#VENEZIA79 – 31/8 -10/9/2022 SPÉCIAL #10 : (JOURNÉE 7)

(da Venezia Luigi Noera con la gentile collaborazione di Maria Vittoria Battaglia, Vittorio De Agrò e Anna Maria Stramondo – Les photos sont publiées avec l'aimable autorisation de la Biennale)

Due film attesissimi in concorso di G. Amelio e Joanna Hogg infiammano il Lido

VENEZIA 79 compétition

IL SIGNORE DELLE FORMICHE di GIANNI AMELIO con Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Leonardo Maltese, Sara Serraiocco / Italie / 134'

SYNOPSIS

Alla fine degli anni Sessanta si celebrò a Roma un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti fu condannano a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché ‘guarisse’ da quell’influsso ‘diabolico’. Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal codice penale: un reato che in realtà fino ad allora era servito per mettere sotto accusa i ‘diversi’ di ogni genere, i fuorilegge della norma.

Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, il film racconta una storia a più voci, dans lequel, accanto all’imputato, prendono corpo i familiari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.

COMMENTAIRE DU DIRECTEUR

“Un film sulla violenza e l’ottusità della discriminazione. L’amore sottomesso al conformismo e alla malafede. Uno spaccato della provincia italiana nei cruciali anni Sessanta, quando il benessere economico non andò di pari passo con l’intelligenza delle cose, con l’apertura dei sentimenti. La famiglia come luogo chiuso, dove i contrasti tra le generazioni restano accesi e conflittuali. Già la vicenda così com’è accaduta mostra aspetti inquietanti a oltre mezzo secolo di distanza. Lo spettatore si potrà domandare: come è stato possibile, come è potuto succedere? Anche se in apparenza oggi non ci si scandalizza più di niente, l’odissea del ‘signore delle formiche’ è di quelle che sanno di inquisizione, e ne abbiamo le prove ogni giorno. Perché nella sostanza non è cambiato molto. Dietro una facciata permissiva, i pregiudizi esistono e resistono ancora, generando odio e disprezzo per ogni ‘irregolare’. Ma non è più tempo di subire né di tollerare nessuna forma di sopruso verso gli individui meno protetti.”

E questo film vuole infondere il coraggio di ribellarsi.

EXAMEN

L’incipit ci mostra un giornalista (dell’Unità) che viene incaricato di seguire un caso giudiziario negli anni del dopoguerra. I dialoghi tra due adolescenti amanti che si raccontano poesie d’amore. E’ appunto la Bologna del dopoguerra con i giovani che vogliono riscattarsi dall’orrore della guerra. Sullo sfondo un professore che ammalia con il suo carisma i giovani tra cui Ettore il protagonista di questa storia avvenuta nell’Italia del dopoguerra alle prese con i resti delle leggi promulgate durante il ventennio fascista (di cui purtroppo ancora oggi abbiamo esempi). All’epoca esisteva il reato di plagio e il Professore e poeta Aldo Braibanti viene accusato e condannato per tale reato.

Purtroppo come accade spesso nel Cinema il film si sofferma su una Chiesa deviata. Il film ha un suo stile nella interpretazione di Luigi Lo Cascio che denota la professionalità acquisita.

Il regista ne ha per tutti, persino per il Partito comunista di allora con la interpretazione di Elio Germani nei panni di un giornalista dell’Unità che a stento racconta il caso giudiziario.

Addirittura c’è un cameo con la presenza di Emma Bonino con chiaro riferimento che il film parla di diritti civili come ha espresso il regista nel suo commento.

Il finale non promette nulla di buono per l’Italia di oggi che a distanza di oltre cinquantanni deve fare i conti con il passato.

RZ6A2470.JPG

THE ETERNAL DAUGHTER di JOANNA HOGG con Tilda Swinton, Joseph Mydell, Carly-Sophia Davies / Royaume-Uni, Etats-Unis / 96'

SYNOPSIS

Tornate nell’antica dimora di famiglia, trasformata in un hotel ma carica di un misterioso passato, un’artista e la madre anziana affrontano segreti rimasti a lungo sepolti.

COMMENTAIRE DU DIRECTEUR

"Dans le 2008 decisi di scrivere la sceneggiatura di un film che potesse cogliere, almeno in parte, il legame che ho con la mia anziana madre. Cresciuta durante la Seconda guerra mondiale, lei appartiene a una generazione di donne che teneva nascosti i sentimenti, aveva sperimentato la perdita senza sapere come trasformare il dolore, e a volte viveva tra rimpianti e sensi di colpa.

