#Venezia82 – 27.8/6.9 2025 SPECIALE #2 (DAY 1)

Il Focus di Vittorio De Agrò (RS) dal Lido: Sorrentino apre la Mostra tra mille polemiche sul #VENICE4Palestine!

(da Venezia Luigi Noera, Vittorio De Agrò (RS) e Valentina Vignoli, con la gentile collaborazione di Eleonora Ono e l’apporto di Marina Pavido – le foto sono pubblicate per gentile concessione della Mostra di Venezia)

Due ICONE aprono la Mostra di Venezia: il Presidente della Repubblica Italiana e Madre Teresa di Calcutta!

#VENEZIA 82

LA GRAZIA di Paolo Sorrentino (film di apertura)

Sinossi: Mariano De Santis è il Presidente della Repubblica. Nessun riferimento a presidenti esistenti, frutto completamente della fantasia dell’autore. Vedovo, cattolico, ha una figlia, Dorotea, giurista come lui. Alla fine del suo mandato, tra giornate noiose, spuntano gli ultimi compiti: decidere su due delicate richieste di grazia. Veri e propri dilemmi morali. Che si intersecano, in maniera apparentemente inestricabile, con la sua vita privata. Mosso dal dubbio, dovrà decidere. E, con grande senso di responsabilità, è quel che farà questo grande Presidente della Repubblica Italiana.

Commento del regista: La Grazia è un film d’amore. Questo motore inesauribile che determina il dubbio, la gelosia, la tenerezza, la commozione, la comprensione delle cose della vita, la responsabilità.

L’amore e le sue articolate diramazioni sono viste e vissute attraverso gli occhi di Mariano De Santis, Presidente della Repubblica verosimile ma rigorosamente inventato.

Mariano De Santis ama la moglie che non c’è più, la figlia e il figlio e le loro distanze generazionali, ama il diritto penale che ha studiato per tutta la vita. Mariano De Santis, dietro il suo aspetto serio e rigoroso, è un uomo d’amore.

La Grazia è un film sul dubbio. E sulla necessità di praticarlo, soprattutto in politica, soprattutto oggi, in un mondo dove i politici si presentano troppo spesso col loro ottuso pacchetto di certezze che provocano solo danni, attriti e risentimenti, minando il benessere collettivo, il dialogo e la tranquillità generale. Mariano De Santis è un uomo mosso dal dubbio.

La Grazia è un film su un dilemma morale. Concedere o meno la grazia a due persone che hanno commesso degli omicidi in circostanze, però, forse, perdonabili. Firmare o non firmare, da cattolico, una legge difficile sull’eutanasia.

Da ragazzo rimasi folgorato dal Decalogo di Kieślowski. Un capolavoro tutto incentrato sui dilemmi morali. La trama delle trame. L’unico intreccio davvero appassionante. Più di un thriller.

Non penso di essermi neanche minimamente avvicinato all’altezza del genio di Kieślowski, alla profondità con cui affrontava i temi morali, ma ho sentito la necessità di farlo comunque, in un momento storico in cui l’etica, alle volte, sembra essere opzionale, evanescente, opaca o comunque tirata troppo spesso in ballo solo per ragioni strumentali.

L’etica è una cosa seria. Tiene in piedi il mondo. E Mariano De Santis è un uomo serio.

Recensione: Dopo Il Divo (2008), Paolo Sorrentino torna a raccontare la politica italiana, scegliendo questa volta il Colle più alto: il Quirinale.

Il film si apre con la citazione dell’articolo 87 della Costituzione, quasi una bussola per lo spettatore meno esperto di diritto. Ma presto diventa chiaro che la vera materia di Sorrentino non è la burocrazia, bensì il dubbio: il dubbio dell’uomo, del padre, del Presidente.

Mariano De Santis, ex giudice, vedovo, padre di due figli, non è ispirato ufficialmente a nessun Presidente della Repubblica. Eppure, sul piano esteriore richiama Francesco Cossiga, mentre sul piano personale ricorda Sergio Mattarella. In realtà, è una sintesi di figure democristiane che hanno segnato la storia repubblicana.

Al centro del film c’è il potere della Grazia presidenziale. Mariano si trova a dover decidere su due richieste delicate e su una legge controversa, quella sull’eutanasia.

Due storie di omicidi passionali — ispirate a fatti di cronaca — dividono padre e figlia, mettendo in conflitto il giudice e l’uomo, il Presidente e il genitore.

La domanda che Dorotea rivolge più volte al padre — “A chi appartengono i nostri giorni?” — diventa il filo conduttore del racconto. Una domanda che cambia significato a seconda del contesto e che solo alla fine troverà la sua risposta.

Il film è politico, etico e malinconico, ma anche capace di momenti di leggerezza e commozione. A tratti soffre di un ritmo irregolare e di eccessi “sorrentiniani”, ma contiene intuizioni potenti: l’inedito nuovo Papa, o la figura di Coco Valori (una

straordinaria Milvia Marigliano), amica storica del Presidente.

La coppia Toni Servillo – Anna Ferzetti funziona: lui porta in scena un Presidente che vive di esperienza e ironia, con echi di Jep Gambardella; lei affronta con solidità un ruolo complesso, dimostrando maturità e presenza scenica.

