#FestivalDeiPopoli65 – Speciale #2 – Inaugurazione

Il documentario sul teatro al carcere di Volterra  con la prima assoluta di “Qui è Altrove” di Gianfranco Pannone e un videomessaggio di Ken Loach 40 anni dopo la vittoria del suo “Which Side Are You On?” sono la cornice alla serata d’inaugurazione, mentre Paolo Cognetti e Vasco Brondi inaugurano il 65° Festival dei Popoli con la prima italiana di “Fiore Mio”

#Fiore Mio”, scritto, diretto e interpretato da Paolo Cognetti, racconto delle cime del monte Rosa, luoghi geografici che l’uomo sta perdendo, alla sua presenza e con Vasco Brondi che ne ha curato le musiche, e “Qui è altrove” di Gianfranco Pannone sul teatro di Armando Punzo nel carcere di Volterra, sono i documentari in prima italiana che inaugurano, insieme agli ospiti citati, la 65a edizione del Festival dei Popoli.

“Qui è altrove” di Gianfranco Pannone è storia tra teatro e carcere ambientata a Volterra, nell’istituto di detenzione collocato all’interno della Fortezza Medicea: qui c’è, appunto, la Compagnia della Fortezza, fondata 35 anni fa dal regista Armando Punzo che, ogni estate, allestisce il suo spettacolo nel carcere, con i detenuti come attori.

Per la sezione Habitat la storia di una piccola fattoria in una foresta norvegese, nel doc “A New Kind of Wilderness” di Silje Evensmo Jacobsen dove vivono una vita isolata la famiglia dei Paynes con l’obiettivo di essere liberi e selvaggi, una famiglia unita e in armonia con la natura. Tuttavia, quando una tragedia la colpisce, il loro mondo idilliaco si sconvolge, costringendoli a forgiare un nuovo percorso nella società moderna. Il film è stato premiato come miglior documentario internazionale allo scorso Sundance Film Festival.

La cerimonia ufficiale di inaugurazione della 65esima edizione si apre con un intervento in videomessaggio del regista cult Ken Loach, a 40 anni dalla sua partecipazione al festival.

Sono molto lieto di mandare un messaggio di congratulazioni al Festival dei Popoli: i documentari hanno sempre avuto una funzione molto importante: devono testimoniare ciò che sta accadendo. Vediamo queste guerre, tutte queste persone che soffrono. Vediamo le azioni di alcuni Stati, a cui non importa nulla dei diritti umani internazionali, ma perseguono solo i loro interessi, causando massacri e sofferenze di enorme portata. Avolte sono coinvolti i nostri stessi paesi, come nel mio caso. Dobbiamo fare da testimoni e raccontare la verità”

Aggiunge poi un ricordo particolare che lo lega al Festival dei Popoli, a proposito del suo documentario “Which Side Are You On?”: “Ho un motivo speciale per celebrare questo festival. Quarant’anni fa, nel 1984, in Gran Bretagna accaddero eventi cruciali. Lo sciopero dei minatori contro il governo di destra di Margaret Thatcher. Lei aveva deciso di chiudere la cava e distruggere le comunità dei minatori perché erano i gruppi politicamente più attivi del Paese, erano radicali, impegnati e determinati. I leader laburisti di destra e quelli dei sindacati diedero ai minatori poco o nessun supporto. Contro i minatori fu impiegato il pieno potere dello stato e la polizia fu particolarmente brutale. Sono riuscito a realizzare un documentario che sarebbe dovuto andare in onda, ma si sono rifiutati di trasmetterlo. Hanno detto: ‘Non mostreremo la polizia che picchia i minatori.’ E io ho detto: ‘Ma è la verità. Abbiamo le immagini, abbiamo le prove’. Ma si sono rifiutati di mostrarle. Il Festival dei Popoli ha

proiettato quel film che rischiava di non essere mai mostrato, l’ha premiato e ne sono immensamente grato. Dopo, proprio verso la fine dello sciopero e quando ormai stava fallendo, finalmente è stato mostrato anche nel mio paese, ed è stato grazie a questo festival. I festival sono importanti. Non sono solo per i cinefili. I festival contano. Questo festival conta. I documentari contano. Buona fortuna e solidarietà”.

Il primo film in concorso è “Fiore Mio” con Paolo Cognetti e Vasco Brondi che saluteranno il pubblico e introdurranno il film. Cognetti – già autore de “Le otto montagne”, poi grande successo al cinema – esordisce alla regia con un lavoro in cui pone al centro la sua passione per la montagna come spazio geografico e dimensione interiore. Quando nell’estate del 2022 l’Italia viene prosciugata dalla siccità, Cognetti assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente nei pressi della sua casa a Estoul, piccolo borgo a 1700 metri di quota che sovrasta la vallata di Brusson, in Valle d’Aosta. Un avvenimento che lo turba profondamente e lo spinge a raccontare la bellezza del monte Rosa, dei ghiacciai destinati a sparire o mutare per sempre a causa della crisi climatica. Cognetti ci conduce così sulle cime del Quintino Sella, dell’Orestes Hutte e del Mezzalama, attraverso paesaggi mozzafiato e incontri con chi nella montagna ha trovato, prima che una casa, un vero e proprio “luogo del sentire”.

Luigi Noera

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