SPECIAL 71e #BERLINALE - séance 1/5 mars 2021 # 13 (DU QUOTIDIEN 3): Celine Scianna spiazza la platea con l’innocente narrazione su due bambine

(Berlin Luigi Noera avec la collaboration de genre de Marina peur- Les photos sont publiées avec l'aimable autorisation de la Berlinale)

Compétition

Petite Maman di Céline Sciamma

Dopo la scomparsa improvvisa della nonna la giovanissima fanciulla Nelly insieme ai genitori si reca nella casa dove abitava la nonna per liberarla. In quei luoghi tra i boschi la madre Marion aveva vissuto la sua fanciullezza. Quando la madre improvvisamente parte Nelly incontra nel bosco una sua coetanea che si chiama anch’essa Marion e come la madre a suo tempo sta costruendo una capanna su un albero. Però la nuova amichetta dovrà partire per un difficile intervento chirurgico. Nelly non vuole perdere neanche un attimo con la sua nuova amichetta del cuore prima della sua ineluttabilepartenza. Ancora una volta uno sguardo al femminile del rapporto di amicizia decisamente sincero e prezioso come solo la regista a descrivere. Ecco perché per la seconda volta Céline Sciamma viene invitata a presentare il suo punto di vista così delicato.

Ras vkhedavt, rodesaccasvukurebt? What Do We See When We Look at the Sky? di Alexandre Koberidze

Un incontro casuale alle porte di una scuola a Kutaisi in Georgia. Lisa e Giorgi si incontrano e un libro cade a terra.

Con linguaggio cinematografico che si occupa dei dettagli e degli oggetti più che degli interpreti. Come in una favola raccontati in terza persona con un terzo personaggio inanimato: il luogo dei loro incontri. E’ un film d’autore con giochi di apparenza ricercati sullo schermo quale il riflesso sui vetri bagnati dal sole. E’ anche un omaggio al film muto con uno sguardo autoriale dove la storia è solo un pretesto per lo stesso regista. Però la musica ha pure il suo fascino con l’intervento divertito di Gianna Nannini che canta la magia delle notti fra innamorati. Ci viene da dire la lingua italiana è la più bella del mondo!

Nella seconda parte si parla del campionato mondiale di calcio a dimostrazione dei sogni che ognuno di noi ha nel suo profondo, fosse anche una semplice partita di calcio.

Forêt – I SeeYou Every where di Bence Fliegauf

Sette piccole storie in un crescendo sempre più disturbante degli anfratti misteriosi della mente umana. Si tratta di profili psicologici dove ognuno può ritrovare la sua storia, le sue paure, le proprie fragilità. E potremmo continuare all’infinito con gli innumerevoli situazioni a cui assistiamo. In un crescendo del livello di scontro tra gli esseri umani. Rapporti fra padri e figlie, tra madri e figli, tra la vita e la morte, tra la scienza medica e il ciarlatno.

Un linguaggio già sperimentato dal regista che tanta fortuna gli ha portato sulla scena autoriale. Ma saremmo anche noi capaci di ciò? Ognuno potrà trovare in questo claustrofobico racconto di tanti personaggi che ammalia e disturba allo stesso tempo.

Bence Fliegauf continua quindi abilmente la sua esplorazione antropologica nello stile microrealista.

Rencontres

As I Want Egypte / France / Norvège / Palestina di Samaher Alqadi, documentaire / premier film

E’ un documentario sulla rivoluzione verde del 2013 con lo sguardo femminile della regista.

Un documentario corale ma anche intimo. Le donne arabe cercano di ribellarsi alla sharia che le rende esseri umani inferiori rispetto agli uomini. Girato durante le proteste in piazza Tahrir nel giorno del secondo anniversario della rivoluzione.

