#CANNES76 – 16/27 květen 2023 SPECIÁLNÍ #11 (DEN 4): Le incursioni critiche di Marina sulla Croisette

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Piccole perle e qualche delusione

(da Cannes Luigi Noera e Marina PavidoLe foto sono pubblicate per gentile concessione del Festival di Cannes)

Continua la maratona cinematografica sulla Croisette. In questa quarta giornata di festival particolarmente degni di nota sono stati soprattutto alcuni film in corsa per la tanto ambita Palma d’Oro. Tra piacevoli sorprese e qualche visione che ha fatto storcere il naso, ecco alcuni delle novità di Cannes 76.

COMPETITION

d41THE ZONE OF INTEREST di Jonathan GLAZER

Tra i titoli maggiormente degni di nota (almeno fino a oggi) all’interno del concorso di questo 76° Festival z Cannes v’è indubbiamente The Zone z Interest, ultima fatica del regista britannico Jonathan Glazer. Solito giocare sapientemente con inquadrature minuziose e musiche disturbanti che si fanno immediatamente elemento essenziale del film, anche in questa occasione Glazer ci ha regalato un prodotto estremamente sottile e raffinato, che di un sapiente crescendo di tensione fa il suo cavallo di battaglia.

La storia messa in scena, proto, è quella del comandante di Auschwitz Rudolf Höss (impersonato da Christian Friedel) e di sua moglie Hedwig (Sandra Hüller), i quali abitano in una lussuosa villa proprio attaccata al campo di concentramento e lì sognano di creare un’atmosfera ideale per poter offrire ai propri figli una vita felice e serena.

Già da una sommaria lettura della sinossi, proto, ci rendiamo conto di come in questo caso ci si trovi davanti a una situazione a dir poco paradossale. a ještě se, inizialmente, il regista ci offre immagini a dir poco idilliache: una villa immersa nel verde; un’allegra famigliola che si accinge a partire per un’escursione; un lago da cui si possono ammirare i tramonti; bambini che giocano sul prato mentre gli adulti si rilassano in giardino. Già da queste prime scene ci rendiamo conto di trovarci davanti a qualcosa di irreale e straniante. E infatti, lentamente, la musica cambia.

La macchina da presa di Glazer sa bene quando svelarci cosa si cela dietro a cotanto benessere. a tak, ben presto, proprio di fianco al giardino della villa, i tetti delle baracche fanno capolino e sembrano gettare un’ombra su tutto ciò che le circonda. Le inquadrature cambiano, la fotografia (via via sempre più sui toni del grigio) také. L’allegra famigliola non è poi così allegra e non di rado capita che qualcuno abbia crisi isteriche. Un forte senso di angoscia fa da protagonista assoluto. Proprio come brevi inserti musicali ci avevano suggerito fin dall’inizio.

Inquadrature di ambienti spesso angusti e un commento musicale composto ed essenziale giocano, v The Zone z Interest, un ruolo a dir poco centrale. Le immagini valgono più di mille parole, la regia di Jonathan Glazer è a dir poco magnetica. Che ne sarà di quella realtà famigliare in cui il tempo sembra essersi fermato? La storia, vskutku, è quella che tutti conosciamo.

d42LES FILLES D’OLFA di Kaouther BEN HANIA

Reduce dal successo di L’Uomo že vendette la sua Pelle (2020), la regista tunisina Kaouther Ben Hania è giunta sulla Croisette per presentare in concorso a Cannes 76 jeho Les Filles d’Olfa, un prodotto a metà strada tra documentario e film di finzione che osserva da vicino il dramma di una famiglia a cui, jen, fa capo la determinata e coraggiosa Olfa.

Olfa, proto, è madre di quattro figlie. La sua tragedia è iniziata quando le sue due figlie maggiori sono improvvisamente andate via di casa per unirsi ai combattenti jihadisti. Dal quel momento, la vita delle tre donne rimaste a casa non è più la stessa. a ještě se, le tre sembrano sempre riuscire a trovare momenti di tenera condivisione e di allegria.

v Les Filles d’Olfa, proto, vediamo le tre protagoniste raccontare la loro storia davanti alla macchina da presa insieme a due attrici che interpretano il ruolo delle figlie maggiori. ve stejnou dobu, scene di finzione ci raccontano la vita di Olfa, dal suo matrimonio con il padre delle sue figlie fino alla relazione con un tossicodipendente. In tale occasione, proto, è un’attrice a interpretare il ruolo della protagonista.

In questo lungometraggio di Kaouther Ben Hania, proto, realtà e finzione, passato e presente vanno costantemente di pari passo. Una scelta indubbiamente interessante, že, nicméně, finisce per rendere il tutto a tratti eccessivamente dispersivo e didascalico nel finale. Allo stesso modo, seppur carico di pathos ed estremamente vicino alle sue protagoniste, in più momenti il film tende a girare a vuoto, perdendo pericolosamente di ritmo. hřích. Soprattutto perché l’idea di questa messa in scena ibrida avrebbe potuto funzionare bene. E di fianco a protagoniste così vive e magnetiche, di spunti ce n’erano davvero tanti.

ABOUT DRY GRASSES di Nuri Bilge CEYLAN

Samet è un giovane insegnante di un remoto villaggio dell’Anatolia. Da diversi anni aspetta di essere trasferito a Istanbul, ma una serie di eventi gli fa perdere ogni speranza. Fino al giorno in cui incontra Nuray, una giovane professoressa come luiLo ha visto per noi Luigi Noera (PŘEHLED).

