
Lo sguardo critico di Valentina dal Lido
(da Venezia Luigi Noera e Valentina Vignoli con la gentile collaborazione di Maria Vittoria Battaglia, Vittorio De Agrò (RS) e Marina Pavido – le foto sono pubblicate per gentile concessione della Mostra di Venezia)
Si chiude con Kjærlighet (LOVE) di Dag Johan Haugerud, film che è stato quasi ignorato sicuramente sottovalutato nella selezione ufficiale negli ultimi giorni della Mostra di Venezia
SINOSSI: Marianne, una dottoressa pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, stanno entrambi evitando le relazioni convenzionali. Una sera, dopo un appuntamento al buio, Marianne incontra Tor sul traghetto. Tor, che spesso passa lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini, le racconta di esperienze di intimità spontanea e di importanti conversazioni. Incuriosita da questa prospettiva, Marianne inizia a mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei.
Kjærlighet è parte della trilogia Sex Drømmer Kjærlighet.
Commento del regista
Per molti versi questo film è utopico: riguarda il tentativo di raggiungere l’intimità sessuale e mentale con gli altri senza necessariamente conformarsi alle norme e alle convenzioni sociali che governano le relazioni. Credo che l’invenzione narrativa svolga un ruolo cruciale nell’immaginare mondi possibili e mentalità alternative. Permette alle persone di esprimersi e comportarsi in modi spesso insoliti. Questo serve da ispirazione per pensare in modi diversi nella vita reale. Con Kjærlighet, e l’intera trilogia, il mio obiettivo principale è stato quello di far capire che è possibile immaginare nuovi modi di pensare e comportarsi.
RECENSIONE: Secondo capitolo di una trilogia, dopo Sex (Sesso: presentato al Festival di Berlino pochi mesi fa, nella sezione Panorama), il regista norvegese si confronta con l’amore. E la visione che propone è radicalmente contemporanea. Qualche discorso disincantato non sminuisce la visione sognante di un romanticismo che è forza vitale dei protagonisti, diversissimi tra loro.
Love è un film di dialoghi (e che dialoghi!), per certi versi poco cinematografico, eppure con pochissimi strumenti, Dag Johan Haugerud ci fa innamorare e ci tuffa nella cultura norvegese.
La storia ruota intorno ad una dottoressa, Marianne (Andrea Bræin Hovig), ed un infermiere, Tor (Tayo Cittadella Jacobsen). Mentre lei comincia una relazione con un uomo separato con figli, lui vive di brevi incontri con sconosciuti. Mattina e sera e quando soffre d’insonnia, Tor raggiunge Oslo con un traghetto, sul quale cerca conforto: grazie alle app di incontri può trattare di una semplice chiacchierata o di una notte di passione.
Love si prende i suoi tempi (proprio come richiede l’amore) tra musica jazz e paesaggi naturali, una vista sulla città dall’acqua, la vita dell’ospedale. Il rapporto tra medico e paziente è come quello tra due innamorati: ci si prende cura dell’altro. Il regista sembra suggerire che la chiave dei rapporti sia proprio il dialogo. Love è un film sincero che sa mostrare con delicatezza le paure e le insicurezze dei personaggi: un approccio realistico molto riuscito che pone le giuste domande sui rapporti odierni.
Valentina Vignoli