La regista Samaher Alqadi si unisce ai manifestanti con l’unica arma che ha: la sua telecamera. Questo oggetto la preserva da conseguenze violenze, ma anche le fa immortale una situazione irripetibile. Il racconto della primavera araba si mescola con quello più intimo della filmaker che deve fare i conti con il suo passato a Ramallah dove viveano i genitori e della storia rimossa per non soffrire.

Un punto di vista ripreso dal balcone di casa dove la regista è rimasta confinata durante la gravidanza.

Panorama

Mishehu Yohav Mishehu (All Eyes Off Me) di Hadas Ben Aroya

La narrazione asciutta della gioventù israeliana alle prese con le contraddizioni di una laicità dello stato israeliano che viene continuamente attaccata dall’ortodossismo religioso. Un film sopra le righe ma che non poteva essere altrimenti.

A Última Floresta (The Last Forest) di Luiz Bolognesi nella sezione Panorama Dokumente –

Ritratto degli ultimi nativi che preservano il proprio territorio. Senza il loro contributo andrebbe in rovina tutto l’ecosistema della foresta amazzonica pluviale.

Il regista presenta la storia mitologica delle loro origini, la forma di socialità strettissima di vivere in comunità in una geometria con disposizione a semicerchio delle capanne dove abitano. Gli anziani che trasmettono oralmente le tradizioni ai giovani. Così è stato per millenni fino all’arrivo delluomo bianco alla ricerca spasmodica del’oro. In immagini potenti Luiz Bolognesi documenta la comunità indigena degli Yanomami e descrive il loro ambiente naturale minacciato nella foresta pluviale amazzonica .

Génération

Cryptozoo di Dash Shaw

Nell’incipit uno dei personaggi racconta alla compagna di un sogno, che aveva fatto poche notti prima, in cui vedeva tutte le persone vivere in una società perfetta all’insegna dell’uguaglianza.

Mosso probabilmente da un analogo sogno il regista dà vita a questo film d’animazione ambizioso, che affronta temi sociali e politici, cercando di mettere in luce le criticità di una società schiacciata dal capitalismo e dall’ottica del guadagno e della prevaricazione.

Nella struttura certamente interessante, Cryptozoo è un film che esagera: l’animazione a tratti troppo pretenziosa finisce per essere purtroppo, confusa e confusionaria; i colori saturi e fluorescenti, esteticamente molto accattivanti, rischiano di ridurre tutto il film a una semplice – pur se affascinante – esperienza allucinogena, condannando così il film a cadere a causa della sua stessa ambizione.

Ninjababy di Yngvild Sve Flikke

Ninjababy parte come un film simpatico, una continua presa in giro, ironica e leggera, di una gioventù scapestrata che continua a procrastinare l’inevitabile necessità di assumersi qualche responsabilità.

In realtà Ninjababy è un film ben più serio e complesso, che analizza a fondo quelle fasi delicate della vita in cui bisogna fare i conti con scelte irreversibili, scelte da prendere mentre, ci si tiene – proprio come dei ninja – precariamente in equilibrio tra desideri, pressioni, aspettative (della famiglia, degli amici e della società) e scadenze.

Ed è proprio così che si sente Rakel, la protagoniste, una aspirante fumettista disordinata e ritardataria: précaire, instabile, inadatta ad affrontare la situazione in cui da un giorno all’altro si è ritrovata catapultata.

Lo spettatore segue Rakel per tutto il film, all’inizio con un certo fastidio, lo stesso che si prova per una sorella minore che si ostina a non crescere, poi con sempre più affetto ed empatia: Rakel convince lo spettatore, lo coinvolge con i suoi disegni, i suoi pensieri e le sue emozioni che si svelano sullo schermo sotto forma di fumetti animati. Et ainsi, tra tanti sorrisi e qualche lacrima, lo spettatore sente la stessa paura, le stesse ansie, lo stesso dolore della protagonista e insieme a lei, inevitabilmente, cresce.

De la mer sauvage par Robin Pétré (EXAMEN) è un documentario impegnativo che mette lo spettatore di fronte alle proprie responsabilità.

 

 

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