SPECIAL #VENICE78 #6 – 1/11SETTEMBER 2021: (2日目&3)

(da Venezia Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marina Pavido e Annamaria Stramondo e dalla sala WEB マリア・ヴィットーリア・バッタリア – 写真はビエンナーレの礼儀を公開されています)

Dopo l’apertura gli sguardi cinefili sono rivolti a SORRENTINO ma anche a Pablo Larrain

#VE78 CONCORSO

THE CARD COUNTER di PAUL SCHRADER

L’incipit è una musica greve sullo sfondo del tavolo verde. Come capita per i film di Schrader il filo rosso della sceneggiatura viene svelato a piccoli passi e questo è suo il punto di forza. La storia è quella di William Tell, ex inquirente e attento giocatore d’azzardo, contraddizione che ritroviamo in molti personaggi del cinema di Schrader, uomini e donne rosi da un conflitto interiore. La sua vita controllata viene stravolta quando incontra Cirk che in comune con lui ha una persona a entrambi poco amica e di cui entrambi si vogliono vendicare. Per farlo verrà in aiuto Linda, che grazie alle sue conoscenze, farà entrare Will nel circuito dei casinò, una svolta che riaccende oscure memorie nel nostro antieroe. Un revenge movie dalle connotazioni noir in cui si cala con Oscar Isaac, che a Venezia si divide in tre, tra il cinema d’autore di Schrader, lo sci-fi di Dune e la serialità di Scene da un matrimonio. In questa interpretazione si ritrova accanto a Willem Dafoe, che più volte è stato scelto da Schrader . A proposito de Il collezionista di carte dice: «William Tell è un uomo solo nella sua stanza di motel. Gioca a poker. Ammazza il tempo. Porta un peso. それで, qualcosa accade». Asciutto e preciso. Proprio come un metodico giocatore d’azzardo che da cinquant’anni scopre le sue carte nel grande casinò del cinema americano.

È STATA LA MANO DI DIO di PAOLO SORRENTINO

Quando arrivi a Napoli dal Mare la vista ti fa girare la testa, improvvisamente ci ritroviamo a Piazza Plebiscito in una sequenza “sorrentiniana” che ci mostra una donna bellissima che però non può avere figli. Lo spettatore è avvolto dal sapore della napoletanità attraverso la storia del regista stesso. Tanti sono gli omaggi, in primis a C’era una volta l’America, ma anche a Rossellini e a Stromboli, ma anche al musicista Pino Daniele; forse quello che manca all’appello è Troisi e non ce ne voglia Sorrentino. Nel finale il suo mentore Antonio Capuano che è stato un punto di partenza nella sua opera cinematografica.

«È stata la mano di Dio è, per la prima volta nella mia carriera, un film intimo e personale, un romanzo di formazione allegro e doloroso. Il film è costruito su di me, parla della mia storia personale, con lo scopo anche di far capire ai miei figli perché sono sempre schivo e silenzioso, ma non sarà un film autobiografico, non ci sonoriferimenti evidenti alla mia persona, ma è un insieme di racconti di esperienze personali, di racconti inventati e di storie che mi sono state raccontate da altri». Così Paolo Sorrentino ha spiegato l’essenza di questa sua opera che si discosta per stile ma non per linguaggio dal Sorrentino che siamo stati abituati a conoscere nella sua strepitosa carriera. E indubbio che si nota la mancanza del suo sceneggiatore di riferimento Umberto Contarello, ma resta la vena fantasiosa che distigue la sua filmografia. A riprova per stessa ammissione del regista È stata la mano di Dio è un racconto di formazione che mira, stilisticamente, a evitare le trappole dell’autobiografia convenzionale: iperbole, vittimismo, pietà, compassione e indulgenza al dolore, attraverso una messa in scena semplice, scarna ed essenziale e con musica e fotografia neutre e sobrie. La macchina da presa compie un passo indietro per far parlare la vita di quegli anni, come li ricordo io, come li ho vissuti, sentiti. 一言で言えば, questo è un film sulla sensibilità. E in bilico sopra ogni cosa, così vicino eppure così lontano, c’è Maradona, quell’idolo spettrale, alto un metro e sessantacinque, che sembrava sostenere la vita di tutti a Napoli, o almeno la mia.

