#BERLINALE 75 13/23 febbraio 2025 SPECIALE #19 (DAY 8)

Da Marlene-Dietrich-Platz il Focus del giorno in Concorso: le immagini dall’Ucraina raccontano tre anni di guerra e le speranze nella Vita

(dalla #Berlinale Luigi Noera con la gentile collaborazione di Eleonora Ono, Marina Pavido e Valentina Vignoli della Redazione RdC – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della #BERLINALE)

La recensione di Marina: Strichka chasu (Timestamp) di Kateryna Gornostai

Competition

La Trama: Nonostante la guerra, in Ucraina la vita scolastica continua, con alunni e insegnanti che si sforzano di continuare a imparare da quest’ultimi anche sotto una minaccia costante. Il film è un mosaico della vita quotidiana di insegnanti e studenti provenienti da diversi angoli dell’Ucraina.

Presentato in concorso alla 75° Berlinale, Timestamp è l’ultimo documentario della regista ucraina Kateryna Gornostai.

Girato, dunque, tra il 2023 e il 2024, Timestamp ci mostra la vita all’interno delle scuole del paese, alcune rimasta aperte anche durante la guerra, al fine di garantire una sorta di “normalità” agli studenti, altre, invece, che hanno optato per la didattica a distanza. Ma si può davvero parlare, in ogni caso, di normalità?

E così, nel realizzare questo suo Timestamp, la regista ha iniziato un lungo viaggio all’interno del paese, girando di città in città, e accompagnando i giovani studenti nella loro quotidianità. Una lezione di inglese potrebbe preparare i bambini, un domani, anche a poter viaggiare all’estero. Nel frattempo, però, è anche importante che, ogni qualvolta suoni la sirena segnalando un bombardamento in corso, ognuno sia pronto a gestire la situazione e a rifugiarsi negli appositi sotterranei. Chi di questi ragazzi ha intenzione di servire il proprio paese? Tra di loro c’è sempre chi ha in progetto di andare a combattere sul fronte, o di aiutare la gente ferita. E mentre, talvolta, c’è anche la possibilità di imparare a usare delle armi, alla fine ciò che si cerca costantemente è, di fatto, la pura bellezza, come dimostrano alcuni laboratori d’arte che puntualmente si tengono nei seminterrati.

A seconda delle città di volta in volta visitate, dunque, vediamo come in alcune zone si possa condurre una vita apparentemente normale, mentre in altre la situazione è ben più grave e le minacce sono costanti (come vediamo nel momento in cui ci vengono mostrati edifici bombardati o scuole che stanno per essere ricostruite in seguito a un attacco). E così, dunque, in Timestamp momenti di lieta condivisione, di prove per il ballo di fine anno e di giochi tra compagni di classe si alternano ad attimi di tensione ogni qualvolta che suona la sirena o a momenti particolarmente toccanti, come il funerale della preside di una scuola, rimasta uccisa in seguito a un bombardamento.

Nel raccontarci tutto ciò, dunque, la regista ha optato per una messa in scena il più possibile semplice ed essenziale, rinunciando a qualsiasi didascalia (fatta eccezione, naturalmente, per quelle atte a indicarci di volta in volta le città in cui ci troviamo) e lasciando che le immagini parlassero da sé. E al termine della visione, questo Timestamp, pur essendo estremamente realista e disincantato vuole comunque lanciarci un messaggio di speranza.

Marina Pavido

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