia la mattanza delle sorelle di Molly, il cui autore è the King ed il vice Hall. In un clima di omertà degli americani coinvolti nella strage, compreso lo sceriffo della contea, Molly riesce ad appellarsi al Presidente affinchè il governo federale faccia partire partire un indagine con Fbi.

Molly avvelenata giorno dopo giorno dal marito Ernest, riesce tuttavia a salvarsi e la corte federale farà giustizia sul marito e i vari bianchi indiziati tra i quali appunto Th King. In fondo è lei la protagonista indiscussa della storia.

CANNES PREMIERE

LE TEMPS D’AIMER di Katell QUILLÉVÉRÉ

Synopsis: 1947. Su una spiaggia della Normandia, Madeleine, cameriera e giovane madre, incontra François, uno studente ricco e colto. Si sono subito trovati bene, come se fosse destino. Ma mentre le loro storie si intrecciano, è ovvio ciò che Madeline vuole lasciarsi alle spalle, mentre il mondo da cui François sta fuggendo viene rivelato solo lentamente.

Vale la pena notare che la storia si svolge nel corso di 20 âge.

Immagini di repertorio della liberazione della Francia da parte degli Alleati ci introducono con la scelta del B&N e formato 4/3 al fatto che la guerra è terminata.

Le giovani francesi socializzano con i soldati americani e sono tante le storie d’amore nate dalla voglia i ricominciare. Ma ci sono pure le vendette sulle collaborazioniste durante l’occupazione dei nazisti e la scelta del B&N rende il film cupo. Madaleine cerca di disfarsi del segno della svastica.

Qualche anno dopo (e il film vira al colore) il figlio Daniel, ormai adolescente, corre in una spiaggia in Normandia insieme alla madre Madaleine. Nella spiaggia c’è anche un giovane François e nasce una storia d’amore proprio sulla spiaggia di Saint Malò. Il film acquista velocità e lo spettatore capisce che lei ha un problema ad una gamba (la svastica?), mentre il giovane studente scompare improvvisamente nei sogni della giovane madre. Anche se entrambi hanno un passato si sposano perché dopo la guerra c’è tanta voglia di ricominciare comunque vada. Adesso sono i gestori di un locale notturno dove le inclinazioni omosessuali di lui vengono a galla.

Con un salto temporale ritroviamo dopo tanto tempo François che si accompagna con uno studente di archeologia. Siamo negli anni ’60 ed in Francia l’omosessualità era considerata un crimine e per questo era stato condannato a sei anni di carcere. La sua condizione è fragile e dopo la scarcerazione non regge il peso del dolore. Grazie all’interpretazione di Vincent Lacoste il film si scrolla la debolezza della sceneggiatura.

QUINZAINE

CREATURA di Elena Martín Gimeno

Synopsis: Sono una coppia perfetta che non riesce più a fare l’amore. Mila, mentre cerca di spiegarlo al suo partner, ripensa alla sua storia sessuale, nell’adolescenza e nella prima infanzia. Nessun trauma definitivo, nessuna chiave univoca, ma un accumulo di umiliazioni, cose non dette, tabù, che il cineasta-performer filma con una franchezza senza clamore. Più che una psicanalisi, l’archeologia di una sessualità, che tutti possono condividere.

Un risveglio sessuale induce una donna a riconsiderare le sue relazioni passate.

“Creatura” presenta una struttura narrativa divisa in tre linee temporali alternate: la Mila adulta che si trasferisce col compagno; la Mila adolescente che inizia ad avere le prime simpatie amorose e tramite una chat scopre il sesso; la Mila bambina che desidera l’attenzione e l’affetto paterno.

Il dolore fisico della Mila adulta quando inizia un rapporto intimo con il compagno si trasforma ben presto in uno psicodramma, ma la relazione tra i due viene svelata troppo lentamente nell’arco della storia dalla regista, sceneggiatrice e protagonista.

Mentre il film traccia una linea netta tra la vergogna infantile e la repressione sessuale adulta. cependant, anche se può rappresentare un punto valido sul diffuso trattamento delle donne come oggetti sessuali, questo messaggio essenziale è indebolito nei punti chiave dallo sguardo sessuale persistente del film.

“Creatura” è come una matrioska esistenziale/sessuale che non stimola la curiosità dello spettatore e lo coinvolge relativamente. Una storia di dolore; di una sessualità precoce mal gestita e mal protetta. Ma soprattutto la storia di un chiarimento raggiunto con fatica dalla protagonista, finalmente libera d’essere felice.

luigi Noera

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