Alla fine ho scoperto che il mio personale senso di colpa, naturalmente legato a quello di mia madre, mi impediva di creare una storia simile. Quando però, due anni fa, ho deciso di ambientarla in un hotel inquietante e misterioso, qualcosa è cambiato: ho capito che i fantasmi possono intrecciarsi alle nostre emozioni più profonde e intime.”

EXAMEN

Una anziana madre con Julie, la figlia adulta, si recano in un resort della campagna inglese dove la madre tanti anni prima era stata ospite.

In questa nebbiosa campagna inglese si riassume lo stato d’animo della protagonista, anzi delle protagoniste che sono meravigliosamente interpretate entrambe da Tilda Swinton che è ormai una presenza fissa della Mostra.

L’albergo è isolato e la sera non resta nessuno alla reception dell’albergo cosicché la protagonista è costretta a cercare un bollitore nella cucina e . . .

All’apparenza è un thriller, uno di quei film che lascia sospesi. In realtà viene mostrata la doppiezza del cinema che è poi la sua essenza. Peccato che il film è molto lento. La musica greve fa la sua parte e scopriamo che l’artista, anzi regista è venuta per trovare la concentrazione per completare la sua ultima fatica.

Altro personaggio è un cagnolino che desta nella donna ricordi lontani. La notte è sempre inquietante accompagnata dal rumore del vento e da cigoli cosicché la donna non riesce a prendere sonno, mentre l’anziana madre Rosalind cade in un sonno profondo. Anche il cagnolino è irrequieto. E’ un film sui ricordi, ai rimpianti senza rapportarsi al futuro. Scopriamo che le due donne (ma sarà solo un invenzione della protagonista Julie?) sono lì per festeggiare il compleanno della madre e così la torta e lo spumante fanno da accompagnamento a questo noir nebuloso.

Julie e Rosalind, mai viste insieme in una doppia inquadratura e nemmeno in un riflessoe qui ce ne sono molteviaggiano su un taxi bianco al calar della notte verso una casa di campagna georgiana nel Galles che ora è adibita a hotel (Hogg girato a Soughton Hall durante la pandemia).

Un volto appare in una finestra nella nebbia. Una campana suona come se Symphonie Fantastique stesse per far scoppiare uno Shining. Non una possibilità.

Il colpo di scena è ampiamente annunziato che solo i personaggi si stupiscono.

È un lavoro personale per la regia ma che è anche pubblico e lavora attraverso un dolore privato universale e, comme le titre l'indique, è eterno.

ORIZZONTI EXTRA

BI ROYA (WITHOUT HER) di ARIAN VAZIRDAFTARI con Tannaz Tabatabaei, Saber Abar, Shadi Karamroudi, Reza Davoudnezhad, Maedeh Tahmasbi, Faranak Kalantar / l'Iran / 110'

SYNOPSIS

Roya è una giornalista iraniana messa al bando dal governo e, su insistenza del marito, si sta preparando a emigrare in Danimarca. Mancano due settimane alla partenza quando incontra una giovane donna silenziosa. La ragazza sembra essersi perduta e non ricordare nulla. Roya la prende con sé, senza sapere che la ragazza ha abbandonato la sua vita precedente proprio per rimpiazzare Roya. Qualche giorno dopo, Roya viene a sapere che non potrà lasciare l’Iran a meno che non denunci un collega alle autorità di governo. Non appena Roya comunica il proprio rifiuto di tradire gli amici, la ragazza le sottrae l’identità e, con l’aiuto di Babak, il marito di Roya, prende il suo posto nella sua vita. Mentre lotta per riprendersi la propria identità, Roya si accorge che, sorprendentemente, nessuno si ricorda di lei e tutti scambiano la ragazza per lei. Babak caccia di casa Roya e le autorità decretano che sia esiliata in un’altra vita, in cui è una casalinga sottomessa di nome Hanieh.

COMMENTAIRE DU DIRECTEUR

“La storia di una persona che perde la propria identità può inizialmente sembrare surreale, ma se inserita in un contesto in cui si è condannati per quello che si è, diventa del tutto realistica. Roya lotta per ciò in cui crede, ma presto si rende conto che le scelte individuali sono solo un’illusione quando il sistema vuole definirti a tutti costi. Roya perde la sua vera identità e impara una semplice e tragica lezione: o cambi te stesso e ti adegui, o vieni eliminato per essere rimpiazzato da coloro che invece lo fanno. Ho cercato di mettere in scena questa trama immaginaria nel realismo del cinema iraniano, in omaggio agli intellettuali che passano per pazzi in una città che si suppone sia governata dai saggi.”

EXAMEN

Film sorprendente che usa i codici del thriller. Il Cinema iraniano è conosciuto per l’attenzione ai diritti sociali, mentre la nuova generazione a cui appartiene il regista ha portato la novità di tradurre la tradizione iraniana all’attualità. Si sente nell’aria del film la voglia di gridare i propri diritti utilizzando tematiche che non siano sgradite al regime.

