SPECIALE #VENEZIA77 #5 - 2/12 SETTEMBRE 2020: (DNY 2&3)

(Venice Luigi Noera s laskavým spolupráce Marina strachem a Annamaria Stramondo- Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Biennale)

QUO VADIS, AIDA? e PADRENOSTRO due ricostruzioni pseudo storiche di due tragedie una collettiva ed una personale che dividono la critica.

#VE77 CONCORSO inizia con un film francese AMANTS (LOVERS) di NICOLE GARCIA/ Francia / L’incipit è chiaro: i due protagonisti si amano follemente. Ma sarà poi vero? Che Lisa e Simon siano innamorati non c’è dubbio, ma gli accadimenti della vita li separano. Infatti Simon si trova in pericolo e deve lasciare improvvisamente la Francia. Qualche anno dopo, su un’isola dell’Oceano Indiano, si rincontrano con alle spalle due storie completamente diverse. Il finale ve lo evitiamo perché tropo banale. E’ uno di quei film che ti pone davanti ad una questione: cosa ha attratto i selezionatori? Forse ce ne faremo una ragione ascoltando quanto ha aggiunto il regista: Come il Lord Jim di Conrad, Simon fugge in un remoto angolo della Terra; spera di mettere a tacere il senso di colpa ma questo lo segue, gli dà la caccia e lo divora, impedendogli una vita normale. Lisa, nakonec, è l’unica che riesce a sfuggire alla stretta di questa favola cupa. Il nostro voto non supera 1!

Va meglio con QUO VADIS, AIDA? di JASMILA ZBANIC/ Bosnia ed Erzegovina, Rakousko, Rumunsko, Nizozemsko, Německo, Polsko, Francie, Norsko, Turecko / – Bosnia, červenec 1995. E’ la struggente storia di Aida, interprete che lavora alle Nazioni Unite nella cittadina di Srebrenica. Quando l’esercito serbo occupa la città, la sua famiglia è tra le migliaia di cittadini che cercano rifugio nell’accampamento delle Nazioni Unite. Aida ha accesso a informazioni cruciali per le quali è richiesto il suo ruolo di interprete. Cosa si profila all’orizzonte per la sua famiglia e la sua gente? La salvezza o la morte? Quali passi dovrà intraprendere? Il tema affrontato pone lo spettatore davanti al dilemma per chi parteggiare. E’ giusto che Aida sfrutti la sua posizione Ma in gioco è la vita della sua famiglia sullo sfondo della guerra di etnia sfociata nella nota strage. In qualche modo la storia è autobiografica come spiega la giovane regista: Sono una sopravvissuta della guerra in Bosnia. Un giorno hai tutto, il giorno dopo la maggior parte delle cose che conoscevi non esiste più. Solo perché riteniamo che alcune cose siano inimmaginabili, non significa che non possano accadere. Il nostro voto 1,5. Ma il primo dei film italiani fa discutere. Si tratta di PADRENOSTRO z CLAUDIO NOCE/ Italia . La storia si svolge a Roma, 1976. Il piccolo Valerio ha dieci anni e come tanti suoi coetanei tanti sogni nel cassetto. Ma deve assistere all’attentato ai danni del padre di terroristi. Al contrario quando in quei giorni difficili conosce Christian, un ragazzino che è invece solitario, ribelle e sfrontato. Nel film la arte i importante sostenuta dal poliedrico Pier Francesco Favino. Lo scrit non convince trasponendo sul BIG SCREEN una storia da Serie TV. Il nostro voto è netto: 1. Anche in questo caso uno spunto autobiografico del regista: La sua figura forte (NDR di padre), magnetica, eroica, assurge ad archetipo di un’intera generazione di uomini per i quali le emozioni erano percepite solo come debolezza e obbligate a essere camuffate da silenzi. Nel dicembre del 1976, quando mio padre subì l’attentato, io avevo un anno e mezzo: abbastanza per comprendere la paura, troppo pochi per capire che quell’affanno avrebbe abitato dentro di me per molto tempo. Non sono mai riuscito a dirglielo. Scrivere questa lettera a mio Padre tracciando i contorni di una generazione di bambini “invisibili” avvolti dal fumo delle sigarette degli adulti non è stato facile; provare a farlo mutando le parole da private in universali è stata una grande sfida come cineasta e come uomo. “Subito dopo Dio viene Papà” (Wolfgang Amadeus Mozart). Infine dall’oriente una storia di impegno artistico. Si tratta di THE DISCIPLE di CHAITANYA TAMHANE/ India / – Sharad Nerulkar è un giovane attratto dalla musica classica indiana. Con una ricerca che dura tutta la vita insegue il suo sogno con sincerità e disciplina, impegnandosi incondizionatamente nel suo percorso artistico. Anche in questo film viene fuori una parte del desiderio del regista. Mi sono perdutamente innamorato del mondo della musica classica indiana. Le storie fantastiche dei grandi musicisti, la tradizione millenaria della loro disciplina e, naturalmente, la ricchezza insita nella musica mi hanno incantato. Alla luce dei suoi legami con la mitologia, la spiritualità e un sapere misterioso, fede è la parola chiave per la maggior parte di coloro che praticano questa musica. Il nostro voto è minimo: 1.

