#CANNES77 – 14/25 maggio 2024 SPECIALE #18 (DAY7): Lo sguardo critico di Maria Vittoria dalla Croisette

Un Certain regard punta il dito sulla disparità di genere con un film indiano. Fuori concorso un film coreano tra azione e thriller

(da Cannes Luigi Noera e Maria Vittoria Battaglia con la gentile collaborazione di Vittorio De Agrò (RS) – le foto sono pubblicate per gentile concessione del Festival di Cannes)

Un Certain Regard

SANTOSH di Sandhya SURI

Sinossi: Film d’esordio che parla di una vedova diventata agente di polizia nelle zone rurali dell’India settentrionale.

Recensione: Santosh è un film che riesce a coniugare una trama avvincente con una critica sociale incisiva, offrendo un’esperienza cinematografica potente e riflessiva. La storia segue la vita di Santosh, una giovane donna indiana che, appena rimasta vedova, eredita il lavoro del marito defunto, un poliziotto morto in servizio durante alcune rivolte.

Attraverso gli occhi di Santosh, il film esplora il duro percorso di una donna che entra nella polizia femminile, solo per scontrarsi con un sistema profondamente maschilista e corrotto. La narrazione mette in luce le dinamiche di potere oppressive che ignorano sistematicamente i più deboli, sia per genere che per casta. La vicenda dello stupro e della morte di una quindicenne diventa il punto di svolta che spinge la protagonista in un uragano emotivo e morale, dilaniata tra il desiderio di fare del bene e i mezzi brutali del sistema dominante.

La forza del film risiede nella sua capacità di rappresentare, attraverso una storia specifica, problemi universali e secolari. La determinazione di Santosh a non chiudere gli occhi davanti alle ingiustizie, nonostante le pressioni, la conduce a una decisione coraggiosa: lasciare la polizia per cercare un futuro più incerto ma più rispettoso della dignità umana.

OUT OF COMPETITION – MIDNIGHT SCREENINGS

I, THE EXECUTIONER di RYOO Seung Wan

Sinossi: Il detective capo Seo Do-cheol e la sua divisione investigativa danno la caccia instancabilmente ai criminali giorno e notte, spesso a scapito della loro vita personale. Quando l’omicidio di un professore rivela collegamenti con casi irrisolti e il serial killer si prende beffa dell’intera comunità, viene coinvolto il poliziotto alle prime armi Park Sun-woo, portando a colpi di scena al caso.

Recensione: Veteran è un film coreano che racconta la storia di una squadra di detective attraverso due episodi distinti, ciascuno con un tono e un’atmosfera propri. La pellicola inizia con un primo episodio breve ed esilarante, ingannando lo spettatore con la promessa di un viaggio nelle strade di Corea alla scoperta di grandi criminali, ma con storie talmente grottesche da risultare tragicomiche. Questo primo segmento, infatti, cattura l’attenzione grazie al suo umorismo pungente e alle situazioni assurde, creando un’atmosfera leggera e quasi spensierata.

Tuttavia, appena comincia il secondo episodio, il tono del film cambia drasticamente. La narrazione accelera e si fa sempre più seria, pur mantenendo una vena ironica che fa da sottofondo costante. In questa seconda parte, il film esplora temi più oscuri e perturbanti, come serial killer, vendette e pestaggi brutali ai danni di adolescenti. Il climax raggiunge il culmine con la scoperta di un piano criminoso orchestrato da un giovane accecato dalla follia, portando lo spettatore in un vortice di tensione e suspense.

Nonostante la gravità dei temi trattati, il film si conclude con un lieto fine, lasciando una sensazione di sollievo e soddisfazione. Veteran è realizzato con grande maestria: le scene d’azione sono frenetiche e fisiche -ricordando un certo tipo di cinema d’azione molto veloce e dinamico- e i dialoghi sottili e incisivi.

La capacità del regista e degli attori di cambiare drasticamente il tono da una scena all’altra è sorprendente, risultando in un ottimo espediente per catturare l’attenzione del pubblico, sconvolgerlo continuamente e restituire al film quella complessità tragicomica che caratterizza la quotidianità, offrendo un’esperienza cinematografica ricca e sfaccettata.

QUINZAINE

GOOD ONE di India Donaldson

Sinossi: Samantha è una diciassettenne queer in campeggio con il padre e il suo migliore amico e deve affrontare uno scontro di ego tra la coppia maschile più anziana.

Recensione: Good one è un viaggio che attraversa non solo paesaggi montani, ma anche le complesse dinamiche familiari e le sfide dell’adolescenza. La trama segue Samantha, una ragazza in viaggio con il papà e un amico di famiglia e che si ritrova a passare tre giorni con due uomini di mezza età, con visioni della vita radicalmente diverse dalla sua.

Fin dall’inizio, il film dipinge un ritratto realistico di Samantha, una giovane che naviga tra l’introversione adolescenziale e che cerca sicurezza nel suo piccolo mondo contenuto nel telefonino. La sua relazione con il padre e l’amico di famiglia, entrambi divorziati e con figli, offre uno sguardo profondo sulle dinamiche familiari moderne, caratterizzate da mancanza di comunicazione e comprensione reciproca, ma nel loro rapporto vediamo anche tanto amore, almeno nella prima parte del film.

L’elemento di svolta arriva con una proposta inopportuna da parte dell’amico di famiglia, Matt, che mette in luce il disagio di Samantha e scatena una reazione emotiva di grande disagio. La scena finale del film è ambigua, non sappiamo se quel sorriso è quello sguardo sia di sfida e rancore o comprensione e riconciliazione, e siamo destinati a restare con questo dubbio, perché il finale arriva bruscamente su una storia che ancora stava cercando di svilupparsi, manifestando il grande difetto del film che resta sempre solo in superficie.

