Grazie all’ANEC Lazio prosegue per tutta la settimana a Roma la strepitosa carrellata direttamente dall’ultimo Festival di Cannes
Noi c’eravamo per voi e vi proponiamo i nostri commenti sui film, in particolare oggi terzo giorno 26 Giugno – ROMA PRATI
Cinema GIULIO CESARE
h.16:45 BAKENEKU ANZU-CHAN di Nobuhiro Yamashita e Yōko Kuno / 97’ (QUINZAINE DES CINÉASTES)
Lo ha visto per noi Luigi Noera del quale riportiamo le impressioni:
“E’ la storia di una ragazzina undicenne Karin affidata dal suo inetto padre Tetsuya rimasto vedovo al nonno monaco che vive nel tempio con il gatto fantasma (da cui il titolo della pellicola). La storia soffre della poca esperienza degli autori, ma è distintiva il suo tono ingannevolmente abrasivo e le deviazioni selvagge della storia. Soffre leggermente di problemi di ritmo e di un ingombrante cambiamento di tono nel terzo atto, virando da un pericolo tenero e disinvolto a un assalto demoniaco completo.
Adattato dal manga Bakeneko Anzu-chan di Takashi Imashiro, il film è il debutto alla regia di Yôko Kuno, un talento emergente nell’animazione e creatrice di manga. Questo gatto fantasma ha gli artigli e, nonostante il suo aspetto affabile probabilmente non è adatto al pubblico più giovane. Dopotutto, questo è un gatto, la cui risposta al furto della sua bicicletta è esplicitata in una furia tagliente piena di rabbia.
Gli appassionati di animazione, tuttavia, rimarranno probabilmente affascinati dall’uso creativo del rotoscoping nel film, che conferisce una rara autenticità alle interpretazioni dei personaggi.
Fin dall’inizio, la colonna sonora divertente e il romanticismo sbiadito dal sole delle illustrazioni di sfondo (la storia si svolge principalmente in una sonnolenta cittadina costiera) funzionano in contrasto con gli aspetti più duri della storia.
Il film inizia con padre e figlia che arrivano in treno in una località sede dei Templi buddisti. E’ tornato a casa dall’anziano padre monaco e subito va al dunque della sua visita chiedendogli dei soldi per saldare un debito contratto. Come detto a casa dell’anziano padre da tanti anni vive il Gatto Anzu detto Fantasma perché è sopravvissuto a tante vite (le sette vite dei gatti!) e si comporta come un essere umano in apparenza gioioso.
Comprensibilmente intristita la giovane Karin non è immediatamente ricettiva al suggerimento di suo nonno che Anzu, il grande gatto fantasma ridacchiante e flatulento, debba fungere da suo compagno e tutore. D’altra parte Anzu ha un programma fitto di impegni: un elenco di clienti che praticano massaggi, e nel tempo libero perde enormi quantità di denaro giocando a pachinko e ha scontri con la polizia locale per violazioni del codice stradale.
Dopo toni da commedia nella gran parte della storia questa prende una svolta inaspettata, quando gli amici scoprono un portale per l’inferno attraverso il lavandino di un bagno pubblico. Non è chiaro se la stessa regola del nove si applica ai gatti fantasma, ma probabilmente ad Anzu sono state strappate parecchie vite entro la fine dell’atto finale inaspettatamente violento.
Lo spettatore assiste alle avventure tra loro slegate di Karin e del Gatto Fantasma insieme a tutti gli animali che popolano la Regione dei Templi e per noi occidentali è difficile comprendere appieno lo spirito di un cartoon così complesso e pieno di spunti.
E così che di storia in storia l’anziano monaco nonno di Karin li conduce alle porte dell’inferno alla ricerca dell’anima della mamma morta improvvisamente.
A noi è sembrata una visione materialista della vita!”
h.18:30 AN UNFINISHED FILM di Lou Ye / 106’ (FUORI CONCORSO)
Sinossi: Ambientato nel gennaio 2020, segue una troupe cinematografica che tenta di girare un film a Wuhan, la città cinese che è stata la prima ad essere bloccata durante l’epidemia di Covid-19.
h.21:00 THE SHROUDS di David Cronenberg / 116’ (CONCORSO)
Lo ha visto per noi Vittorio De Agrò (RS) del quale riportiamo le impressioni dal Palais:
Sinossi: THE SHROUDS ci racconta come un uomo d’affari in lutto inventa un sudario che si collega ai morti
Recensione “il Maestro del body horror ha sorpreso Cannes 2024, con un film molto diverso dalle aspettative. “The Shrouds” presentato come un horror , è decisamente un storia cupa, nera, ma come sono il dolore di una perdita, l’elaborazione del lutto della moglie amata.
La morte diventa poi sempre più centrale quando ci si avvicina al “confronto ” con essa. David Croneberg per esorcizzare entrambe le tematiche e chissà sperando di trovare una quiete nel proprio cuore , ha voluto mettere in scena le proprie paure ed ossessioni affidando a Vincent Cassel il compito di essere il suo alter ego sulla scena.
Crediamo che il modo più onesto e corretto di valutare “The Shrouds,” sia quello introspettivo e personale del regista, che ha voluto condividere il proprio travaglio con lo spettatore. Alla luce di ciò, probabilmente non ha molto senso esaminare una sceneggiatura che risente negativamente dalla scelta biografica del regista.