POHLED SOME

HOW TO HAVE SEX di Molly MANNING WALKER

La storia di tre amiche che subiscono la pressione di dover fare sesso a tutti i costi. Il film fa riferimento a un fenomeno diffuso: un rito di passaggio tipicamente britannico, in cui le ragazze trascorrono le vacanze a Maiorca per perdere la verginità. Lo ha visto per noi Luigi Noera (PŘEHLED).

OUT OF COMPETITION

MIDNIGHT SCREENINGS

d43OMAR LA FRAISE di Elias BELKEDDAR

Opera prima di Elias Belkeddar, presentata fuori concorso a Cannes 76 v rámci sekce Midnight Screenings, Omar La Fraise è una divertente commedia franco-algerina che vede schierati in prima linea due mostri sacri del cinema d’Oltralpe: Reda Kateb e Benoît Magimel.

Per l’occasione, dunque i due attori vestono i panni di due gangster – Omar e Roger – že, giunti direttamente dalla Francia, si trovano a gestire attività illegali proprio in Algeria, holubice, nicméně, cercano di rifarsi una vita, meglio se decisamente più “tranquilla” di quella che hanno condotto fino a poco tempo fa.

Omar La Fraise, proto, è innanzitutto la storia di una lunga amicizia, la cui genesi ci viene rivelata poco a poco nel corso della visione. Momenti di noia in attesa che la piscina di una lussuosa villa venga finalmente resa agibile si alternano a spietate rese dei conti e a tentativi di conquistare il cuore di un’affascinante imprenditrice che gestisce un’azienda alimentare.

Una serie di gag e dialoghi taglienti fanno, kdo, da protagonisti assoluti, regalandoci momenti esilaranti all’interno di una commedia che, nicméně, a tratti ci sembra eccessivamente sfilacciata e che manca, bohužel, di personalità. Già, perché, vlastně, questa opera prima di Elias Belkeddar, pur rivelandosi un prodotto complessivamente gradevole, rischia – ahimé! – di essere dimenticata già poco tempo dopo la sua uscita in sala.

QUINZAINE

d44IN FLAMES di Zarrar Kahn

Opera prima del giovane regista pakistano-canadese Zarrar Kahn, v Flames, presentato in anteprima a Cannes 76 all’interno della čtrnáct dní des Cinéastes, cerca di tracciare un’attenta indagine sociale cercando, al contempo, nuovi linguaggi cinematografici e nuovi modi di raccontare la realtà. Sarà riuscito, Film, in questa sua ardua impresa? Andiamo per gradi.

Mariam, una giovane studentessa che vive insieme a sua madre e al suo fratellino a Karachi, ha da poco perso suo nonno, da sempre vero patriarca della sua famiglia. Mentre i delicati equilibri famigliari si stanno riorganizzando, la ragazza conoscerà un suo compagno di corso che inizierà a corteggiarla, zatímco, al contempo, subirà aggressioni di ogni tipo e inizierà ad avere strane visioni di persone morte.

co v Flames ci viene raccontato, proto, è innanzitutto la difficile condizione della donna all’interno di una società in cui il patriarcato gioca ancora un ruolo troppo centrale. Mariam e sua mamma sono costantemente minacciate. Determinati meccanismi sembrano non voler mai cessare. Realtà e onirico si fondono e si confondono al punto che noi stessi non sappiamo più dire dove finisca l’una e dove inizi l’altro.

Zarrar Kahn, jeho část, ha abbracciato e fatto suoi i canoni del cinema di genere, inserendo gli stessi in un film in cui, per contro, durante le scene del quotidiano è proprio un approccio realistico a fare da protagonista assoluto. operace, toto, indubbiamente interessante e che riesce a conferire all’intero lungometraggio una propria, marcata personalità. a ještě se, nonostante tutto, ciò non è sufficiente a “fare la differenza”, a far fare al presente v Flames quel salto di qualità che lo renda un lungometraggio memorabile. Colpa, možná, di una scarsa esperienza del regista dietro la macchina da presa? Per capirlo, to je, samozřejmě, ancora troppo presto. Bisognerà vedere cosa il cineasta avrà da offrirci in futuro.

SEMAINE DE LA CRITIQUE

Compétition

d45IL PLEUT DANS LA MAISON di Paloma Sermon-Daï

Una tenera storia di un fratello e una sorella che – con le dovute difficoltà del caso – si stanno per la prima volta affacciando nel mondo degli adulti. Una torrida estate, probabilmente l’ultima della loro infanzia. Litigi e battibecchi insieme a momenti di confidenze. La necessita – e l’urgenza – di trovare dei mezzi per sopravvivere cercando, al contempo, un proprio posto nel mondo. Tutto questo è Il pleut dans la Maison, diretto dalla regista Paloma Sermon-Daï e presentato in anteprima a Cannes 76 all’interno della Semaine z la Critique.

La storia messa in scena, proto, è quella della diciassettenne Purdey e di suo fratello minore Makenzy, i quali, rimasti soli in casa, dovranno trovare lavoro per potersi mantenere. Purdey, tak, inizierà a lavorare presso un hotel, mentre suo fratello si dedicherà ad attività ben più illegali, rubando soldi ai turisti.

Nel mettere in scena questa delicata storia famigliare, la regista ha optato per un approccio diretto e privo di fronzoli, ma anche estremamente vicino ai suoi protagonisti, forte di intensi primi piani, ma anche di momenti di tenera spensieratezza in un caldo pomeriggio estivo.

Non punta, Il pleut dans la Maison, a cercare a tutti i costi qualcosa di totalmente “nuovo”. a ještě se, al contempo, riesce perfettamente nei propri intenti, regalandoci una storia a tratti dolorosa, ma anche estremamente poetica e contemplativa. Immagine sfocata di un’epoca che sta per finire per sempre.

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marina obavy

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