Il ruolo della protagonista Roya è molto complesso dal punto di vista emotivo e viene interpretato disegnando un cerchio attorno alla vita quotidiana di Roya dalla quale si staccano dei pezzi e viene costruito qualcosa di diverso. Le parti staccate modificano le caratteristiche principali della donna ma in realtà anche se dal mondo attorno a lei viene percepita diversa per lei rimane la stessa persona come se un guscio protettivo la rendesse impermeabile. Il suo alter ego che è il personaggio che la sostituisce serve per rompere gli equilibri come si conviene in un thriller. La possiamo pensare i tre fasi. Una prima che rompe con il passatoper diventare qualcun altro, quella di passaggio e il terzo quando si inarna in Roya ma non è la stessa persona. In definitiva il film ci parla di una identità negata, che poi è un tema universale sull’interrogativo esistenziale della propria identità.

Film che promette nuove scoperte del cinema iraniano colpito dalla censura del regime.

HORS COMPÉTITION FICTION

DEAD FOR A DOLLAR di WALTER HILL con Christoph Waltz, Willem Dafoe, Rachel Brosnahan, Warren Burke, Benjamin Bratt / Etats-Unis ,Canada / 114'

SYNOPSIS

nous sommes en 1897. Dead for a Dollar segue il famoso cacciatore di taglie Max Borlund fin nelle profondità del Messico; qui si imbatte in Joe Cribbens – giocatore d’azzardo professionista e fuorilegge e suo nemico giurato – che Max aveva spedito in prigione alcuni anni prima. Borlund è in missione: deve ritrovare e portare a casa Rachel Kidd, moglie di un ricco uomo d’affari di Santa Fe, rapita e presa in ostaggio. Quando scopre che la donna è in realtà scappata da un marito violento, Max deve fare una scelta: portare a termine la missione disonesta per cui è stato ingaggiato, o farsi da parte mentre spietati fuorilegge mercenari e il rivale di lunga data si fanno sempre più viciniMax e il suo aiutante Alonzo Poe non hanno nulla da guadagnare se resistono: nulla, a parte l’onore.

 

COMMENTAIRE DU DIRECTEUR

Dead For A Dollar è un racconto schietto e semplice, che prova però a dare valore a molti elementi del western tradizionale: la nobiltà primitiva, i combattimenti come prove d’onore, la nostalgia del passato e l’antica, dura legge del coraggio. Allo stesso tempo, è un tentativo di parlare di razzismo e di questioni di genere, problemi contro cui lottiamo oggi. Scrivere e dirigere il film è stato un colpo di fortuna. Ottenere i finanziamenti, un miracolo. Lavorare con un simile cast, pura gioia.

EXAMEN

Le caratteristiche del western confezionato in America ci sono tutte. Alberque 1897: un cacciatore di taglie, un suo eterno rivale che vuole vendicarsi ed un ingaggio per riportare al marito una donna che a dire dello stesso era stata rapita. La realtà e ben diversa e nel girovagare per il selvaggio West il protagonista deve fare i conti con se stesso più che con gli altri.

C’è il cattivo (il marito della donna rapita) lo sbruffone (il giocatore d’azzardo) e c’è soprattutto il tema della parità di genere incarnata dalla moglie maltrattata.

Infatti nel film c’è anche posto per il politicamente corretto in merito alla questione di genere con la moglie del facoltoso marito violento che si ribella ad essere un oggetto. C’è poi la questione delle differenze razziali (la donna in realtà è scappata con un negro). Insomma ancora una volta si manifesta che l?america sia sempre più avanti dell’Occidente da cui partano le sue radici nel bene e nel male.

Purtroppo dal punto di vista cinematografico la pellicola ha uno stile fiacco, anche se non poteva mancare l’omaggio alla musica del Maestro Morricone nei film di Sergio Leone.

Nel gran finale che culmina nella sfida tra buoni e cattivi i due protagonisti da sempre rivali si ritrovano dalla stessa parte come si conviene ad un grande Western di cui ha solo l’ambizione! Come dimostra la dedica conclusiva, “In memory of Budd Boetticher

Ambientato tra il New Mexico e il vecchio Messico nell’estate del 1897, questo è il più classico dei racconti western; una storia di confini geografici e morali.

Ma una volta ambientato saldamente nell’ambientazione del deserto di Chihuahan, Dead for a Dollar si sviluppa in modo coinvolgente come un western in cui la legge della pistola è compensata da uno scenario in cui i personaggi negoziano continuamente, adattando le loro richieste e aspettative.

luigi Noera

Laisser un commentaire

Sommet