The Shrouds racconta il dolore, mette in scena le ossessioni dell’uomo Croneberg, che il regista ha cercato di dare un contesto creativo e narrativo con risultati però deludenti, ad eccezione dell’idea alla Croneberg che in futuro esisterà una catena di ristoranti dentro i cimiteri e la nascita di un app per vedere il corpo del defunto “deteriorarsi “nella tomba.
Vincent Cassel si è generosamente buttato in questo compito così delicato, ma rimanendo paradossalmente intrappolato in un interpretazione abbastanza piatta, priva di guizzi e soprattutto d’empatia con lo spettatore.
Anche Diane Kruger è rimasta bloccata da questo cortocircuito creativo-personale del regista, nonostante interpreti il doppio ruolo di Becca e Terry rispettivamente moglie defunta e sorella gemella da sempre innamorata del cognato
In conclusione The Shrouds va visto e sentito come il lungo addio alla persona amata ed un monito ad non cedere alle paranoie ed ossessioni derivanti dal dolore.”
Cinema EDEN FILM CENTER
h.16:30 MARCELLO MIO di Christophe Honoré / 120’ (CONCORSO)
Lo ha visto per noi Luigi Noera del quale riportiamo le impressioni:
Incipit: sul set cinematografico a Parigi per commemorare Marcello Mastroianni una regista nevrotica dirige la figlia Chiara. “Quanto è duro il mestiere dell’attore alle prese con registi talvolta di questa pasta! Sulle note della battuta famosa “Marcello come here” la regista chiede a Chiara di essere più Marcello e meno Catherine! E’ nota la somiglianza di Chiara ai suoi illustri genitori ma è anche se stessa. E’ il peso di una eredità ingombrante e per liberarsene Chiara interpreta in maniera splendida ed affascinante suo padre per essere se stessa in questo film che è un omaggio al cinema italiano.
La premessa non è solo che Chiara somiglia a suo padre, ma che è sempre stata nell’invidiosa posizione di essere la figlia di due divi del cinema – ma anche con una illustre carriera propria che annovera registi importanti tra cui Manoel de Oliveira, Raul Ruiz e Claire Denis.
Marcello Mio è una metafiction affettuosa ma arcana dello scrittore-regista francese Christophe Honoré. Chiara Mastroianni interpreta se stessa che sconcerta i suoi cari, inclusa sua madre Catherine Deneuve (interpretata da Catherine Deneuve), “diventando” suo padre.
Con la sensazione di essere diventata il fantasma di suo padre, Chiara sembra attraversare una crisi di personalità – o meglio si imbarca in un progetto artistico di performance, indossando un abito nero, occhiali cerchiati di corno e un cappello per assomigliare a Marcello dell’icona 8 ½ di Fellini. Si impegna a parlare italiano e chiede a tutti di chiamarla Marcello, con sconcerto e talvolta turbamento di Deneuve, Se al suo nuovo compagno l’attore-cantante Benjamin Biolay questo travestimento non arreca nessun imbarazzo per il suo ex nella vita reale di Chiara, l’attore Melvil Poupaud non è lo stesso. L’eminenza del cinema francese Fabrice Luchini, invece, si lancia con entusiasmo in tutta l’avventura in cui Chiara lo coinvolge.
Soprattutto è un omaggio al padre Marcello! Un film che fa sognare tempi che furono, così come l’ingresso nella storia del sergente malinconico britannico (Hugh Skinner) che nella notte tenta un maldestro tentativo di gettarsi sulla Senna e diventa pretesto per rinvigorire la trama.
Questa prevede diverse deviazioni, tra cui un concerto dal vivo di Biolay in cui canta come Marcello e un viaggio in Italia.
E non manca la stoccata verso il governo Meloni!
Il film prende il volo con Stefania Sandrelli invitata ad uno show demenziale della RAI A ruota libera.
Di volta in volta irriverente e poetico, demistificante e appena un tocco riverente, il film prospera grazie alla sincera collaborazione di Deneuve e degli altri luminari che interpretano se stessi.
Ci sono alcuni momenti comici taglienti. La Deneuve si annuncia al proprietario del suo vecchio appartamento, riceve un caloroso benvenuto.
Deneuve è notoriamente abile nel trasmettere la propria immagine e dà una svolta allegramente geniale, mentre Luchini si prende gioco di sé in modo malizioso come un damerino verbosamente erudito.
Nel finale il film si perde in una sceneggiatura debole. Sotto questo aspetto il finale dove partecipano tutti gli amici di Marcello e di Chiara che si ritrovano all’hotel di Formia dove Mastroianni soleva andare e la madre Catherine Deneuve che esprime il suo disappunto per vedere nella figlia l’amore della sua vita: Marcello mio!”
h.18:30 Replica di MONGREL di Chiang Wei Liang, You Qiao Yin / 128’ (QUINZAINE DES CINÉASTES)
Lo ha visto per noi Silvia Nobili (RECENSIONE)
h.21:00 SIMON DE LA MONTAÑA Lo ha visto per noi Maria Vittoria Battaglia (RECENSIONE) di Federico Luis / 98’
GRAN PRIX SEMAINE DE LA CRITIQUE
La Redazione di RdC