Tratto dall’omonimo romanzo bestseller di Laetitia Colombani, pubblicato in Italia da Casa Editrice Nord, filo rosso narrativo dei tre episodi in cui sono protagoniste tre donne diverse e soprattutto lontane anche a livello geografico: India, Italia, Canada
Sinossi: La Treccia, il film diretto da Laetitia Colombani, segue la storia di tre donne che vivono in tre continenti, diverse in tutto ma unite da un destino comune: la lotta per la sopravvivenza.
Giulia (Fotinì Peluso) è una ragazza italiana, la sua famiglia produce parrucche riutilizzando i capelli tagliati o caduti spontaneamente. Quando suo padre è vittima di un grave incidente, Giulia scopre che l’azienda è piena di debiti e il mondo le crolla improvvisamente addosso.
Smita (Mia Maelzer) ha una figlia e in India essere donna significa sottostare alla legge di tuo padre e di tuo marito, ma lei vuole un futuro migliore per la sua bambina. Per farlo deve andare lontano e ricominciare altrove una nuova vita.
La terza protagonista vive in Canada, si chiama Sarah (Kim Raver), è un’avvocatessa di successo e una madre di famiglia. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando la scoperta di un tumore al seno sconvolge la sua vita.
Tre donne, tre universi legati dalla forza di combattere, unite senza saperlo, da una rete di speranza e solidarietà.
Recensione:
È stato preso per i capelli”, “E stato salvato per il rotto della cuffia”.
Quante volte abbiamo sentito o magari detto una di queste espressioni nel descrivere, raccontare un salvataggio di una persona?
I capelli sono utilizzati come metafora di salvezza dopo la tempesta dell’anima.
I capelli sono espressione di forza, bellezza, gioventù ed allo stesso modo quando li perdi è il segno evidente di decadimento anagrafico o peggio ancora di un brutto male che ha iniziato il suo tragico “percorso”
I lunghi capelli di Sansone, nel corso dei secoli, hanno superato il valore attribuito dalle sacre scritture.
Non stupisca quindi se la scrittrice e regista #LaetitiaColombani abbia utilizzato #LaTreccia” non solo come titolo prima del romanzo e poi dell’adattamento cinematografico, ma soprattutto come filo rosso narrativo dei tre episodi in cui sono protagoniste tre donne diverse e soprattutto lontane anche a livello geografico: India, Italia, Canada.
#LaTreccia” è un piccolo grande film che dopo il successo in Francia, è arrivato nelle nostre sale dallo scorso week end.
L’adattamento cinematografico ricalca la struttura narrativa del romanzo, ovvero in tre episodi che si sviluppano. alternandosi con gli altri fino al termine, quando lo spettatore scoprirà il toccante quanto potente filo rosso che unisce le tre storie.
#LaTreccia racconta tre storie di donne forti, indipendenti e determinate: una mamma, una giovane donna ed infine un’affermata avvocata di un importante studio legale.
Smita, Giulia e Sarah incarnano tre diverse tipologie di donne, ma seppure vivano in tre continenti diversi e formalmente “obbligate” a seguire le regole delle rispettive società, dimostrando d’avere qualcosa in comune: il coraggio di cambiare, di rompere il tetto di cristallo.
Ma Smita decide di ribellarsi. La donna lascia il marito, per dare all’unica figlia, la possibilità di studiare creandosi così un futuro diverso.
Giulia si ritrova improvvisamente a dover gestire l’impresa familiare, abbandonando la propria “comfort zone” fatta di letture di libri. Giulia diventa “adulta” conoscendo contemporaneamente il dolore della perdita e la bellezza e forza dell’amore interrazziale.
Infine Sarah incarna la donna moderna, multitasking, perfetta o quasi, fino a quando la diagnosi di un tumore, sgretola le certezze e fiacca anche la corazza forgiata negli anni dalla donna. Sarah si scoprirà debole, spaventata, dandole così la possibilità di rivedere la propria scala di priorità nella vita.
#LaTreccia tocca le corde più profonde del cuore e dell’animo dello spettatore creando una sincera connessione emotiva con le tre donne magistralmente interpretate dalle tre attrici, che risultano credibili e funzionali nei rispettivi episodi.
In conclusione #LaTreccia è un film di libertà, riscatto e forza in chiave femminile e femminista, consigliato anche al pubblico maschile per apprezzare e capire quanto le doti di una donna aumentino e si moltiplichino nei momenti di difficoltà.
Vittorio De Agrò (RS)