#BERLINALE 75 13/23 febbraio 2025 SPECIALE #18 (DAY 7)

Dallo Zoo Palast il Focus del giorno sulle sezioni collaterali Panorama e Forum nello sguardo critico di Eleonora Ono su storie personali dei protagonisti vittime delle dittature

(dalla #Berlinale Luigi Noera con la gentile collaborazione di Eleonora Ono, Marina Pavido e Valentina Vignoli della Redazione RdC – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della #BERLINALE)

Panorama

1001 Frames di Mehrnoush Alia USA 2025 WP | Opera prima

Il film è stato girato senza permesso in Iran, dove il regista sa che non entrerà nei cinema perché di solito questi film non ricevono mai un permesso di proiezione.

È evidente come le protagoniste si accorgono, via via che l’opera avanza, che effettivamente il regista possiede un’idea, una percezione differente dal ruolo principale.

Dunque, le attrici si ritrovano a dover sostenere un provino davanti al direttore artistico semplicemente sedute su una sedia.

L’inquadratura è piuttosto fissa, monotona e con un monotono, per giunta – a tratti- claustrofobico e alienante. I primi piani sono incisivi, penetranti ed efficaci, ed è -forse- anche questo il gioco forza della pellicola, che risulta essere forte, carica e decisa, nonostante la tematica impegnativa che vien trattata.

Il maestro di recitazione Mohammad Aghebati, che interpreta anche il regista nel film, ha supervisionato il casting.

L’idea di 1001 Frames risale a quando Alia viveva ancora in Iran da adolescente. “Avevo un’amica al liceo che voleva davvero diventare attrice. Era molto talentuosa e stava provando tutto, così ho capito che questo stava accadendo fin dalla tenera età”, racconta a THR.

In seguito al trasferimento negli Stati Uniti, “mi sono reso conto che c’è un termine per il divano di casting. Poi, quando studiavo cinema a New York, ero in un sacco di sale per le audizioni – aiutare gli amici con le loro audizioni … e poi cercando attori [me]. Mi sono reso conto che anche per un film di studenti non pagato c’era una tale concorrenza che le persone si stavano appena aprendo e erano in una situazione così vulnerabile.”

1001 Frames riguarda una tematica un po’ più ampia rispetto agli squilibri di potere.

“Per me, quel gioco di potere e quella lotta di potere [tra il regista e gli attori vulnerabili] è la cosa più importante in questo film”, racconta Alia al THR. “#MeToo è una parte di quello, ma è circa l’abuso di potere, [qualcosa] che vediamo sempre peggiorare nel mondo, con i politici e tutto quello che ruota intorno. La questione del potere e dell’abuso di potere è così importante nella società odierna che volevo davvero metterla in scena.”

Forum Special

Scars of a Putsch di Nathalie Borgers – Austria / B 2025 WP | Doc

La Trama: Le sue cicatrici costituiscono il punto di partenza del suo viaggio di ricerca per rintracciare i giovani schiacciati dal putsch militare del 12 settembre 1980. Il sogno della democrazia turca a pezzi, la strada verso un regime autoritario e l’Islam politico già spianata.

*****

La storia ha lasciato cicatrici sul corpo di Abidin Ertuğrul, partner della regista Nathalie Borgers.

Il suo film ripercorre queste cicatrici fino alla Turchia degli anni ’70, quando Ertuğrul fu costretto a scendere dall’autobus e portato all’università da una milizia fascista e colpito da sette proiettili. Il 12 settembre 1980, i militari turchi organizzano un altro putsch. Le immagini di manifestazioni e manifestazioni lasciano spazio a filmati di arresti di massa. Nel frattempo, il mondo esterno applaude l’ex capo di stato maggiore e nuovo presidente Kenan Evren per le riforme neoliberali che sta portando avanti. Borgers ricostruisce l’atmosfera di tensione prima del putsch e la repressione sempre più tangibile dopo, tracciando linee di connessione con l’ascesa di Erdoğan e il presente autoritario. Con impressionanti filmati storici provenienti da archivi internazionali e in conversazioni cariche di calore e apertura, Scars of a Putsch ripercorre la tradizione dei movimenti democratici in Turchia, che hanno resistito con grande persistenza nonostante tutta la violenza dello stato.

Questo docufilm tratta una tematica molto delicata, gli attori sono stati davvero magistrali nell’interpretazione così delicata e curata. In ogni modo, le immagini hanno aiutato a narrare questo filo nostalgico, antico e frastagliato. La fotografia è originale nella sovrapposizione delle immagini e nel girato, tanto che ad un certo punto sembra essere all’interno del rullo.

Il paesaggio diventa un total green immersivo come se fosse completamente un’altra narrazione.

Tuttavia, la tematica rimane sofferente e tribolato.

Eleonora Ono

Lascia un commento

Top