Certo l’inizio di questa edizione di Venezia risulta ostica ma ci possiamo rifare con la sezione dei nuovi talenti ossia con #VENEZIA77 –ORIZZONTI dove nei primi giorni sono passate tre perle.

Prvním z nich je MEEL PATTHAR (MILESTONE) di IVAN AYR/ India / – la storia travagliata di un camionista che ha raggiunto il suo primo mezzo milione di chilometri di percorrenza. Ma la vita gli riserva delle amare sorprese. La storia ci resenta aspetti della società indiana dove lo sfruttamento del lavoro è un cardine e dove tra vecchie e nuove generazioni si ripropone. I colori della pellicola la rendono pesante allo spettatore soprattutto se occidentale. Il nostro voto è 2.

Dal nuovo mondo invece una storia avventurosa ma anch’essa intrisa di lacrime e sangue. Si tratta di THE FURNACE di RODERICK MACKAY/ Australia / 116’ Siamo nel 1897 in Australia occidentale. Per sfuggire a una dura esistenza e tornare a casa, un giovane cammelliere afgano fa coppia con un misterioso bushman in fuga con due lingotti d’oro da una dozzina di chili con il marchio della corona. L’opera fa luce sulla storia dimenticata dei cammellieri “Ghan” australiani: prevalentemente musulmani e sikh provenienti da India, Afghanistan e Persia. Apprendiamo dalle parole del regista che: oggi l’Australia ha il più alto numero di cammelli selvaggi. nicméně, la maggior parte degli australiani non sa che, a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, l’impero britannico importò cammelli e addestratori dall’Afghanistan, dall’India e dalla Persia per esplorare l’interno del deserto australiano. Questi camellieri islamici, sikh e indù costituivano la principale forma di esplorazione e di trasporto merci tra le colonie e i campi dei minatori d’oro. Furono essenziali per il costituirsi della nazione, tuttavia dovettero sopportare molti pregiudizi e furono spesso costretti a contratti di lavoro forzato. Il film ci è molto piaciuto ed il voto è finalmente sopra la sufficienza: 3.

Dalla Palestina invece una storia leggera e d’amore che si intreccia con le difficoltà quotidiane dovute alla politica sulla questione araba. Si tratta di GAZA MON AMOUR di TARZAN NASSER, ARAB NASSER/ Palestina, Francie, Německo, Portugalsko, Katar / 87' – Gaza, dnes. La storia di Issa segretamente innamorato di Siham, una donna che lavora come sarta al mercato. Determinato a farle la sua proposta di matrimonio, rinviene nella rete da pesca un’antica statua di Apollo e decide di nasconderla a casa sua. Quando Hamas scopre l’esistenza di questo misterioso tesoro, per Issa iniziano i problemiRiuscirà nel suo intento di dichiarare il proprio amore a Siham? Come spiegano i registi A dispetto delle tradizioni conservatrici del suo Paese, della sua età e degli infiniti problemi politici, Issa è un romantico e difende il diritto di amare, che fa di lui un vero resistente. Per quanto il tono del film possa essere percepito come buffo, cupo o, talvolta, perfino amaro, è soprattutto tenero e malinconico, come Issa e Siham. A volte le storie più belle sono le più semplici. Anche in questo caso il voto è sopra la sufficienza: 3.

