#Venezia81 – 28.8/7.9 2024 SPECIALE #2 (DAY 1)

Lo sguardo critico di Valentina dal Lido

(da Venezia Luigi Noera e Valentina Vignoli con la gentile collaborazione di Maria Vittoria Battaglia, Vittorio De Agrò (RS) e Marina Pavido – le foto sono pubblicate per gentile concessione della Mostra di Venezia)

Tim Burton, il regista visionario per eccellenza, inaugura la Mostra con il suo attesissimo Beetlejuice Beetlejuice

SINOSSI: Dopo un’inaspettata tragedia familiare, tre generazioni della famiglia Deetz tornano a casa a Winter River. Ancora ossessionata da Beetlejuice, la vita di Lydia viene sconvolta quando la sua ribelle figlia adolescente, Astrid, scopre in soffitta il misterioso modello della città e il portale per l’Aldilà viene accidentalmente aperto. Con problemi in agguato in entrambi i mondi, è solo questione di tempo prima che qualcuno dica il nome di Beetlejuice tre volte e il dispettoso demone torni a scatenare la sua personalissima versione del caos.

COMMENTO DEL REGISTA

Il Beetlejuice originale è un film molto speciale per me. E l’idea di un sequel è venuta fuori molte volte: giravano anche varie sceneggiature. Ma ho sempre pensato che se dovevamo farlo dovevamo farlo bene e con l’approvazione di Michael, Catherine e Winona. Se non fossero stati tutti d’accordo non l’avrei fatto. Mi sono sempre identificato con Lydia, quindi ho iniziato a pensare a come si sarebbe svolta la sua vita: passare dall’essere una tosta ragazzina goth a un’adulta. Cosa le è successo in trentacinque anni? Cosa succede a tutti noi? A volte, invecchiando, perdiamo un po’ parte di noi, prendiamo una certa strada, facciamo un certo viaggio, abbiamo varie relazioni, e tutto questo ci cambia. Mi identificavo con Lydia allora e mi identifico con lei adesso. Questo nuovo film è anche molto personale per me, in parte perché ha lo stesso spirito del primo: molta improvvisazione, molti effetti speciali non digitali e semplicemente molta libertà di fare quello che volevo fare. Mi ha ricordato il vero motivo per cui mi piace fare film. E il cast, non solo Michael, Catherine e Winona, ma anche Jenna, Justin, Monica, Willem, lo ha reso un film per me molto speciale.

RECENSIONE: Se i continentali cominciano la loro giornata con una spremuta, l’81 edizione della Mostra del Cinema di Venezia ha voluto iniziare con un succo, un juice, davvero polposo. Beetlejuice Beetlejuice (Michael Keaton), trentasei anni dopo la sua ultima comparsa nel mondo dei vivi, torna dal mondo dei morti. Il grande ritorno non è solo quello del fantasma burlone e sacrilego, ma anche quello del grande regista, Tim Burton, dopo cinque anni lontano dal grande schermo, che dirige un cast d’eccezione. (La breve comparsa di Danny De Vito è sufficiente a farci capire lo spessore dell’ensemble.) Ritroviamo Lydia (Wynona Rider) e Delia Deetz (Catherine O’Hara), questa volta alle prese con un fantasma che non si manifesta… e una nuova aggiunta nella famiglia, la giovane Astrid (una splendida Jenna Ortega, la famigerata Mercoledì della Famiglia Adams), figlia adolescente di Lydia. Astrid non sa di aver ereditato i poteri soprannaturali materni e dovrà scontrarsi con il suo dono e tutto ciò che esso comporta. C’è della nostalgia che accompagna tutto il lungometraggio, a cominciare dalle inquadrature iniziali, che riprendono dall’alto, sotto le musiche incalzanti di Danny Elfman (un altro grande ritorno), la piccola cittadina, proprio come nell’incipit dell’originale; questa volta, però, l’ambientazione notturna predice i colori determinanti del film. A mostrare proprio come si è sviluppato lo stile di Burton, la sua palette, colorata e sgargiante nel 1988, e oggi molto più fedele allo stile di Halloween. Qualche accenno allo stile espressionista tedesco di Caligari, citato nelle scenografie dell’aldilà, non impedisce, certo, un senso dell’umorismo vincente, spassoso, che tra colpi di scena raffinati (e trovate macabre, anche spoetizzanti), sa conquistare una vastissima gamma di pubblico, dai più giovani ai più esigenti. Convivere con la morte è compito dei vivi; ma sembra una lotta spietata e ingiusta, resa possibile solo dall’amore, che mai conobbe compromessi. Ma nel mondo Burtoniano che forma prende l’amore? Si ricuce, come il corpo di Delores, il personaggio interpretato da Monica Bellucci (compagna del regista); pronto a riproporre interrogativi che, anche quando lasciati sotto terra, riemergono inaspettatamente, nei modi più inaspettati. La nostalgia trova nella trasformazione, nella metamorfosi, la sua più sincera dimostrazione, che sa varcare confini e correre come un treno, a ritmo della musica Soul, tristemente felice; che è un irresistibile inno alla vita.

Valentina Vignoli

Lascia un commento

Top