En las salas italianas a partir de 6 abril, El inicio - revisión de Marina miedo

L’ultimo film di Alessandro D’Alatri, prodotto da Luca Barbareschi è

Inspirado en una historia real.

Matteo Achilli ha 18 años y es un estudiante de secundaria brillante. Junto a la madurez y cansado de sufrir la injusticia en el lugar de trabajo y el deporte, debido a que se puede disfrutar de las recomendaciones correctas, Ella decide inventar una aplicación que permite clasificar a los miembros en el mérito, con el fin de dar más oportunidades de carrera a aquellos que realmente tienen los conocimientos adecuados. Il suo progetto ha subito successo ed il ragazzo inizia a guadagnare moltissimo ed a frequentare il mondo dell’alta società. Questo suo nuovo stile di vita, pero, lo porterà ad allontanarsi dalla fidanzata e dagli amici di sempre.

Indubbiamente questo ultimo lavoro di D’Alatri ad un primo impatto può interessare. Se non altro sembra distaccarsi radicalmente dagli ultimi, non proprio riusciti, lavori dello stesso autore (ver, por ejemplo, Casomai, La febbre e Commedia sexy). La storia raccontata, su parte, presenta non pochi spunti da cui partire, per poi dare al lungometraggio il tono che si vuole. En este caso, pero, i non troppo velati (o quantomeno sperati) rimandi fincheriani restano, desafortunadamente, solo delle iniziali intenzioni. The Startup, de hecho, non riesce a “spiccare il volo”, non riesce a staccarsi dalla massa di lungometraggi sopra citati, ognuno dei quali vuole raccontarci la crisi e/o la precarietà del lavoro e/o i giovani a modo proprio. excepto, por lo tanto, per rari momenti riguardanti la costruzione del progetto in sé, la sua partenza ufficiale e le sue conseguenze sulla carriera di Matteo, ci troviamo di fronte ad uno dei tanti prodotti buonisti, pieni di sé e talmente tante volte rifatti da essere ormai pericolosamente prevedibili, ognuno la brutta copia dell’altro. Ciò viene qui ulteriormente sottolineato, por ejemplo, dalle eccessivamente “invasive” canzoni inserite all’interno del film e soprattutto dalla prima parte di esso, la quale si limita a regalarci un ormai noioso déjà vu. Dispiace, en este caso, soprattutto per i giovani protagonisti (Andrea Arcangeli nel ruolo di Matteo, Paola Calliari nel ruolo della sua ragazza Emma e la lanciatissima Matilde Gioli, nel ruolo della bella e “pericolosa” Cecilia). Malgrado il loro impegno, a quanto pare sono stati fortemente penalizzati da una direzione attoriale che li ha voluti eccessivamente stereotipati. Evidentemente il mondo del lavoro è stato spietato anche con loro.

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