THE OTHER WAY AROUND (Volveréis / Septembre sans attendre) di Jonás Trueba

Sinossi: film di debutto con una commedia drammatica su una coppia che organizza una festa per celebrare la propria separazione dopo 15 anni passatiinsieme, lasciando perplessi amici e familiari.

Recensione: La pellicola racconta la storia di Ale e Alex, una coppia che decide di separarsi dopo tanti anni insieme. Nonostante la fine della loro relazione romantica, i due mantengono un forte affetto reciproco e scelgono di celebrare la loro separazione con una festa, in un tentativo di trasformare un evento generalmente triste in un momento di celebrazione.

Il film esplora con delicatezza e umorismo l’evoluzione delle relazioni umane, suggerendo che l’amore non necessariamente finisce, ma cambia forma. Questo concetto è incarnato nella festa di separazione, che si presenta come un’occasione per riconoscere e celebrare il tempo trascorso insieme e la nuova fase delle loro vite.

Il film si distingue per una narrazione semplice, che evita grandi drammi e toni troppo retorici, optando invece per una rappresentazione più realistica e intima delle emozioni umane. Questo si riflette nelle scene quotidiane e nei piccoli dettagli, come il momento in cui Ale e Alex dividono i loro libri, una scena che risuona con chiunque abbia vissuto una separazione.

Tuttavia, il ritmo del film può risultare lento e, a tratti, ripetitivo. La prolungata organizzazione della festa di separazione rischia di diventare monotona, diluendo l’impatto emotivo e l’interesse dello spettatore. Nonostante ciò, il film riesce a stimolare una riflessione profonda sulla natura delle relazioni e sul modo in cui affrontiamo le transizioni nella nostra vita.

The Other Way Around è infatti un film che offre una prospettiva nuova e interessante sulla fine delle relazioni. Nonostante alcune lungaggini narrative, il regista riesce a creare un’opera che invita a riflettere sulla trasformazione dell’amore e sull’importanza di affrontare le separazioni con rispetto e affetto. La delicatezza e l’umorismo con cui il regista tratta il tema fanno di questo film una visione piacevole e stimolante per chi apprezza le storie intime e reali.

Semaine de la Critique

La Pampa (Block Pass) di Antoine Chevrollier

Sinossi: Ambientato nel mondo del motocross, Block Pass esplora l’amicizia tra due giovani, che affrontano delle sfide quando il segreto di uno dei ragazzi incontra l’intolleranza nella comunità.

Recensione: La Pampa racconta la storia di due amici d’infanzia, Jojo e Willy, legati dalla passione per il motocross. Jojo, giovane promessa del motocross francese, vive una vita apparentemente spensierata tra gare, feste in piscina con amici e ragazze. Tuttavia, Jojo nasconde un segreto: una relazione con un uomo sposato. Quando la verità viene a galla, Jojo si ritrova isolato da tutti, eccetto Willy. L’ostracismo e il rifiuto, inclusi quelli dei suoi genitori, lo portano alla decisione drammatica di togliersi la vita.

La morte di Jojo lascia tutti sconvolti. L’uomo con cui aveva una relazione, i compagni che lo deridevano, e i genitori che lo avevano cacciato, tutti sembrano ora affranti. In particolare, il padre di Jojo, disperato, ripone tutte le sue speranze su Willy, facendogli correre l’ultima gara del campionato con la moto e la divisa del figlio, come un macabro tentativo di elaborare il lutto. Nell’ultima scena, Willy si rifiuta di completare la corsa, trovando forse una sorta di pace con la perdita e il dolore.

La Pampa è un film potente e intenso che riesce a toccare corde emotive profonde. La narrazione della vita di Jojo e Willy è inizialmente serena, ma si evolve rapidamente in un dramma doloroso che mette in luce temi complessi come l’isolamento, la discriminazione e il peso delle aspettative sociali.

Il regista riesce a costruire un arco narrativo coinvolgente, mantenendo alta la tensione emotiva fino al culmine del dramma. Le interpretazioni dei giovani protagonisti sono notevoli, in particolare quella di Jojo, che trasmette in modo efficace il tormento interiore del suo personaggio.

Tuttavia, il film non è esente da critiche. Il finale lascia perplessi. Nonostante l’intensità delle scene conclusive, manca una chiara condanna dell’ipocrisia dei personaggi che circondano Jojo. Willy, che avrebbe tutte le ragioni per confrontarsi con coloro che hanno contribuito alla tragedia, rimane stranamente silenzioso, ascoltando passivamente le persone che hanno causato la perdita del suo migliore amico. Questo aspetto lascia lo spettatore con un senso di incompletezza e insoddisfazione.

Inoltre, nelle scene più intense e struggenti, l’energia del film sembra appiattirsi. Questo potrebbe essere una scelta voluta, ma finisce per ridurre l’impatto emotivo complessivo, diminuendo parte del valore del film. La Pampa è un film che merita di essere visto per la sua capacità di trattare temi delicati con sensibilità e intensità. Nonostante alcune carenze nella gestione del finale, la storia di Jojo e Willy rimane un potente ritratto della lotta contro l’emarginazione e il peso delle aspettative. La performance degli attori e la direzione del regista rendono comunque, nel complesso, La Pampa un’opera significativa, capace di suscitare riflessioni profonde e di lasciare un’impronta duratura nello spettatore.

Maria Vittoria Battaglia

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