
Da Marlene-Dietrich-Platz il Focus del giorno in Concorso
(dalla #Berlinale Luigi Noera con la gentile collaborazione di Eleonora Ono, Marina Pavido e Valentina Vignoli della Redazione RdC – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della #BERLINALE)
La recensione di Marina: Blue Moon di Richard Linklater
Competition
La Trama: La sera del 31 marzo 1943, il leggendario paroliere Lorenz Hart si confronta con la sua autostima distrutta nel bar Sardi’s mentre il suo ex collaboratore Richard Rodgers celebra la prima del suo rivoluzionario musical di successo “Oklahoma!”.
Presentato in concorso alla 75° edizione del Festival di Berlino, Blue Moon è l’ultimo lungometraggio di Richard Linklater.
Blue Moon, dunque, è ambientato la sera del 31 marzo 1943, durante la prima del musical Oklahoma!, realizzato da Richard Rodgers (Andrew Scott) insieme a Oscar Hammerstein II (Simon Delaney), prima che entrambi diventassero ufficialmente l’affermato duo Rodgers & Hammerstein. Durante tale serata, dunque, presso il Bar Sardi si trova proprio Lorenz Hart (uno straordinario Ethan Hawke), sempre alle prese con i suoi problemi con l’alcool e tormentato dai sentimenti amorosi nei confronti della giovane studentessa Elizabeth Weiland (Margaret Qualley), di parecchi anni più giovane di lui e che non si sa nemmeno se ricambi o meno i suoi sentimenti.
In Blue Moon, dunque, Richard Linklater abbia nuovamente giocato con il concetto del tempo, scegliendo di far svolgere il suo lungometraggio in un’unica serata e rendendo, come sovente è accaduto nel suo cinema, i dialoghi i veri, grandi protagonisti. Lorenz Hart è, come egli stesso si definisce, “ubriaco di bellezza”. Non importa, dunque, se egli, in passato, è stato attratto anche da uomini: il suo incommensurabile amore, la sua venerazione per “l’insostituibile Elizabeth” sembra più forte di qualsiasi altra cosa. A fargli da confidenti: il barista Eddie (Bobby Cannavale) e lo scrittore e saggista E. B. White (Patrick Kennedy).
Al via, dunque, cento minuti di riflessioni sull’amore, sull’arte (e sul fare arte) e, più in generale, sulla vita. Cento minuti che lasciano lo spettatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine, grazie non soltanto a una sceneggiatura di ferro e priva di sbavature e a un cast di tutto rispetto, ma anche alla particolare arguzia e all’umorismo dello stesso Linklater, che per realizzare questo suo importante lavoro si è ispirato direttamente alla corrispondenza tra Hart e Weiland.
Non a caso, Blue Moon è stato uno dei film più attesi della Berlinale. Richard Linklater, ancora una volta, ha saputo dare prova del suo genio regalandoci uno sguardo privilegiato sulla vita di uno dei più celebri parolieri del mondo, in una sera che avrebbe cambiato per sempre non soltanto la sua vita, ma anche, in un certo senso, la storia del musical americano. Cosa resterà al termine della serata, quando tutti saranno andati a festeggiare altrove e le luci del bar si saranno spente?
Marina Pavido