#BERLINALE 75 13/23 febbraio 2025 SPECIALE #8 (DAY 4)

Da Marlene-Dietrich-Platz il Focus del giorno in Concorso

(dalla #Berlinale Luigi Noera con la gentile collaborazione di Eleonora Ono, Marina Pavido e Valentina Vignoli della Redazione RdC – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della #BERLINALE)

La recensione di Marina: Reflet dans un diamant mort (Reflection in a Dead Diamond) di Hélène Cattet, Bruno Forzani

Competition

La Trama: Quando la misteriosa donna nella stanza accanto scompare, un’affascinante ex spia settantenne che vive in un lussuoso hotel sulla Costa Azzurra si deve confrontare con i demoni e i beniamini di un passato torbido in cui cinema, ricordi e follia si scontrano.

Presentato in concorso alla 75° Berlinale, Reflet dans un Diamant mort è l’ultimo lungometraggio di Hélène Cattet e Bruno Forzani.

Ci troviamo in Costa Azzurra. John (Fabio Testi) ha settant’anni e trascorre le sue giornate a sorseggiare drink in riva al mare nel bar dell’hotel di lusso in cui alloggia. Egli è affascinato dalla misteriosa donna che vive nella stanza accanto alla sua e ricorda con nostalgia i tempi in cui lavorava come spia ed era circondato – come vuole la “tradizione” – da affascinanti donzelle. Un giorno, tuttavia, accade qualcosa di inaspettato: la sua vicina scompare misteriosamente. E così, ecco che pian piano la sua vecchia vita torna a bussare alla porta…

Reflet dans un Diamant mort è un lungo viaggio tra passato e presente, dove, analogamente a quanto accade al protagonista, nemmeno noi, a un certo punto, sappiamo più cosa sia reale e cosa sia, invece, frutto di ricordi o addirittura della pura fantasia.

Donne eleganti che vengono uccise da diamanti in frantumi, bollicine di drink serviti in riva al mare che tanto stanno a ricordare la schiuma del mare stessa nel momento in cui si infrange sul corpo di una bella donna atta a prendere il sole. Reflet dans un Diamant mort è indubbiamente un lavoro visivamente accattivante e con una messa in scena inusuale e coraggiosa, che – come sovente accade nel cinema di Cattet e Forzani – non ha paura di sperimentare e di giocare con tutte le possibilità che la settima arte ha da offrirci.

E, di fatto, una delle vere peculiarità di Reflet dans un Diamant mort è proprio il ruolo svolto dal cinema stesso, soprattutto per il voler riprendere in tutto e per tutto il genere dei film di spionaggio anni Sessanta, con tanto di fotografia che sta a ricordarci proprio quell’epoca gloriosa. E se il protagonista stesso si trovasse proprio all’interno di un film? Siamo d’accordo: per quanto inusuale e complessivamente gradevole, questo lungometraggio di Cattet e Forzani avrebbe necessitato indubbiamente di quel qualcosa in più che lo aiutasse a fare realmente la differenza, senza rischiare di essere classificato come la classica pellicola nostalgica del buon cinema che strizza l’occhio anche alla componente cinematografica. O, almeno, ci si sarebbe aspettato di più da un film in concorso alla Berlinale.

Marina Pavido

Lascia un commento

Top