Direttamente da #Cannes77 #The Substance di Coralline Fargeat

Un’interpretazione femminista e cruenta dell’horror corporeo

In conferenza stampa Thierry Frémaux ci aveva avvertito che il primo film di in concorso potrebbe scuotere il Grand Théâtre Lumière. Sangue e horror sono all’ordine del giorno nel film The Substance.

La promessa di The Substance è un prodotto rivoluzionario basato sulla divisione cellulare, che crea un alter ego più giovane, più bello, più perfetto. Elizabeth Sparkle (Demi Moore) scopre questo nuovo prodotto nel trailer di un film. Il resto della trama rimane un mistero, ma il tono è stato stabilito: tenetevi forte!

Se The Substance segna una svolta americana nella filmografia di Coralie Fargeat, la regista francese sembra tornare a un tema che aveva esplorato nel suo cortometraggio Reality+ (2013). Come per The Substance, il titolo utilizzava il nome di una tecnologia futuristica, un chip impiantato nel cervello che ti consente di vederti come, ed essere visto come, un modello.

Cinque anni dopo, nel 2018, Coralie Fargeat ha attirato l’attenzione con Revenge, il suo primo, e sanguinoso, lungometraggio. Il film segue una bimba lasciata per morta nel deserto dopo uno stupro, e che torna con una sete di vendetta, fucile in mano. Un film giubilante e impressionante, già pieno di sangue e molto femminista, che le è valso lusinghieri paragoni con Julia Ducournau, vincitrice della Palma d’oro per Titane nel 2021.

Recensione

 Il tempo può  essere  un fido alleato quanto un  avversario imbattibile.

L’equilibrio  di madre Natura non dovrebbe essere mai interrotto.

Povero uomo, colui che si illude  di sostituirsi ad essa – l’uomo deve accettare il trascorrere del  tempo  ed il cerchio della vita.

Si sa, questi sono concetti  nobili  e condivisibili  purché non riguardino noi  e l’immagine riflessa , appena svegli, allo specchio.

La vanità, l’egocentrismo, il voler affascinare e osannato riguarda  in egual misura sia l’uomo quanto la donna.

Ma se quest’ultima è  un attrice di 61 anni  che ha avuto  una carriera importante alle spalle tanto da meritarsi una stella nella celebre Hollywood  fame ed un presente da conduttrice  di un programma di aerobica molto seguito,  tutto si complica maledettamente.

Elizabeth  Sparkle  è  l’attrice in questione, interpretato  anima e soprattutto corpo  e midollo osseo dalla rediviva e tosta  Demi Moore, che ha segnato  in modo indelebile  Cannes 2024.

Lo showdiz, al netto del glamour, è  un tritacarne spietato ed insensibile alle vite esaltate e spazzate via basandosi sugli umori dei social network e/o “carne fresca ” da esibire.

Quando Elisabeth viene licenziata dal programma dal maschilista  e gretto produttore (uno straordinario  Denis Quad) si trova ad un bivio della propria  esistenza:rassegnarsi o lottare  accettando qualsiasi  aiuto possibile.

L’aiuto misterioso quanto insperato arriva dopo aver sfiorato la morte in un incidente stradale, un giovane medico gli lascia una chiavetta usb con numero da chiamare.

La chiavetta svela ad Elisabeth , il programma “the substance ” che garantisce  alla persona , d’avere una versione di se:più bella, giovane, attraente , fascinosa.

La procedura per iniziare  il programma  è  delicata quanta dolorosa dovendo auto farsi una puntura midollare.

Il risultato  però  è  garantito, ma seguendo poche quanto ferme regole:

1) bisogna alternarsi una settimana a tra originale e l’altra versione.

2)ricordarsi che non esiste un Lui o Lei, ma sei sempre te.

3)l’originale puoi fermarsi, ma gli eventuali danni dovuti all’errata  procedura  sono irreversibile.

Tenete ben presente queste tre regole nel continuare la  visione del secondo film di Coralline Fargeat che dopo il sorprendente  e positivo esordio in “The Revenge” del 2017, si conferma una regista  coraggiosa, ambiziosa  e dotata di talento nel buttarsi  nella riformulazione del genere body horror  in chiave femminista.

The Substance  cambia letteralmente pelle, tono , corpo diverse volte nel corso di uno script che non ha alcun timore di osare, provocare, strizzando l’occhio agli istinti  più bassi dell’uomo.

Allo stesso tempo però evidenzia la fragilità e solitudine della donna di fronte al giudizio bieco e frettoloso, facendola sentire in colpa ed in dovere di fare ogni cosa per apparire sempre giovane ed attraente.

The Substance si basa drammaturgicamente attingendo a piene mani ad  alcuni classici letterari come “il ritratto di Dorian Gray”di Oscar Wilde e “lo strano caso del Dr Jekill e Mr Hyde” ed a livello cinematografico  cult come “La Mosca “di David Croneberg e “carrie , lo sguardo di Satana” di Brian De Palma.

Coralline Fargeat  ci mette ovviamente del proprio  a livello creativo, ritagliando i personaggi di Elisabeth  e Sue come vestiti  fatto su misura per la Moore e la Qualley.

Ne esce fuori un legame , un rapporto indissolubile, morboso, letteralmente  simbolico, la cui fine non può  non essere che tragica.

Sul livello della tragedia  e come metterla in scena, la Fargeat  compie, a nostro modesto  parere, l’errore di strafare nel trash horror  in chiave autoriale.

Il film poteva durare 25 minuti di meno ed il finale scelto avrebbe avuto lo stesso effetto liberatorio.

I veri mostri sono quelli che giudicano una persona non dal talento, ma dalla bellezza  esteriore.

Le bellezza, giovinezza  hanno si entrambi una scadenza, ma rinviare il momento  in modo artificiale, quello si che rende mostruoso.

Forse la storia di Elisabeth, servirà  da esempio terrificante  ed efficace.

Vittorio De Agrò (RS)

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