#4Canti inaugura la Stagione Estiva del Teatro Massimo di Palermo

Con “4 Canti per Santa Rosalia”, oratorio in quattro parti per soprano, mezzosoprano, voce narrante e orchestra, e la drammaturgia e i testi di Fabrizio Lupo, il Teatro Massimo di Palermo inaugura giovedì 27 giugno alle 21:00 la stagione di spettacoli, concerti e balletti dell’estate.

Lo spettacolo, con nuove musiche in prima esecuzione assoluta delle compositrici Corinne Latteur, Giulia Tagliavia, Valentina Casesa e Maria Mannone, vuole contribuire a rinnovare il rito che celebra da quattrocento anni la devozione per la patrona di Palermo e a ridare nuova vita a testi antichi di oratori e cantate per Santa Rosalia di cui non ci sono giunte le musiche. Con l’Orchestra del Teatro Massimo diretta da Alberto Maniaci, l’attore Filippo Luna  e le voci di Maria Cristina Napoli e Marta Di Stefano.

Il titolo “4 Canti” evoca un luogo simbolico della città di Palermo e del Festino, quel Teatro del Sole dove si incrociano le due strade principali del centro storico di Palermo. Ma quattro canti sono anche le musiche originali che il Teatro Massimo ha commissionato per l’occasione alle quattro compositrici, Corinne Latteur, Giulia Tagliavia, Valentina Casesa e Maria Mannone. Le loro quattro composizioni originali rivestiranno di nuove musiche i testi degli oratori e delle cantate ritrovati negli archivi della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana e della Biblioteca Comunale di Palermo e individuati da Consuelo Giglio. A dirigere l’Orchestra del Teatro Massimo è il Maestro Alberto Maniaci; le cantanti soliste sono il soprano Maria Cristina Napoli e il mezzosoprano Marta Di Stefano; la voce narrante è quella dell’attore Filippo Luna che lega le quattro composizioni attraverso i testi di Fabrizio Lupo, ispirati a quattro momenti della vita della Santa e suddivisi in quattro numeri musicali che vengono declinati dalle compositrici secondo le loro diverse ispirazioni: Il Canto della città bambina, il Canto dello sposo, il Canto pellegrino e il Canto della roccia: nascita, scelta, eremitaggio e morte della Santa. “Sin dall’inizio – dice Fabrizio Lupo, drammaturgo, scenografo e studioso della tradizione siciliana delle feste popolari – con la forma di oratorio mi sono potuto concentrare sulla narrazione in musica che prende corpo solo attraverso il suono. Ho ripartito le quattro parti del libretto in quattro numeri musicali. Un’apertura musicale, una narrazione della vita, un canto ed infine una preghiera. Ogni parte è composta da un momento musicale più o meno lungo, seguito da una narrazione della favola di Rosalia. A chiusura di ogni parte una preghiera, per scacciare i mali che ci affliggono, come nella tradizionale invocazione a Santa Rosalia: “Scansanni ri fame, guerra, peste e terremoti”. La fame, simboleggiata dai migranti che abbandonano il deserto che avanza, la guerra, che uccide ancora oggi i bambini come nella Strage degli Innocenti, la peste, che abbiamo vissuto da poco con la pandemia e i terremoti, che chiamo cataclismi a causa del nostro operato sciagurato per il quale dovremmo chiedere a Rosalia, patrona della biodiversità, di perdonarci”.

Autrici delle musiche sono quattro compositrici siciliane, di nascita o di adozione, a partire da Corinne Latteur, autrice del Primo Canto che racconta nel primo brano la nascita di Rosalia (Sogno felice); nel secondo (Nata da un sogno) insieme alla voce narrante di Filippo Luna evoca “una bimba pura come il giglio della sua casata e rosa come la passione della fede”; e con il terzo brano (Canto della città bambina) costituito da un’aria per soprano e orchestra, canta tutto l’amore di Rosalia verso la propria città: “Panormo mia citate amata …non temer strali fatali”. Il Secondo Canto il “Canto dello Sposo” è firmato da Giulia Tagliavia, dove le due voci, di Rosalia (soprano) e del Demonio (mezzosoprano), rappresentano il conflitto di Rosalia tra vocazione e tentazione. Il Terzo Canto è affidato invece a Valentina Casesa, il qualeo con linguaggio tonale e semplice fa un elogio alla semplicità e alla vita umile di Rosalia nel momento che precede la decisione di salire al Monte per trovarvi rifugio e pace. Il Quarto Canto infine è di Maria Mannone. Il suo Canto “Panormus Divae Rosaliae”, è una composizione per soprano, mezzosoprano e piccola orchestra ed è basato sul testo in latino del “Canto della roccia”. La Santuzza sostiene la città con un misto di forza e di gentilezza: fra i versi, infatti, si susseguono i richiami alla marzialità e alla forza (Tuis Aquilis invictis / Tolle fulmina) e, al tempo stesso, alla delicatezza delle rose (da Rosas). La musica accompagna il testo e ne sottolinea l’energia … “.

La Redazione di RdC

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