Nella sezione a latere a #VENEZIA78 –ORIZZONTI un film dalla connatazione sociale si tratta di À PLEIN TEMPS di ERIC GRAVEL. Julie è impiegata come governante in un albergo parigino di lusso, mentre insieme ai suoi due figli adolescenti ha deciso di vivere in campagna. Ogni giorno tra mille difficoltà affronta il viaggio come pendolare. Siamo nel periodo dei grandi scioperi selvaggi nei trasporti in Francia, talché la nostra protagonista che ha una tabella di marcia giornaliera serrata proprio nel giorno dell’agognato colloquio di lavoro che le potrebbe cambiare la vita, si ritrova a dover fare l’autostop per raggiungere Parigi. Con un ritmo incalzante come è la vita della protagonista il film accompagna lo spettatore nel turbinio in cui si ritrova la protagonista decisa nel suo intento! Ma ecco cosa ne pensa l’autore: Il film mette in scena un dramma sociale che ho per certi versi trattato come un thriller. Volevo che i gesti quotidiani venissero visti come una fonte di tensione. ジュリー, 主人公, vive la propria vita costantemente in accelerazione non perché è una spia o un’agente della CIA, ma semplicemente perché è una madre single che lotta per una vita migliore.

Restando nel tema del sociale la stessa selezione presenta CENZORKA (107 MOTHERS) di PETER KEREKES (REVIEW)

E’ interessante il racconto del regista in merito allo sviluppo del film: “Abbiamo trascorso diversi anni in una prigione reale con carcerati veri cercando di avvicinarli e riprenderli come soggetti attivi piuttosto che come oggetti passivi. Poiché la maggior parte delle detenute era in attesa della libertà condizionata o avrebbe potuto essere trasferita in un altro carcere in qualsiasi momento, ho deciso di scritturare un’attrice professionista per impersonare Lesya, sapendo che non potevo rischiare di perdere la mia protagonista. また, volevo che il film rappresentasse una testimonianza autentica e collettiva delle madri recluse non solo attraverso i loro dialoghi con Iryna; ma anche attraverso le scene silenziose. Visivamente, queste scene sono trattate quasi al pari di una fotografia: il ricordo di un momento al di fuori della dimensione spazio-temporale.”

#VENEZIA78 –ORIZZONTI EXTRA

LAND OF DREAMS – FILM DI APERTURA di SHIRIN NESHAT, SHOJA AZARI

Una satira politica ambientata in un futuro prossimo in cui l’America ha chiuso i suoi confini al resto del mondo e vuole controllare al massimo i suoi cittadini. Simin, una donna iraniana americana, tra gli ultimi immigrati ammessi nel Paese, lavora per la più importante agenzia governativa, il Census Bureau, che sviluppa un programma per registrare e archiviare i sogni dei cittadini. Pur rivestendo un ruolo importante, Simin ignora che il governo ha messo in atto un complotto per controllare la popolazione

COMMENTO DEI REGISTI

Land of Dreams, nato in collaborazione con Jean-Claude Carrière, è un viaggio cominciato a Parigi nel 2018 e terminato con la sua morte a gennaio scorso. Il film si ispira alla nostra esperienza di immigrati iraniani in America dagli anni Settanta e alla percezione della cultura americana di un francese come Jean-Claude. Il discorso è perciò il prodotto delle nostre sensibilità e dei nostri punti di vista di stranieri nei confronti di una nazione che amiamo, ma che osiamo criticare. Dal punto di vista stilistico, il film è il risultato di un incontro tra una lingua profondamente personale, visiva e concettuale e il tocco leggendario dello sceneggiatore Jean-Claude Carrière, con l’arguzia, lo spirito e l’umanità che lo caratterizzano.

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