Il programma dei primi due giorni ci ha riservato delle belle sorprese nella selezione #VENEZIA77 FUORI CONCORSO – FICTION con un gang story che volge al melò. Si tratta di NAK-WON-EUI-BAM (NIGHT IN PARADISE) di PARK HOON-JUNG/ Corea del Sud / 131’ – La storia di Tae-gu, uomo di punta di una gang criminale guidata da Mr. Yang, è abbastanza ingarbugliata comincia ritraendo un uomo, bersaglio di un’organizzazione criminale, che si rifugia su un’isola paradisiaca. La trama racconta l’attuarsi di una vendetta sanguinosa, che contrasta nettamente con lo scenario in cui si svolge, pieno di mari meravigliosi e cieli blu. Questo contrasto attira lo spettatore e lo coinvolge. Un’altra storia questa volta vera e romanzata è quella di THE DUKE di ROGER MICHELL/ UK / – che ci racconta di Kempton Bunton, un taxista di sessant’anni, rubò il ritratto del Duca di Wellington di Francisco Goya dalla National Gallery di Londra. Kempton mandò una richiesta di riscatto asserendo che avrebbe restituito il dipinto solo dopo che il governo si fosse impegnato a favore degli anziani. Come e perché avesse deciso di ricorrere al Duca per portare a compimento il suo piano rimane una storia incredibilmente affascinante. Sempre nella selezione #VENEZIA77 FUORI CONCORSO – NON FICTION due documentari di spessore: první FINAL ACCOUNT di LUKE HOLLAND UK / 90 – v 2008, il regista britannico Luke Holland iniziò a intervistare l’ultima generazione di tedeschi ancora in vita che avevano fatto parte del Terzo Reich di Adolf Hitler. Le interviste erano rivolte ai comuni cittadini che realizzarono i progetti concepiti dagli architetti del genocidio di massa. Final Account è un documento crudo e incalzante, che riflette in modo estremamente diretto e personale su come esseri umani ambiziosi, ma per il resto assolutamente comuni, abbiano preso parte a uno dei più efferati crimini contro l’umanità. Final Account rispecchia temi del nostro tempo, prendendo in esame i pericoli legati all’autorità, al conformismo, all’identità nazionale e ai miti creati in nome dell’ideologia, e mettendo a nudo sia la coltre tenebrosa che la dolorosa lucidità della memoria umana. Certo non poteva mancare il tema legato all’ambiente ed ai cambiamenti climatici: GRETA di NATHAN GROSSMAN / Švédsko / 97’ con Greta Thunberg – La protagonista è diventata l’emblema delle nuove generazioni che chiedono agli adulti di lasciare un mondo migliore perchè il pianeta Terra possa ancora accogliere le generazioni future. Il team ha seguito la giovane attivista dal suo primissimo giorno di sciopero.

Passiamo adesso alle sezioni collaterali indipendenti. Quest’anno si svolge la 17ma Giornate degli AUTORI che apre con KITOBOY (THE WHALER BOY) di PhilippYuryev – opera prima Russia, Polsko, Belgie. E’ la storia di un giovanissimo di nome Leshka che vive in un villaggio sperduto sullo Stretto di Bering che divide la Russia dagli Stati Uniti, tra il circondario autonomo della Čukotka e l’Alaska. Una storia irreale che ci parla delle nuove tecnologie e come li vivono le popolazioni di frontiere non ancora contaminate dal progresso tecnologico. Per la 35 Settimana Internazionale della Critica sic l’EVENTO SPECIALEFILM D’APERTURA è THE BOOK OF VISION di Carlo S. Hintermann. Itálie, Spojené království, Belgie, 95’che vede come Produttore esecutivo Terrence Malick. In un intreccio temporale tra l’oggi e il passato di due persone vissute in tempi diversi ma legati da un unico afflato TheBook of Vision è il manoscritto capace di intrecciare le due esistenze in un vortice ininterrotto. Mentre in CONCORSO POHANI DOROGY| BAD ROADS di NatalyaVorozhbyt. Ucraina ci racconta la guerra ucraina attraverso una serie di situazioni e quadri apparentemente sconnessi fra di loro. Non esiste iù la retorica della guerra ma solo le atrocità di quattro storie ambientate lungo le strade del Donbass in guerra. E così può accadere che anche le vittime più innocenti possono avere la loro occasione per prendere il controllo.

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