Il FOCUS di Eleonora Ono – BEST OF 2025
(da Roma Luigi Noera, con la gentile collaborazione di Eleonora Ono e l’apporto di Gaia Serena Simionati – le foto sono pubblicate per gentile concessione di #ROMEFILMFEST)
La sezione non competitiva prende a prestito dai Festival Internazionali i migliori film tra cui eccelle l’ultima opera di Ari Aster presentata a CANNES
Il nuovo film di
è un’opera ambiziosa, che sceglie consapevolmente il caos come cifra stilistica. La narrazione si muove tra grottesco e magnetismo, in un equilibrio precario che affascina e al tempo stesso disorienta.
Il regista affronta una quantità enorme di tematiche, spesso accennandole più che approfondirle: la paranoia legata al Covid e al distanziamento sociale, il movimento Black Lives Matter, le rivolte seguite all’omicidio di George Floyd, l’attivismo ridotto a hashtag, la costruzione dei giganteschi data center nelle province americane, le energie rinnovabili, le criptovalute, la passione per le armi da fuoco, il cospirazionismo online e l’ossessione per le presunte reti di pedofilia delle élite. È un affresco dell’America contemporanea che tenta di essere al tempo stesso satira, allegoria politica e ritratto sociale.
L’ambientazione è la cittadina immaginaria di Eddington, New Mexico, durante la pandemia. Qui, la rivalità grottesca tra il sindaco e lo sceriffo scatena una spirale di disordini politici e sociali. Aster racconta un’America confusa e contraddittoria: che si aggrappa a complotti per disperazione o ignoranza, che cavalca la cultura woke per opportunismo, che vive intrappolata nei social, armata fino ai denti e governata da una politica opaca. È un Paese dove il tessuto sociale si sfalda, lasciando spazio a una violenza cieca e diffusa.
Il problema non è tanto la visione in sé — lucida, per quanto spietata — quanto il modo in cui viene messa in scena. L’assenza di stratificazione narrativa e di un reale approfondimento critico lascia spazio a una satira facile, a volte scontata, che si risolve in un’escalation di scontri a fuoco spettacolari ma privi di reale peso drammatico. Il film ha la forza immediata di un episodio dei Simpson, con Eddington al posto di Springfield e Joaquin Phoenix nei panni di un Commissario Winchester grottesco e disperato. Forse l’intento era quello di un romanzo allegorico, ma il risultato appare più caotico che visionario.
Sul piano tecnico, però, l’opera convince. Il cast è di altissimo livello: Pedro Pascal, Luke Grimes, Deirdre O’Connell, Michael Ward, Austin Butler, Emma Stone e soprattutto Joaquin Phoenix, la cui interpretazione, intrisa di follia e fragilità, regge buona parte del film. Lo stile visivo è potente: la fotografia sfrutta palette spente e toni di grigio, alternati a immagini straordinarie di deserti, tramonti e albe che amplificano la sensazione di isolamento e alienazione. Le scene più crude non cercano compiacimento, ma si inseriscono coerentemente nel quadro generale.
Eddington è, in definitiva, un film che guarda in faccia l’America e le sue contraddizioni, ma lo fa con un linguaggio più aggressivo che profondo. Aster costruisce un mondo iperbolico e spietato, ma
spesso preferisce il sarcasmo alla riflessione. È un’opera che impressiona, ma non sempre lascia il segno giusto.
“Joe (Joaquin Phoenix): Se ci tenete alle vostre vite, dovreste pensarci due volte, perché alla gente di Eddington piacciono le armi.”
Eleonora Ono