DAS GEHEIMNIS - Die verborgenen Wahrheiten: die Rezension von Maria Vittoria Battaglia

Wenn der Speicher nicht vergisst – un thriller da capogiro

È arrivato nelle sale italiane dal 15 Oktober, vertrieben von Vision Distribution und Cloud 9 Film, DAS GEHEIMNIS – Die verborgenen Wahrheiten, Regie führte Yuval Adler mit Noomi Rapace, Joel Kinnaman, Chris Messina, Amy Seimetz. Leider hat das neue kontrastierende DCPM von COVID19 seine Verwendbarkeit im Raum unterbrochen.

Eine Pfeife.

Così inizia la storia che Yuval Adler vuole raccontarci e noi ci ritroviamo subito nell’America degli anni ’60, meisterhaft dargestellt mit Pastellfarben und weichen und warmen Lichtern.

Un fischio che richiama subito l’attenzione della protagonista, Maya (Noomi Rapace) e, zusammen mit seinem, anche la nostra. Da questo momento le luci morbide e i colori pastello si alternano con luci più intense e colori più scuri, in un vortice di emozioni ed in un continuo slittamento tra presente e passato.

Ed è il rapporto dei protagonisti con il proprio passato a essere il vero soggetto del film, che potremmo definire la storia di redenzione di un passato drammatico.

Maya, una Zigeunerinparola con cui i soldati tedeschi chiamavano i rom e che la protagonista sente spesso nei suoi ricordiche vive da quindici anni una vita relativamente serena in America, si trova, al suono del fischio di un uomo che richiama il cane, catapultata nel passato, nei ricordi traumatici delle aggressioni naziste subìte in Romania durante la Seconda Guerra Mondiale.

Grazie a quel fischio Maya riconosce, o così crede, il suo aggressore (Joel Kinnaman), decidendo così di pedinarlo ed infine rapirlo. Ma non cerca vendetta, bensì il ricordo dell’esperienza vissuta, dass – frammentatonon riesce a ricomporre.

L’odio nei confronti del soldato nazista lascia gradualmente il posto ai suoi sensi di colpa, convinta di essere al tempo scappata abbandonando la sorella nelle mani dei suoi aguzzini e condannandola, in tal modo, ad una morte certa. Maya prova a ricordare, però non riesce, e deve dunque riappropriarsi del suo passato per poter vivere il presente: per questo cerca non la vendetta ma la confessione del suo carnefice, per avere risposte alle domande che la tormentano, per poter finalmente mettere a tacere i propri sensi di colpa.

Nel corso della narrazione lo spettatore è portato a chiedersi, facendo eco alle domande del marito di Maya, Lewis (Chris Messina), se non si possa semplicemente perdonare e andare avanti. E se all’inizio il perdono sembra possibile, schließlich, ci si trova di fronte all’amara risposta: siamo fragili di fronte alle sofferenze della vita e, in questa fragilità, incapaci di perdonare gli altri e, vor allem, incapaci di perdonare noi stessi. E così un film incentrato sul tentativo di riappacificarsi con il proprio dolore diventa un film sulla difficoltà di poter effettivamente riscattare il passato, e questa è la costante che unisce tutti i personaggi del film, tanto differenti tra loro ma allo stesso tempo così incredibilmente simili.

The secrets we keep (titolo originale) è un film pieno di contraddizioni che riesce in tal modo a restituire la complessità delle emozioni e della vita umana, un film sincero che ha il coraggio di affermare che se accecati dal dolore non saremo mai in grado di perdonare; ma è anche un film di possibilità, e quando il regista, tramite la voce della protagonista, afferma che nonostante questa fragilità propria della condizione umanaora siamo qui insieme e andremo avanti insieme”, allo spettatore viene restituita la speranza.

Maria Vittoria Battaglia

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