In conclusione, La Grazia è un film che rappresenta un passo avanti per Sorrentino dopo il deludente Parthenope. Conferma la sua capacità di unire estetica, riflessione etica e racconto intimo, toccando corde profonde senza rinunciare alla sua inconfondibile eleganza visiva.

#ORIZZONTI

MOTHER di Teona Strugar Mitevska (film di apertura)

Sinossi: Calcutta, India, agosto 1948. Teresa, madre superiora del convento delle suore di Loreto, attende con ansia la lettera che le permetterà finalmente di lasciare il monastero e creare un nuovo ordine in risposta alla chiamata ricevuta da Dio. E proprio quando tutto sembra pronto si ritrova di fronte a un dilemma che ne mette alla prova la fede e le ambizioni, in un momento di svolta importante della sua vita.

Commento della regista: Mi ci sono voluti esattamente venticinque anni per arrivare dove sono oggi e realizzare Mother, un film che rappresenta pienamente me e la persona che voglio essere: audace, coraggiosa e libera. Dato che ho raggiunto la mia libertà, offro anche a lei la sua. Madre Teresa era una madre, sì, ma per milioni di persone. Era severa, brusca, inflessibile, eppure materna ben oltre la nostra comprensione. Alcuni dialoghi del film sono trascrizioni dirette delle interviste che ho condotto con le ultime suore ancora in vita e testimoni del suo carattere durante la lavorazione di Teresa and I, un documentario che ho girato a Calcutta. Madre Teresa è nata a Skopje. Albanese di Macedonia, è un perfetto esempio della diversità multietnica del mio Paese e dell’umanità onnicomprensiva che lo caratterizza.

Madre Teresa è una figura controversa e la sua posizione sull’aborto in particolare è un ostacolo sul suo cammino, difficile da comprendere dalla prospettiva odierna, almeno per alcuni di noi, eppure approvata da molti. Abbiamo scelto di raccontare la sua storia prima che diventasse la Madre Teresa che conosciamo oggi. La nostra Madre ha trentasette anni e il film ripercorre sette giorni della sua vita. Presento questa Madre quasi come l’amministratrice delegata di una multinazionale, instancabile e ambiziosa.

Giudico la sua santità dalle sue azioni e non dai suoi modi. Celebriamo le donne così come sono, non solo martiri altruiste o vittime eterne, ma come personaggi pienamente sviluppati, come persone che possono avere ambizioni diverse dal diventare la moglie di qualcuno. Era tutt’altro che perfetta, ma era davvero straordinaria. Il film evita di raccontare una storia femminile in modo maschile, optando cioè per il modello narrativo consolidato e accettato. Mother è un film che fa riflettere, offre un punto di vista sulla santità, sulla femminilità e anche sulla sorellanza… e, sì, sulla maternità!

Recensione: Tutti conoscono Madre Teresa di Calcutta: per la Chiesa è una Santa, per l’India un simbolo tanto forte che il Paese intero si fermò nel giorno dei suoi funerali. Ma chi era davvero la donna dietro l’icona?

La regista Teona Strugar Mitevska sceglie di raccontarla attraverso un frammento preciso: i sette giorni di attesa della risposta del Vaticano, che nel 1948 avrebbe sancito la nascita del suo nuovo ordine, le Missionarie della Carità. Sette giorni che misero alla prova la sua fede e la sua forza interiore.

Il numero 7 non è casuale: nella tradizione cattolica ha un forte valore simbolico. E nel film diventa quasi un percorso iniziatico, dove Madre Teresa affronta paura, rabbia, tradimento, lealtà e tentazioni che assomigliano ai sette peccati capitali.

Il ritratto che emerge è quello di una donna determinata, inflessibile, pronta a spogliarsi del ruolo di madre superiore per seguire una nuova via. Accanto a lei c’è suor Agnieszka (una intensa Sylvia Hoeks), collaboratrice fidata che però finirà per tradirla, costringendola ad affrontare il dolore più amaro: quello della fiducia spezzata. A sostenerla resta l’amicizia con Padre Friedrich (Nikola Ristanovski), unico appiglio nei giorni più bui.

Mother è un film ambizioso, che punta a mostrare un volto diverso della futura Santa: non solo misericordiosa, ma anche combattuta, persino arrabbiata. Eppure, proprio questa ambizione rischia di appesantire il racconto. La regia alterna visioni oniriche, simbolismi e allegorie che spesso finiscono per disorientare lo spettatore. La narrazione, pur divisa in capitoli scanditi dal tempo, appare confusa e priva di una linea chiara.

La grande forza del film resta la prova attoriale di Noomi Rapace, carismatica e intensa, capace di dare corpo e voce a una Teresa lontana dall’immagine edulcorata della santa da santino. È lei a tenere insieme un’opera altrimenti lenta, faticosa e a tratti respingente.

Teresa – La Madre poteva essere un ritratto alternativo e coraggioso, ma si rivela un’occasione in parte sprecata: resta l’intuizione di raccontare l’attesa e il dubbio di una figura straordinaria, ma il risultato finale non riesce a restituirne fino in fondo la potenza.

Vittorio De Agrò (RS)

Lascia un commento

Top