# ROMAFF12 especial – El hambre pone una hipoteca sobre la adjudicación del Festival de Roma

Presentato all’interno della Selección oficial una 12° Festa del Cinema di Roma, The Hungry Es la última, controvertido largometraje del director indio Bornila Chatterjee, trasposizione cinematografica del Tito Andronico di William Shakespeare.

los protagonistas, en este caso, son miembros de dos familias encabezadas por dos grandes magnates de los negocios. La hermosa e implacable Tulsi está a punto de casarse con Sunny y hacerlo -, así como se dice que el padre de este último - que se convertirá en toda una familia. Durante las vacaciones del Año Nuevo, pero, il figlio minore della donna viene ucciso dopo essersi rifiutato di entrare in affari con la famiglia di Sunny. Prenderà il via, da qui, una lunga serie di omicidi, violenze e tradimenti di ogni genere, al termine della quale nessuno riuscirà, de alguna manera, a salvarsi.

Ѐ il genere umano nella peggiore delle sue declinazioni, quello che ci viene presentato in Tito Andronico prima e in The Hungry entonces. In questo lavoro della Chatterjee, específicamente, grazie ad una regia e ad una fotografia che sembrano non aver alcun dubbio riguardo ciò che vogliono trasmettere allo spettatore, la tensione e l’ipocrisia dei personaggi è palpabile fin dall’inizio. y aquí, con una messa in scena del tutto soggettiva ma impeccabile, interni dai colori freddi e scene in esterno girate perlopiù con il buio – fatta eccezione per i brevi, riusciti momenti in cui vediamo un suggestivo paesaggio all’alba avvolto nella nebbia – si fanno teatro di una tragedia sempre attuale. Ѐ soprattutto il dio Denaro a stabilire ogni singola mossa dei protagonisti. A lui la responsabilità di ogni intrigo, di ogni tortura, di ogni omicidio.

Ed è proprio nel mettere in scena torture e omicidi che la macchina da presa della Chatterjee si mostra quanto mai coraggiosa, quasi eccessivamente ardita: la scena dell’uccisione della sorella di Sonny è solo la prima delle scene maggiormente disturbanti, le quali trovano un loro compimento proprio man mano che ci si avvicina al finale, momento in cui alla spietata Tulsi viene presentata – durante il banchetto di nozze – la testa del suo primogenito su di un vassoio d’argento. Particolarmente emblematica – oltre che piuttosto ben riuscita – la scena in cui, a conclusione della tragedia, vediamo un branco di pecore nere entrare nel salone dove fino a poco tempo prima stavano avendo luogo i festeggiamenti di nozze e mangiare avidamente le pietanze presenti sul tavolo. Soluzione, este, piuttosto sottile e raffinata, che – oltre, justo, ad una regia matura e consapevole – ha fatto sì che un lungometraggio come The Hungry – al quale, considerando todas las cosas, si può rimproverare solo un calo di ritmo a circa metà del film – abbia una propria, marcada identidad, senza farsi “schiacciare” dall’imponenza dell’opera di partenza, ma regalandocene, al contrario, una trasposizione capace di mostrarci quanto di buono le major indiane sono in grado di produrre oggi, senza lasciarsi eccessivamente influenzare né dai canoni standard delle produzioni bollywoodiane, né da quelle tipicamente hollywoodiane. Perdonate il gioco di parole.

 

temores marina

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